22 novembre 2010
Medicinale pantorc e "possibili" rischi
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17 novembre 2010
Medicinale pantorc e "possibili" rischi
Salve Dottori, come cura alla malattia da reflusso gastroesofageo sto curando da circa 2 anni con il Pantorc. Ho letto che comunque la cura con questo medicinale si può protrarre per molti anni e in certi casi a vita. Questo medicinale può causare dei danni a lungo andare? Ho letto questo riguardo a questo medicinale: Dati preclinici di sicurezza - Pantorc Dai dati preclinici, basati su studi convenzionali di tollerabilità, farmacologia, tossicità per somministrazioni ripetute e genotossicità, non emergono particolari rischi per l'uomo. In uno studio di carcinogenesi a 2 anni nel ratto - che per questo animale corrisponde al trattamento per tutta la vita - sono stati evidenziati tumori neuroendocrini. Inoltre, nell'ampolla esofagea dei ratti, si sono trovati papillomi a cellule squamose. Il meccanismo con cui i derivati benzimidazolici inducono la formazione di carcinoidi gastrici è stato accuratamente studiato, portando alla conclusione che si tratti di una reazione secondaria allo spiccato aumento della gastrinemia che si verifica nel ratto nel corso del trattamento cronico. Negli studi a 2 anni si è osservato un aumento del numero di alterazioni neoplastiche a livello epatico nel ratto e nel topo femmina, attribuito alla elevata metabolizzazione di pantoprazolo nel fegato. Da studi di mutagenesi, test di trasformazione cellulare e da uno studio di DNA-binding, si è concluso che pantoprazolo non ha potenziale genotossico. Un leggero aumento di alterazioni neoplastiche della tiroide è stato osservato nel gruppo di ratti trattati con la dose più alta. L'insorgenza di tali neoplasie è associata alle modificazioni, indotte da pantoprazolo, nel catabolismo della tiroxina a livello epatico nel ratto. Poiché la dose terapeutica per l'uomo è bassa, non sono da attendersi effetti indesiderati sulla tiroide. Gli studi effettuati non hanno dimostrato alcuna influenza negativa sulla fertilità né effetti teratogeni. Il passaggio transplacentare, studiato nel ratto, aumeRisposta del 22 novembre 2010
Risposta a cura di:
Prof. ALBERTO TITTOBELLO
E' vero che la somministrazione di un farmaco inibitore della pompa protonica causa un aumento della gastrina. E' vero che nell'uso prolungato possono formarsi delle dilatazioni cistiche delle ghiandole che producono l'acido cloridrico nello stomaco, proprio perchè queste vengono inibite dal farmaco e stimolate dalla gastrina. Queste alterazioni sono benigne : non è ancora accertato se nell'uomo, con l'uso prolungato, possano degenerare. Ma soprattutto bisogna intendersi sulla diagnosi di reflusso : se si tratta di reflusso senza Esofagite o con un' Esofagite lieve ( quella che oggi chiamiamo di tipo A secondo la classificazione di Los Angeles ), non è certo necessario un trattamento prolungato. Ma se si tratta di una Esofagite grave, con quella trasformazione della mucosa esofagea che si chiama esofago di Barrett ( che è una situazione precancerosa ), allora bisogna scegliere quale dei due eventuali pericoli sia il più serio.
Prof. Alberto Tittobello
Casa di cura privata
Universitario
Specialista in Gastroenterologia
Milano (MI)
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