Covid-19, calano contagi e decessi ma serve prudenza a Natale

04 dicembre 2020
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Covid-19, calano contagi e decessi ma serve prudenza a Natale



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L'Europa tira un po' il fiato. Il lockdown si confermano la via maestra per riportare i contagi sotto controllo. La velocità di crescita dei contagi si è raffreddata o ha rallentato molto. Ma l'Italia non si trova ancora in una zona di sicurezza per la quale le prossime settimane, almeno fino a fine dicembre, sono decisive. Tutti gli esperti invitano a non abbassare la guardia.

Il pericolo imminente è il Natale, «bisogna evitare tutte le occasioni di aggregazione e limitare al massimo anche nelle proprie abitazioni il numero di persone che si ritrovano. Bisogna impedire ed evitare in tutti i modi gli assembramenti», mette in guardia il presidente dell'Istituto superiore di Sanità, Silvio Brusaferro. «Servono - dice Brusaferro - ancora larghi margini di miglioramento. I decessi saranno gli ultimi a ridursi e intanto serve evitare un messaggio di allentamento dell'attenzione, in particolare per le regioni che passano a colori meno marcati».

Anche la Federazione nazionale degli Ordini dei medici lancia l'appello di «festeggiare con misura e prudenza» a Natale, «senza ripetere gli errori commessi a Ferragosto. Il virus Sars-Cov2 infatti circola ancora, e in maniera molto più forte rispetto all'estate». Anche perché, se non dovessero esserci imprevisti, il presidente del Consiglio superiore di Sanità, Franco Locatelli, a "Che Tempo che fa" su Rai3 ha annunciato: «Credo che la prossima settimana due vaccini che usano la metodologia dell'Rna virale saranno sottoposti all'approvazione dell'Ema e che potremmo avere i primi due sieri come regalo di Natale - continua -. Dal 15 gennaio potranno partire le prime somministrazioni alle categorie più esposte».

I due candidati vaccini sarebbero quello di Pfizer e di Moderna giunti allo stadio finale. Sui vaccini, c'è chi ne chiede l'obbligatorietà e chi invece è per la linea della persuasione. È il caso del ministro della Salute Roberto Speranza, «La nostra impostazione non sarà di obbligatorietà, ma partiremo con una grande campagna di persuasione poi vedremo dove si arriverà ma io sono convinto che gli italiani anche in questa partita daranno una risposta all'altezza della sfida che stiamo giocando».

A "Live Non è la D'Urso" su Canale 5, Speranza continua: «Quando arriverà il vaccino sarà di poche dosi, quindi non si porrà il tema obbligo o non obbligo, anzi saremo noi a scegliere a chi dare quelle poche dosi, è chiaro che noi partiremo dai soggetti più sulla frontiera di questa battaglia». E tra le categorie per la somministrazione dei primi vaccini Speranza cita medici, infermieri e personale sanitario. Anche Walter Ricciardi, consigliere scientifico del ministro della Salute, ha consigliato «di non renderlo obbligatorio, e molti colleghi sono d'accordo su questa strada, ma di promuoverlo in maniera molto forte, di informare in maniera molto chiara, di far capire la sicurezza di immunogenicità quando sarà ovviamente approvato», intervenendo alla trasmissione "L'aria di domenica", di La7.

In merito al rischio di non riuscire a vaccinare tutti gli italiani che ne hanno bisogno, Ricciardi ha spiegato: «Se vedremo che, mettiamo il caso, ma a oggi non lo sappiamo, per arrivare all'immunità di popolazione serve il 75% e raggiungiamo il 50% della popolazione, dovremo attivare delle strategie più forti». Però questo si vedrà solo dopo, ha sottolineato. «Non sappiamo ancora - ha spiegato - quali sono le caratteristiche del vaccino. Fino ad oggi abbiamo degli annunci a mezzo stampa ma di fatto il dossier ufficiale con tutti i dati sulla copertura, sulle caratteristiche del vaccino, non le abbiamo».
A livello mondiale, l'Europa sta reagendo meglio degli altri continenti. L'indice Rt di diffusione del coronavirus scende nel Regno Unito sotto la soglia di 1 per la prima volta da agosto. Il lockdown si conferma la via maestra anche per l'Irlanda del Nord, dove riparte per due settimane dopo il fallimento di un approccio più soft. In Irlanda, uno dei Paesi Ue a reimporre per primi misure restrittive stringenti sei settimane fa, riapriranno finalmente ristoranti, negozi e palestre. La crescita esponenziale della curva è stata quindi interrotta in molti Paesi Ue ma, come ha ricordato ieri la cancelliera tedesca Angela Merkel dopo la proroga al 20 dicembre del semi-lockdown, resta ancora a un livello eccessivo.

L'avvertimento a tenere alta la guardia è arrivato oggi dall'Oms. La chiave per tenere sotto controllo la pandemia, ha spiegato il direttore generale Tedros Ghebreyesus, è quella di espandere i test per tracciare più accuratamente la diffusione del Covid-19. Ma c'è anche chi ritiene eccessive le misure di distanziamento sociale in vigore a vari livelli in tutti i Paesi europei. È il caso dei vescovi francesi che hanno depositato un ricorso presso il Consiglio di Stato contro la decisione di Emmanuel Macron di limitare le cerimonie religiose a un massimo di 30 persone.

Cresce invece l'allarme in Asia. In Giappone Tokyo ha toccato il record di contagi, a quota 570 su base giornaliera e gli esperti parlano già di terza ondata. Potrebbe essere imminente l'annuncio dello stato di emergenza da parte dell'esecutivo, come già ieri aveva lasciato intendere il ministro per l'emergenza sanitaria Yasutoshi Nishimura. Record di casi anche in Indonesia con 5.829 nuovi malati e 169 morti. L'allerta è alta già da giorni anche in Corea del Sud che sta registrando i livelli più altri da oltre otto mesi, alimentando i timori sulla terza ondata. Ed è allarme anche in Iran, con 900 mila casi totali e quasi 14 mila nelle 24 ore con 482 morti. Fosche le previsioni negli Stati Uniti, dove il timore è che i contagi aumentino in misura esponenziale dopo le riunioni familiari del Thanksgiving.



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