Zolsketil Pegylated Liposomal 2 mg/ml concentrato per dispersione per infusione uso endovenoso 1 flaconcino 10 ml

03 maggio 2024
Farmaci - Zolsketil Pegylated Liposomal

Zolsketil Pegylated Liposomal 2 mg/ml concentrato per dispersione per infusione uso endovenoso 1 flaconcino 10 ml


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Zolsketil Pegylated Liposomal 2 mg/ml concentrato per dispersione per infusione uso endovenoso 1 flaconcino 10 ml è un medicinale soggetto a prescrizione medica limitativa, utilizzabile esclusivamente in ambiente ospedaliero o in struttura ad esso assimilabile - vietata la vendita al pubblico (classe H), a base di doxorubicina, appartenente al gruppo terapeutico Antineoplastici antibiotici citotossici. E' commercializzato in Italia da Accord Healthcare S.L.U.


INDICE SCHEDA



INFORMAZIONI GENERALI


TITOLARE:

Accord Healthcare S.L.U.

MARCHIO

Zolsketil Pegylated Liposomal

CONFEZIONE

2 mg/ml concentrato per dispersione per infusione uso endovenoso 1 flaconcino 10 ml

FORMA FARMACEUTICA
concentrato per dispersione iniettabile

PRINCIPIO ATTIVO
doxorubicina

GRUPPO TERAPEUTICO
Antineoplastici antibiotici citotossici

CLASSE
H

RICETTA
medicinale soggetto a prescrizione medica limitativa, utilizzabile esclusivamente in ambiente ospedaliero o in struttura ad esso assimilabile - vietata la vendita al pubblico

PREZZO
364,56 €


CONFEZIONI DISPONIBILI IN COMMERCIO


Confezioni e formulazioni di Zolsketil Pegylated Liposomal disponibili in commercio:


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INDICAZIONI TERAPEUTICHE


A cosa serve Zolsketil Pegylated Liposomal? Perchè si usa?


ZOLSKETIL pegylated liposomal è indicato:
  • in monoterapia in pazienti con cancro della mammella metastatico, laddove sia presente un rischio cardiaco aumentato
  • per il trattamento del cancro dell'ovaio in stadio avanzato in donne in cui sia fallito un trattamento chemioterapico di prima linea a base di platino
  • in associazione a bortezomib per il trattamento del mieloma multiplo in progressione in pazienti che hanno ricevuto in precedenza almeno un trattamento e che sono stati già sottoposti, o non possono essere sottoposti, a trapianto di midollo osseo
  • per il trattamento del sarcoma di Kaposi correlato all'AIDS (KS-AIDS), in pazienti con un basso numero di CD4 (linfociti CD4 < 200/mm3) e malattia a livello mucocutaneo o viscerale diffusa.
ZOLSKETIL pegylated liposomal può essere utilizzato come chemioterapia sistemica di prima o seconda linea in pazienti affetti da KS-AIDS con malattia che è progredita con, o in pazienti intolleranti ad, un precedente trattamento chemioterapico sistemico di associazione con almeno due delle seguenti sostanze: un alcaloide della vinca, bleomicina e doxorubicina standard (o un'altra antraciclina).

ZOLSKETIL pegylated liposomal è indicato per l'uso negli adulti.


CONTROINDICAZIONI


Quando non dev'essere usato Zolsketil Pegylated Liposomal?


Ipersensibilità al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti, arachidi o soia, elencati al paragrafo 6.1.

Doxorubicina liposomiale pegilata non deve essere utilizzato per il trattamento del KS-AIDS che possa essere trattato in modo efficace con terapia locale o con alfa-interferone sistemico.


AVVERTENZE E PRECAUZIONI D'USO


Cosa serve sapere prima di prendere Zolsketil Pegylated Liposomal?


A causa della differenza nel profilo farmacocinetico e negli schemi posologici, doxorubicina liposomiale pegilata non deve essere utilizzato in maniera intercambiabile con altre formulazioni di doxorubicina cloridrato.

