Stimoli magnetici contro movimenti involontari

17 luglio 2009
Aggiornamenti e focus

Stimoli magnetici contro movimenti involontari



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Ridurre i movimenti involontari associati all'assunzione di specifici farmaci in pazienti con il Parkinson sembra possibile grazie a una ricerca italiana. In un'elevata percentuale di casi, infatti, dopo alcuni anni di terapia con la levo-dopa, farmaco normalmente utilizzato per il trattamento del Parkinson, insorgono movimenti involontari, denominati discinesie, la cui origine è ancora in gran parte da chiarire. Lo studio, condotto presso l'Irccs Fondazione Santa Lucia di Roma, in collaborazione con l'Università di Tor Vergata e l'Università di Siviglia, ha permesso di stabilire che la stimolazione magnetica transcranica (Tms), da tempo in esame per il trattamento di varie condizioni patologiche, come la depressione e il recupero funzionale dopo l'ictus, potrebbe rappresentare una valida tecnica riabilitativa, assolutamente non invasiva, per questi pazienti. Tutto deriva dall'osservazione che è possibile modulare l'attività delle cellule nervose presenti nell'area del cervello a cui viene applicato, dall'esterno, il campo magnetico (vedi foto). L'applicazione viene effettuata attraverso una sonda mobile posta a diretto contatto con la cute del cranio del paziente. Potenziale bersaglio della terapia sarebbe il cervelletto. In un gruppo di 20 persone affette da Parkinson, la Tms praticata a livello del cervelletto per 2 settimane, ogni giorno e per alcuni minuti, si è rivelata in grado di ridurre la frequenza e l'intensità dei movimenti involontari. I benefici del trattamento sembrerebbero durare per più di 4 settimane. (L.A.)

Neurology



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