Infertilità di coppia: la causa può essere maschile

17 febbraio 2012
Interviste

Infertilità di coppia: la causa può essere maschile



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La difficoltà a concepire un bimbo e a portare a buon fine una gravidanza riguarda il 15% delle coppie, che dopo due anni di tentativi viene considerata infertile. Per quanto si tenda a parlare più spesso dei problemi di fertilità della donna, legati per esempio all'età più avanzata in cui si decide di cercare una gravidanza, anche l'infertilità maschile contribuisce a ritardare il concepimento. Dica33 ha intervistato Guido Ragni, presidente della Federazione italiana delle società scientifiche della riproduzione, per chiarire alcuni aspetti dell'infertilità maschile.

L'infertilità è un problema molto diffuso tra le coppie che cercano una gravidanza?
Secondo le stime sono più di 100 mila le coppie che, dopo due anni di tentativi non hanno ancora concepito, e nel 40% dei casi la causa è l'infertilità della donna, in un altro 40% è un problema dell'uomo, e solo nel 20% per cause che riguardano entrambi. Non è chiaro se l'infertilità maschile sia in aumento. Di certo è aumentato rispetto al passato il numero di uomini che si sottopongono a controlli, aumentando così anche le diagnosi. In media, in Italia, se per le donne l'età in cui si ricorre alle tecniche di procreazione assistita è 36 anni, per gli uomini è 44. Chiaramente con l'avanzare dell'età anche la fertilità maschile cala, ma potenzialmente fino a 80 anni l'uomo può essere fertile.

Come si pone la diagnosi?
Tra la fertilità e l'infertilità oggi viene considerata una zona grigia di ipofertilità, riconosciuta anche dall'Organizzazione mondiale della sanità che nel febbraio 2010 ha aggiornato i nuovi parametri sui liquidi seminali eliminando il cosiddetto cut off, cioè valutazioni con numeri secchi oltre i quali si poneva diagnosi di infertilità. L'Oms ha introdotto una tabella di percentili in cui la normalità dei paramenti misurati, vale a dire il volume del liquido, la concentrazione, la motilità progressiva e la morfologia degli spermatozoi, viene stabilità con valori che si pongono dal 5° percentile in su. Con questo tipo di valutazione il presupposto è che anche in una condizione di ipofertilità si può concepire, anche perché vanno considerate altre variabili quali l'età della donna e il tempo passato da quando sono iniziati i tentativi di concepimento.

Quali sono le principali cause?
Le cause spesso implicano una multifattorialità che include quattro tipologie di fattori (anomalie genetiche, stile di vita, ambiente e lavoro, malattie) che, se presi singolarmente, potrebbero solo abbassare la fertilità, ma quando sono concomitanti, due, tre o tutti contemporaneamente possono creare infertilità. Anche se rare, esistono delle anomalie genetiche, legate ad alterazioni cromosomiche, che spiegano una minima percentuale di casi. Lo stile di vita, l'ambiente di lavoro e alcune malattie possono essere, invece, cause più comuni e soprattutto se si sommano possono portare e infertilità. Tra questi vanno considerati il consumo di alcol, il fumo, l'obesità, l'abitudine a indossare abiti stretti o a fare molte saune, una vita particolarmente stressata, l'esposizione professionale al piombo e ai fertilizzanti chimici. Per quanto riguarda le malattie correlate all'infertilità, fra le più importanti vanno ricordate il varicocele, il criptorchidismo e la parotite con risentimento orchitico, la cui comparsa risale all'età adolescenziale o infantile.

Che tipo di patologie sono?
Il varicocele, che consiste nella distensione delle vene dello scroto, compare in genere nell'adolescenza, non dà dolori, ma diminuisce la funzionalità degli spermatozoi. Un tempo con la visita militare era più facile intercettarlo, ma si può sollevare il sospetto quando si nota che il testicolo sinistro è diminuito di volume. La sua correzione se fatta in tarda età, per esempio oltre i 40 anni, dà risultati inferiori in termini di fertilità. Il criptorchidismo,cioèritenzione di uno o entrambi i testicoli nelcanale inguinale, e la parotite con risentimento orchitico sono invece patologie che possono comparire durante l'infanzia e avere conseguenze sulla funzione riproduttiva in età adulta.

Le infezioni batteriche possono avere conseguenze?
Sono infezioni che provocano prostatite, epididimite e vescicolite. Non sono molto frequenti, sono difficili da diagnosticare e da curare e inoltre incidono in modo relativo sulla fertilità. Hanno una sintomatologia subdola, qualche fastidio e poco dolore temporaneo, e per l'identificazione sono necessari una visita oggettiva, l'ecografia, l'esame del sangue, l'esame microbiologico del liquido seminale ed alcune volte anche del secreto prostatico. Gli esami microbiologici, in particolare, richiedono una certa complessità, poiché possono risultare presenti germi contaminanti di laboratorio che non sono la causa dell'infezione. Inoltre sono infezioni difficili da curare, o meglio, si può curare l'infezione con una terapia antibiotica, ma non sempre si riesce a intervenire sul danno funzionale, spesso legato a fenomeni di ossidazione a danno degli spermatozoi. L'unico agente infettivo su cui è importante intervenire è la Clamidia, la cui infezione è facilmente individuabile con un esame del sangue e può dare ipoinfertilità e infertilità sia nell'uomo sia nella donna. Si cura facilmente con antibiotici, ma molto spesso, se passa inosservata per troppo tempo ed è trascurata, provoca un danno irreversibile, alla fertilità.

Simona Zazzetta



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