Tossicità cardiaca

Si raccomanda di sottoporre regolarmente tutti i pazienti trattati con doxorubicina liposomiale pegilata a frequenti elettrocardiogrammi (ECG). Cambiamenti transitori del tracciato ECG, come appiattimento dell'onda T, sottolivellamento del tratto S-T e aritmie benigne non sono considerati indicativi della sospensione obbligatoria della terapia con doxorubicina liposomiale pegilata. Tuttavia la riduzione del complesso QRS è considerato unl segno più indicativo di tossicità cardiaca. Se si verifica questa alterazione, deve essere presa in considerazione la biopsia endomiocardica, test decisivo di danno miocardico da antraciclina.

Metodi più specifici rispetto all'elettrocardiogramma per la valutazione ed il controllo della funzionalità cardiaca sono la misurazione della frazione di eiezione del ventricolo sinistro per mezzo dell'ecocardiografia o, preferibilmente, per mezzo dell'arteriografia a porte multiple (MUGA). Questi metodi devono essere applicati regolarmente prima dell'inizio della terapia con doxorubicina liposomiale pegilata e devono essere ripetuti periodicamente durante il trattamento. La valutazione della funzionalità ventricolare sinistra è considerata indispensabile prima di ogni somministrazione aggiuntiva di doxorubicina liposomiale pegilata che superi un dosaggio cumulativo di antraciclina consentito per l'intera durata di vita, pari a 450 mg/m2.

I test di valutazione e i metodi sopra descritti riguardanti il monitoraggio della performance cardiaca durante la terapia con antracicline devono essere utilizzati nel seguente ordine: monitoraggio dell'ECG, misurazione della frazione di eiezione ventricolare sinistra, biopsia endomiocardica. Se il risultato di un test indica un possibile danno cardiaco associato alla terapia con doxorubicina liposomiale pegilata, il beneficio di continuare la terapia deve essere attentamente valutato rispetto al rischio di una lesione miocardica.

Trattare con doxorubicina liposomiale pegilata i pazienti con malattie cardiache che necessitano di trattamento solo quando il beneficio sia maggiore del rischio.

Prestare cautela in pazienti con funzionalità cardiaca compromessa in trattamento con doxorubicina liposomiale pegilata.

Ogni qualvolta si sospetti una cardiomiopatia, cioè quando la frazione di eiezione ventricolare sinistra sia sostanzialmente diminuita rispetto ai valori di pretrattamento e/o la frazione di eiezione ventricolare sinistra sia inferiore al valore rilevante da un punto di vista prognostico (ad es. < 45%), si può considerare la biopsia endomiocardica ed il beneficio della prosecuzione della terapia deve essere attentamente valutato rispetto al rischio di sviluppare un danno cardiaco irreversibile.

L'insufficienza cardiaca congestizia dovuta a cardiomiopatia può verificarsi all'improvviso, anche diverse settimane dopo la sospensione del trattamento, senza essere preceduta da variazioni dell'elettrocardiogramma.

Si deve prestare cautela in pazienti trattati con altre antracicline. La dose totale di doxorubicina cloridrato deve anche tenere conto di ogni precedente (o concomitante) terapia con composti cardiotossici come altre antracicline/antrachinoni o ad es. 5-fluorouracile. Tossicità cardiaca può verificarsi anche con dosi cumulative di antracicline inferiori a 450 mg/m2 in pazienti con precedente irradiazione mediastinica o in pazienti trattati in concomitanza con ciclofosfamide.

A livello cardiaco il profilo di sicurezza della posologia raccomandata sia per il cancro della mammella che ovarico (50 mg/m2) è simile a quello di 20 mg/m2 in pazienti con KS-AIDS (vedere paragrafo 4.8).

Mielosoppressione

Molti pazienti trattati con doxorubicina liposomiale pegilata presentano una mielosoppressione di base dovuta a diversi fattori quali la preesistente infezione da HIV o i numerosi medicinali concomitanti o precedenti, o tumori che coinvolgono il midollo osseo. Nello studio principale (pivotal) condotto in pazienti con cancro dell'ovaio trattate con 50 mg/m2, la mielosoppressione è stata generalmente da lieve a moderata, reversibile e non è stata associata ad episodi di infezione neutropenica o sepsi. Inoltre in uno studio clinico controllato di doxorubicina liposomiale pegilata verso topotecan, l'incidenza della sepsi correlata al trattamento è stata sostanzialmente inferiore nel gruppo di pazienti con cancro dell'ovaio trattate con doxorubicina liposomiale pegilata rispetto al gruppo in trattamento con topotecan. Una simile bassa incidenza di mielosoppressione è stata notata in pazienti con cancro della mammella metastatico in trattamento con doxorubicina liposomiale pegilata in uno studio clinico di prima linea. In contrasto con l'esperienza nelle pazienti con cancro della mammella o dell'ovaio, la mielosoppressione sembra essere la reazione avversa che limita il dosaggio nei pazienti con KS-AIDS (vedere paragrafo 4.8). A causa della potenziale mieloablazione, i periodici esami ematologici devono essere effettuati di frequente nel corso della terapia con doxorubicina liposomiale pegilata, e per lo meno prima di ogni dose di doxorubicina liposomiale pegilata.

