Smettere di fumare, vantaggi per uomini e donne

07 novembre 2012
Aggiornamenti e focus

Smettere di fumare, vantaggi per uomini e donne



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Continuano ad accumularsi i buoni motivi per smettere di fumare: nelle donne i vantaggi si traducono in anni di vita in più, anche a distanza di molto tempo dal momento in cui si decide di farlo. Per quanto riguarda gli uomini, con riferimento particolare a quelli che hanno avuto un ictus e sono sopravvissuti, se perseverano nel tabagismo rischiano di più nuovi ictus, attacchi cardiaci e decessi rispetto a chi non ha mai fumato. Lo dicono due recenti studi scientifici pubblicate su riviste di specializzate.

Gli effetti sulla popolazione femminile sono stati monitorati da uno studio svolto nel Regno Unito dove si stima che su 1,3 milioni di donne, due terzi di tutti i decessi nelle fumatrici di 50, 60 e 70 anni, sono dovuti proprio al fumo e, inoltre, chi consuma abitualmente sigarette perde almeno 10 anni di vita. Non solo: sebbene il pericolo determinato dal fumare fino a 40 anni per poi smettere resti cospicuo, quello rappresentato dal continuare è 10 volte superiore. Tuttavia se l'abitudine al fumo cessa prima dei 40 anni si evita più del 90% dell'eccesso di mortalità determinato dal continuo consumo di sigarette; un valore che sale a 97% se si smette prima dei 30 anni. Sono questi i dati principali della ricerca realizzata nell'ambito del Million women study, in cui dopo l'arruolamento delle partecipanti tra il 1996 e il 2001 sono stati effettuati due sondaggi, 3 e 8 anni dopo, per verificare lo status di fumatrice (pregresso, attuale, sospeso). L'età media delle donne arruolate era di 55 anni: all'inizio il 20% era costituito da fumatrici correnti, il 28% da ex-fumatrici e il 52% da soggetti che non avevano mai fumato. In relazione alla mortalità dopo 12 anni, le donne inizialmente fumatrici presentavano un rapporto di tassi di mortalità pari a 2,76 rispetto a chi non aveva mai fumato. La mortalità era triplicata, indipendentemente dall'età, in chi era ancora fumatrice alla verifica a 3 anni (2,97). Anche tra le persone che, inizialmente consumavano meno di 10 sigarette al giorno la mortalità a 12 anni era quasi doppia (1,98). In particolare, delle 30 più comuni cause di morte, 23 erano aumentate in modo significativo tra le fumatrici, e l'eccesso di mortalità in queste ultime era dovuto principalmente a malattie, come il cancro del polmone, che potevano essere causate dal fumo. Tra le ex-fumatrici con cessazione definitiva a 25-34 anni o 35-44 anni, invece, i rischi relativi per mortalità generale si sono fermati rispettivamente a 1,05 e 1,20, e per mortalità da carcinoma polmonare a 1,84 e 3,34. Perciò, sebbene un certo eccesso di mortalità persista a lungo termine, tra le ex fumatrici, è comunque una quota compresa tra il 3% e il 10% di quella riscontrata tra quante continuano a fumare.


Non se la passano bene nemmeno gli uomini fumatori sopravvissuti a ictus, i quali corrono un maggior rischio di nuovi ictus, attacchi cardiaci e decessi rispetto a chi non ha mai fumato. Il dato arriva da un'indagine condotta in Australia, in un'area vicina a Melbourne, dove i ricercatori hanno individuato 1.589 pazienti colpiti da ictus tra il 1996 e il 1999 e li hanno poi seguiti per 10 anni, registrandone le recidive, gli infarti miocardici e la mortalità complessiva. I pazienti che erano fumatori al momento del loro primo attacco di ictus hanno fatto registrare sequele peggiori, con una percentuale superiore di circa il 30%. Tra i sopravvissuti nelle prime quattro settimane, i fumatori hanno mostrato un rischio maggiore del 42%, mentre l'aumento di rischio degli ex-fumatori è stato del 18%. Amanda Thrift, coordinatrice del gruppo di ricerca e docente di epidemiologia alla Monash university in Clayton, a Victoria (Australia), ha dichiarato che «la ricerca fornisce un nuovo incentivo per smettere di fumare o, ancor meglio, per non iniziare».



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