08 settembre 2010
Aggiornamenti e focus
Giro di vite contro le smart-drugs
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Si è stretta la sorveglianza contro le cosiddette smart-drugs, letteralmente "droghe furbe", la cui furbizia consiste nel contenere principi attivi che la legislazione non esclude dalla normale commercializzazione. Con un decreto datato fine giugno, tuttavia, il ministero della Salute ha inserito le molecole siglate Jwh-018 e Jwh-073 nelle tabelle delle sostanze stupefacenti e psicotrope. Sono, infatti, cannabinoidi di origine sintetica, non naturale, che derivano dagli scarti della ricerca medica e scientifica, ma che sono stati inseriti in quantità variabile, nella produzione diprofumatoriperambiente e comunemente venduti con il marchio di n-Joy e Spice.
Entrato in vigore il decreto, tra fine luglio e i primi di agosto sono scattati i primi sequestri in negozi e distributori per ora in Piemonte e Lombardia. Ma la controffensiva delle forze di polizia sarebbe soltanto all'inizio, perché secondo alcune indiscrezioni di stampa dal Dipartimento per le politiche antidroga della Presidenza del Consiglio dei ministri, sarebbe già stata distribuita a procure e prefetture una lista con i nomi commerciali di circa 500 prodotti, resi illegali dal decreto ministeriale. «Quello delle smart-drugs è un fenomeno scandaloso» commenta il sottosegretario con delega alle politiche antidroga, Carlo Giovanardi «i negozi che vendono impudentemente queste droghe devono chiudere e le operazioni di polizia si stanno intensificando in tal senso».
Quelle poste fuori legge a fine giugno, tuttavia, rappresentano soltanto una parte delle sostanze comunemente impiegate nelle smart-drugs, poiché nella maggioranza dei casi vengono impiegati composti di origine vegetale o sintetica, che a loro volta contengono altro: vitamine, estratti vegetali (efedrina, caffeina, taurina) ma anche sostanze con caratteristiche allucinogene. I prodotti posti in vendita in negozi specializzati, gli smart-shop, più di un centinaio in tutta Italia, promettono in modo generico di aumentare le capacità mentali e fisiche, o di indurre effetti psichedelici e percezioni emotive amplificate. Spesso le smart-drugs sono anche chiamate con altri nomi: droghe vegetali, droghe etniche, etnobotaniche, naturali, biodroghe eccetera. La provenienza è sovente cinese, mentre l'importazione è assicurata da operatori che contattano i produttori via Internet.
Entrato in vigore il decreto, tra fine luglio e i primi di agosto sono scattati i primi sequestri in negozi e distributori per ora in Piemonte e Lombardia. Ma la controffensiva delle forze di polizia sarebbe soltanto all'inizio, perché secondo alcune indiscrezioni di stampa dal Dipartimento per le politiche antidroga della Presidenza del Consiglio dei ministri, sarebbe già stata distribuita a procure e prefetture una lista con i nomi commerciali di circa 500 prodotti, resi illegali dal decreto ministeriale. «Quello delle smart-drugs è un fenomeno scandaloso» commenta il sottosegretario con delega alle politiche antidroga, Carlo Giovanardi «i negozi che vendono impudentemente queste droghe devono chiudere e le operazioni di polizia si stanno intensificando in tal senso».
Quelle poste fuori legge a fine giugno, tuttavia, rappresentano soltanto una parte delle sostanze comunemente impiegate nelle smart-drugs, poiché nella maggioranza dei casi vengono impiegati composti di origine vegetale o sintetica, che a loro volta contengono altro: vitamine, estratti vegetali (efedrina, caffeina, taurina) ma anche sostanze con caratteristiche allucinogene. I prodotti posti in vendita in negozi specializzati, gli smart-shop, più di un centinaio in tutta Italia, promettono in modo generico di aumentare le capacità mentali e fisiche, o di indurre effetti psichedelici e percezioni emotive amplificate. Spesso le smart-drugs sono anche chiamate con altri nomi: droghe vegetali, droghe etniche, etnobotaniche, naturali, biodroghe eccetera. La provenienza è sovente cinese, mentre l'importazione è assicurata da operatori che contattano i produttori via Internet.