La mielosoppressione severa e persistente può determinare una superinfezione o una emorragia.

In studi clinici controllati condotti in pazienti con KS-AIDS di confronto col regime con bleomicina/vincristina, le infezioni opportunistiche sono state apparentemente più frequenti durante il trattamento con doxorubicina liposomiale pegilata. Pazienti e medici devono essere consapevoli di questa maggiore incidenza e agire di conseguenza.

Tumori ematologici maligni secondari

Come con altri agenti antineoplastici ad attività lesiva sul DNA, sono state riportate leucemie mieloidi acute secondarie e mielodisplasie in pazienti che hanno ricevuto trattamento combinato con doxorubicina liposomiale pegilata. Di conseguenza, ogni paziente trattato con doxorubicina deve essere mantenuto sotto controllo ematologico.

Neoplasie orali secondarie

Sono stati riportati casi molto rari di neoplasie orali secondarie nei pazienti con esposizione a lungo termine a doxorubicina liposomiale pegilata (più di un anno) o in coloro che hanno ricevuto una dose cumulativa di doxorubicina liposomiale pegilata superiore a 720 mg/m2. I casi di neoplasie orali secondarie sono stati diagnosticati sia durante il trattamento con doxorubicina liposomiale pegilata che fino a 6 anni dopo l'ultima dose. I pazienti devono essere controllati ad intervalli regolari per la presenza di ulcerazione orale o qualsiasi disturbo orale che può indicare un tumore orale secondario.

Reazioni associate all'infusione

Entro alcuni minuti dall'inizio dell'infusione di doxorubicina liposomiale pegilata, possono verificarsi reazioni associate all'infusione gravi e talvolta pericolose per la vita del paziente. Esse sono caratterizzate da reazioni di tipo allergico o anafilattoide i cui sintomi includono asma, vampate di calore, eruzione orticarioide, dolore al torace, febbre, ipertensione, tachicardia, prurito, sudorazione, respiro affannoso, edema facciale, brividi, dolore al dorso, senso di costrizione al torace e alla gola e/o ipotensione. Molto raramente, sono state osservate convulsioni come reazione all'infusione (vedere paragrafo 4.8). Normalmente una sospensione temporanea dell'infusione risolve questi sintomi senza ulteriori interventi terapeutici.

Tuttavia, i medicinali per trattare questi sintomi (per esempio antistaminici, corticosteroidi, adrenalina e anticonvulsivanti), così come pure l'attrezzatura d'emergenza, devono essere disponibili per un uso immediato. Nella maggior parte dei pazienti, il trattamento può essere ripreso dopo la risoluzione di tutti i sintomi, senza ricaduta. Le reazioni associate all'infusione raramente si ripresentano dopo il primo ciclo di trattamento. Per minimizzare il rischio di reazioni associate all'infusione, la dose iniziale deve essere somministrata ad una velocità di infusione non superiore a 1 mg/minuto (vedere paragrafo 4.2).

Sindrome da eritrodisestesia palmo-plantare (EPP)

L'EPP è caratterizzata da eruzioni cutanee maculari arrossate e dolorose. Nei pazienti che manifestano questo evento, esso viene osservato generalmente dopo due o tre cicli di trattamento. Un miglioramento si verifica normalmente entro 1-2 settimane e, in alcuni casi, può richiedere fino a 4 settimane o più per una completa risoluzione. Piridossina alla dose di 50-150 mg al giorno e corticosteroidi sono stati usati per la profilassi e il trattamento dell'EPP, tuttavia queste terapie non sono state valutate in studi clinici di fase 3. Altre strategie per prevenire e trattare l'EPP includono: mantenere freschi mani e piedi esponendoli ad acqua fredda (maniluvi/pediluvi, bagni in vasca o nuoto), evitare calore eccessivo/acqua troppo calda e costrizioni (calze, guanti o scarpe stretti). L'EPP sembra essere primariamente associata alla dose assunta e può essere ridotta allungando l'intervallo posologico di 1-2 settimane (vedere paragrafo 4.2). Tuttavia in alcuni pazienti questa reazione può essere severa e debilitante e può richiedere la sospensione del trattamento (vedere paragrafo 4.8).

