Poco alcol protegge il metabolismo

17 luglio 2009
Aggiornamenti e focus

Poco alcol protegge il metabolismo



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Quando si parla di corretti stili di vita, la mente corre subito a diete light, niente fumo, niente alcol, attività fisica e vita all'aria aperta. Tutto vero ma senza raggiungere estremi regimi punitivi, tant'è che recenti e autorevoli pubblicazioni suggeriscono di mantenere all'interno della dieta un consumo moderato di alcol. E per un motivo ben preciso: ha effetti protettivi contro la sindrome metabolica. Un quadro clinico che presenta almeno tre delle seguenti condizioni: circonferenza addominale aumentata (>102 cm negli uomini e di 88 cm tra le donne), pressione arteriosa >130/85 mmHg, trigliceridemia >150 mg/dL, glicemia >100 mg/dL, colesterolemia HDL < 40 mg/dL tra gli uomini e <50 mg/dL tra le donne. L'aspetto più grave è la sua correlazione con il rischio che si sviluppi diabete o eventi cardio-cerebrovascolari come l'infarto miocardico e l'ictus cerebrale.

Considerando il peso di queste complicanze per il paziente e il carico di costi complessivi per la comunità, non si interrompe mai la ricerca di strumenti il più possibili semplici e non farmacologici per prevenirne l'insorgenza. Una di queste ha portato a individuare in dosi moderate di alcol un fattore protettivo. Si tratta di una metanalisi di studi osservazionali, pubblicata di recente su Atherosclerosis, che ha coinvolto, nel complesso, circa 40.000 soggetti. Gli autori hanno preso in considerazione tutte le pubblicazioni scientifiche rilevanti che avevano indagato la correlazione fra consumo di alcool e sindrome metabolica, con distinzione tra uomini e donne e tra quantità ben precise di alcol assunto. Dall'analisi degli studi è emerso che un consumo di alcool fino a, e non oltre, 40 g al giorno negli uomini, e 20 g al giorno nelle donne, era associato in maniera significativa a una ridotta incidenza della sindrome metabolica. Tali quantità sono il riferimento indicato nelle linee guida sul consumo di alcol, adottate dalla comunità scientifica, dal momento che, con questi livelli di consumo, la probabilità di sviluppare la sindrome si riduceva del 16% circa tra gli uomini e del 25% tra le donne rispetto a quanto osservato tra gli astemi. Con un consumo più elevato il vantaggio protettivo si riduceva e perdeva di significato statistico.

Gli autori, inoltre, non hanno notato particolari differenze tra bevande: vino birra e liquori sembrano, infatti, avere tutti la stessa azione. "Il dibattito sulla fonte di alcol - spiega Andrea Poli, direttore scientifico di Nutrition Foundation of Italy (NFI) - riconduce all'importanza della quantità di alcol indipendentemente dalla bevanda, anche se è indubbio il valore nutrizionale dei polifenoli presenti nel vino rosso, elemento caratteristico della dieta mediterranea".
Secondo la NFI, l'effetto protettivo potrebbe essere dovuto, almeno in parte, all'azione antinfiammatoria che l'alcol ha mostrato in numerosi studi. Ma anche gli effetti favorevoli dell'alcol sulla colesterolemia HDL e sulla sensibilità all'insulina, vale a dire i parametri che in genere risultano alterati nella sindrome metabolica, possono contribuire a spiegare il ruolo protettivo osservato. Le linee guida specificano che per raggiungere e non superare le quantità moderate si possono assumere fino a tre bicchieri di vino, fino a tre boccali di birra e fino a tre bicchierini di superalcolico al giorno. "Per quanto non ci siano indicazioni specifiche sulle modalità di consumo - chiarisce Poli - tali consumi vanno intesi secondo l'approccio mediterraneo che prevede il consumo di alcol durante i pasti, per evitare picchi di alcolemia dannosi per altri motivi per la salute". E anche per non incappare, nella migliore delle ipotesi, in spiacevoli sanzioni amministrative, nella peggiore, in incidenti ben più pericolosi.

Simona Zazzetta

Alkerwi A et al. Alcohol consumption and the prevalence of metabolic syndrome: a meta-analysis of observational studies, Atherosclerosis, 2009 June; 204 (2): 624-35

Nutrition Foundation of Italy



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