Come difendersi da api, zecche e meduse

13 luglio 2012
Interviste

Come difendersi da api, zecche e meduse



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La puntura di una vespa, l'incontro troppo ravvicinato con una medusa o anche la fastidiosa presenza di zanzare sono alcuni dei piccoli incidenti che possono verificarsi durante una vacanza togliendo serenità e magari rovinandola del tutto. «Tentare di rimuovere il pungiglione di un ape, non sciacquare in modo corretto la zona colpita dalla frustata di una medusa» spiega Roberto Lerza, direttore dell'U.o. Pronto soccorso dell'ospedale San Paolo di Savona «possono peggiorare un problema che, con le giuste accortezze, si può risolvere senza gravi conseguenze».

Le conseguenze dipendono anche, come nel caso delle punture di insetti imenotteri, vale a dire calabroni, api e vespe, dalle dimensioni dell'insetto e da quante punture si ricevono. «Nel caso dell'ape, infatti, il pungiglione viene abbandonato e se dopo la puntura si tenta di rimuoverlo il rischio è di schiacciarlo facendo uscire altro veleno» spiega Lerza «in questi casi è meglio disinfettare la parte con acqua ossigenata o amuchina, applicare una crema antistaminica o cortisonica, del ghiaccio per ridurre il gonfiore e somministrare un analgesico per il dolore». Al contrario, le vespe non lasciano il pungiglione, quindi possono continuare a pungere, mentre i calabroni, avendo dimensioni maggiori rilasciano più veleno e più in profondità. «In ogni caso la reazione può essere violenta, soprattutto se punti da sciami, ma la situazione cambia radicalmente nei soggetti allergici» aggiunge. Le reazioni allergiche sono più pericolose, spesso insorgono in persone che sono già state punte in passato e che hanno sviluppato l'allergia dopo una fase di sensibilizzazione. «La conseguenza più grave è lo shock anafilattico» specifica il medico «che può essere fatale. Esiste, infatti, una rete assistenziale, tra i Pronto soccorso, già allertata per eseguire la somministrazione di adrenalina, ma oggi esistono anche penne predosate che i soggetti allergici possono portare con sé in casi di emergenza». In ogni caso se dopo una puntura si osserva una difficoltà a respirare, senso di soffocamento, prurito e arrossamento diffuso calo della pressione vanno chiamati i soccorsi (Pronto soccorso o 118). Meno pericolose e dolorose, ma molto più comuni, le punture di zanzare. Sono prevenibili con prodotti repellenti e comportamenti corretti (evitare luoghi umidi e orari a rischio) ma una volta punti una crema antistaminica o cortisonica o un gel a base di cloruro di alluminio, danno sollievo al prurito e al gonfiore che può essere più o meno marcato. Particolare attenzione va invece data al morso delle zecche: cercare di staccarle senza le giuste manovre può indurle a iniettare la saliva che può trasmettere malattie come la Rickettiosi o la malattia di Lyme, nonché a staccare solo il corpo lasciando dentro frammenti difficili da rimuovere. «In genere le zecche si staccano spontaneamente» spiega Lerza «ma in ogni caso è meglio far intervenire un esperto che con pinzette apposite che vanno più a fondo e un movimento rotatorio risolve in modo efficace il problema».

Anche in ambienti marini si possono fare brutti incontri: meduse, ricci di mare e "pesci ragno" o tracine, lasciano il segno. «Al contatto con la pelle» sottolinea il medico «i tentacoli delle meduse rilasciano numerose vescicole urticanti che bruciano la pelle segnandola con striature rosse, con dolore intenso, bruciore e prurito. Poiché non tutte le vescicole scoppiano, è importante non strofinare la parte colpita ma lavarla con acqua di mare, l'acqua dolce le farebbe scoppiare, ed eventualmente passare una spatola che le rimuova senza romperle». Creme cortisoniche o antistaminiche alleviano i sintomi; si può disinfettare la parte con amuchina, mentre vanno evitati ammoniaca, aceto, alcol e altri rimedi "popolari". Il rischio con i ricci di mare è rappresentato dagli aculei che si conficcano più o meno in profondità e vanno tolti con un ago o con una pinzetta, se sono sporgenti. «L'importante è cercare di non spezzarli» aggiunge Lerza «e se sono numerosi può essere necessaria una terapia analgesica, antibiotica e profilassi antitetanica». Ben più dolorosa è invece la puntura della tracina: il pesce è dotato di spine sul dorso che iniettano un veleno termolabile: «Per inattivare la tossina iniettata la parte va immersa a lungo in acqua molto calda, superiore a 37° facendo attenzione a non scottarsi e solo successivamente va applicato il ghiaccio per alleviare l'infiammazione e analgesici forti per il dolore».

Simona Zazzetta



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