Malattia polmonare interstiziale (ILD)
La malattia polmonare interstiziale (ILD), che può avere un esordio acuto, è stata osservata in pazienti trattati con doxorubicina liposomiale pegilata, inclusi casi fatali (vedere paragrafo 4.8). Se i pazienti manifestano un peggioramento dei sintomi respiratori come dispnea, tosse secca e febbre, il trattamento con ZOLSKETIL pegylated liposomal deve essere interrotto e il paziente deve essere prontamente esaminato. Se l'ILD è confermata, ZOLSKETIL pegylated liposomal deve essere interrotto e il paziente deve essere trattato in modo appropriato.

Stravaso

Sebbene la necrosi locale da stravaso sia stata segnalata molto raramente, doxorubicina liposomiale pegilata è considerato un irritante. Studi condotti su animali indicano che la somministrazione di doxorubicina cloridrato in formulazione liposomiale riduce il potenziale di lesioni da stravaso. In presenza di segni e sintomi da stravaso (per es. dolore pungente, eritema), interrompere immediatamente l'infusione e riprenderla in una vena diversa. L'applicazione di ghiaccio sul sito di stravaso per circa 30 minuti potrebbe essere utile per alleviare la reazione locale. Doxorubicina liposomiale pegilata non deve essere somministrato per via intramuscolare o per via sottocutanea.

Pazienti diabetici

Doxorubicina liposomiale pegilata contiene saccarosio e la dose viene somministrata mediante una soluzione glucosata 50 mg/mL (5%) per infusione endovenosa.

Eccipienti

Questo medicinale contiene meno di 1 mmol (23 mg) di sodio per dose, cioè essenzialmente “senza sodio”.

Per le reazioni avverse comuni che richiedono una modifica del dosaggio o la sospensione della somministrazione, vedere paragrafo 4.8.


INTERAZIONI


Quali farmaci, principi attivi o alimenti possono interagire con l'effetto di Zolsketil Pegylated Liposomal?


Non è stato eseguito alcuno studio formale di interazione tra altre specialità medicinali e doxorubicina liposomiale pegilata, sebbene siano stati condotti studi clinici di fase II di associazione con gli agenti chemioterapici convenzionali in pazienti con tumori ginecologici. Prestare attenzione all'utilizzo concomitante di medicinali che notoriamente interagiscono con doxorubicina cloridrato standard. Doxorubicina liposomiale pegilata, al pari di altre preparazioni a base di doxorubicina cloridrato, può potenziare la tossicità di altre terapie antitumorali. Nel corso di studi clinici condotti su pazienti con tumori solidi (tra i quali il cancro della mammella e dell'ovaio) trattati in concomitanza con ciclofosfamide o taxani, non sono state riscontrate nuove tossicità cumulative. Nei pazienti con AIDS, a seguito della somministrazione di doxorubicina cloridrato standard, si sono osservati casi di esacerbazione della cistite emorragica indotta da ciclofosfamide e di aumento dell'epatotossicità della 6-mercaptopurina. Richiede inoltre cautela la somministrazione concomitante di altri agenti citotossici, in particolare agenti mielotossici.


SOVRADOSAGGIO


Cosa fare se avete preso una dose eccessiva di Zolsketil Pegylated Liposomal?


Il sovradosaggio acuto di doxorubicina cloridrato peggiora gli effetti tossici di mucosite, leucopenia e piastrinosi. Il trattamento del sovradosaggio acuto nei pazienti gravemente mielodepressi richiede ricovero in ambiente ospedaliero, somministrazione di antibiotici, trasfusione di piastrine e granulociti e trattamento sintomatico della mucosite.


GRAVIDANZA E ALLATTAMENTO


E' possibile prendere Zolsketil Pegylated Liposomal durante la gravidanza e l'allattamento?


Donne in età fertile/misure contraccettive negli uomini e nelle donne

A causa del potenziale genotossico della doxorubicina cloridrato (vedere paragrafo 5.3), le donne in età fertile devono utilizzare misure contraccettive efficaci durante il trattamento con doxorubicina liposomiale pegilata e per 8 mesi dopo il completamento del trattamento.

Si raccomanda agli uomini di utilizzare misure contraccettive efficaci e di non procreare durante il trattamento con doxorubicina liposomiale pegilata e per 6 mesi dopo il completamento del trattamento.

Gravidanza

Si ritiene che doxorubicina cloridrato possa causare gravi anomalie congenite quando somministrato durante la gravidanza. Pertanto, doxorubicina liposomiale pegilata non deve essere usato durante la gravidanza, se non in caso di assoluta necessità.

Allattamento

Non è noto se doxorubicina liposomiale pegilata venga escreto nel latte materno. Poiché molti medicinali, incluse antracicline, vengono escrete nel latte umano, e a causa del rischio potenziale di gravi reazioni indesiderate per il bambino allattato al seno, la madre deve interrompere l'allattamento prima di iniziare l'assunzione di doxorubicina liposomiale pegilata. Gli esperti sanitari raccomandano alle donne con infezione da HIV di non allattare in nessun caso i propri figli per prevenire la trasmissione di HIV.

Fertilità

Non sono stati valutati gli effetti di doxorubicina cloridrato sulla fertilità umana (vedere paragrafo 5.3).


GUIDA DI VEICOLI E USO DI MACCHINARI


Effetti di Zolsketil Pegylated Liposomal sulla capacità di guidare veicoli e sull'uso di macchinari


Doxorubicina liposomiale pegilata non influisce o influisce in modo trascurabile sulla capacità di guidare veicoli e di usare macchinari. Tuttavia, gli studi clinici finora condotti indicano che capogiri e sonnolenza sono stati associati raramente (< 5%) alla somministrazione di doxorubicina liposomiale pegilata. I pazienti che lamentano tali effetti devono evitare di guidare veicoli e di utilizzare macchinari.


PRINCIPIO ATTIVO


Un mL di ZOLSKETIL pegylated liposomal contiene 2 mg di doxorubicina cloridrato in una formulazione di liposomi pegilati.

ZOLSKETIL pegylated liposomal, una formulazione liposomiale, consiste in doxorubicina cloridrato incapsulata in liposomi sulla cui superficie è legato il metossipolietilen glicole (MPEG). Questo processo, noto come pegilazione, protegge i liposomi dal riconoscimento da parte del sistema fagocitario mononucleare (MPS), incrementandone il tempo di circolazione nel sangue.

Eccipiente(i) con effetti noti

Contiene fosfatidilcolina di soia completamente idrogenata (dai semi di soia), vedere paragrafo 4.3.

Per l'elenco completo degli eccipienti, vedere paragrafo 6.1.


ECCIPIENTI


N-(carbonil-metossipolietilen glicole-2000) -1,2-distearoil- sn-glicero-3-fosfoetanolamina, sale di sodio (MPEG 2000-DSPE)

Fosfatidilcolina di soia idrogenata (HSPC)

Colesterolo

Ammonio solfato (E 517)

Saccarosio (E 473)

Istidina

Acido cloridrico concentrato (E 507) (per l'aggiustamento del pH)

Sodio idrossido (E-524) (per l'aggiustamento del pH)

Acqua per preparazioni iniettabili


SCADENZA E CONSERVAZIONE


Scadenza: 18 mesi

Conservare in frigorifero (2 °C – 8 °C). Non congelare.

Per le condizioni di conservazione del medicinale diluito, vedere paragrafo 6.3.


NATURA E CONTENUTO DEL CONTENITORE


Flaconcino in vetro Tipo I, con tappo in bromobutile grigio siliconato e guarnizione in alluminio contenente un volume estraibile di 10 mL (20 mg) o 25 mL (50 mg).

ZOLSKETIL pegylated liposomal è fornito in confezioni singole o da dieci flaconcini.

È possibile che non tutte le confezioni siano commercializzate.


PATOLOGIE CORRELATE


Data ultimo aggiornamento: 23/10/2023

Nota: Nel contenuto della scheda possono essere presenti dei riferimenti a paragrafi non riportati.

Fonte: CODIFA - L'informatore farmaceutico



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