Tumore prostata: nuova radioterapia efficace in cinque sedute

15 marzo 2013
Interviste

Tumore prostata: nuova radioterapia efficace in cinque sedute



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Il tumore della prostata sarà presto una malattia curabile nella maggior parte dei casi con una buona qualità della vita. Lo afferma Umberto Veronesi, oncologo e direttore scientifico dell'Istituto europeo di oncologia (Ieo), in occasione della presentazione di un nuovo schema di radioterapia ad alte dosi, specifico per questo tipo di tumore. La nuova tecnica, testata già da un anno su tremila pazienti, riduce il ciclo di trattamento, che tradizionalmente richiede otto settimane, a cinque sedute, grazie, appunto, all'uso di elevate dosi di radiazioni. Per chiarire il metodo e i suoi vantaggi, Dica33 ha intervistato Barbara Jereczek, vicedirettore della Divisione di radioterapia dello Ieo e docente dell'Università degli Studi di Milano.

In che cosa consistono le 5 sedute previste dal nuovo schema?
La radioterapia esterna consiste nell'uso di radiazioni ionizzanti per distruggere le cellule tumorali, cercando al tempo stesso di danneggiare il meno possibile le cellule normali. È un trattamento localizzato, indolore, che coinvolge aree limitate dell'organismo. I recenti studi hanno messo in evidenza che il carcinoma della prostata è caratterizzato da un'elevata sensibilità alla dose di radioterapia somministrata in singola seduta. L'aumento della dose per singola seduta, rispetto alla dose convenzionale, aumenta le probabilità di controllo del tumore. In termini pratici, questo vuol dire che, concentrare il trattamento somministrato con dosi e schema convenzionali (di circa 7-8 settimane), in uno schema di 5 sole sedute con un'alta dose per ogni singola seduta, potrebbe aumentare l'efficacia del trattamento. Oggi la concentrazione dello schema terapeutico è possibile grazie alla disponibilità delle nuove tecnologie, come la radioterapia di alta precisione con estrema accuratezza nella somministrazione della dose. Dal punto di visto del paziente rimane un trattamento indolore, non diverso dal trattamento convenzionale, tranne la durata della singola seduta che è lievemente più lunga rispetto alla seduta convenzionale, a causa anche delle verifiche che vengono eseguite sia prima che durante per mirare il bersaglio.

Quale tipo di tumore prostatico è candidabile per questa opzione, a che stadio?
I candidati al trattamento concentrato, che in linguaggio medico si definisce ipofrazionato, sono i pazienti con malattia localizzata, limitata alla prostata e di bassa o intermedia aggressività. Sono proprio pazienti con tali forme a essere stati inclusi in vari studi pilota eseguiti nei centri internazionali.

Quali sono gli effetti collaterali del nuovo schema?
I dati riportati in letteratura mettono in evidenza un buon profilo di tossicità, non diverso dagli schemi convenzionali, e questo grazie all'impiego della radioterapia di alta precisione obbligatoria per le terapie ipofrazionate. Gli effetti collaterali possono essere ricondotti a un'infiammazione della vescica urinaria o del retto. In una limitata percentuale di pazienti è possibile osservare una diminuzione della funzione erettile, che spesso può essere corretta farmacologicamente. Con la radioterapia esterna, il rischio di incontinenza urinaria è molto basso. Nella maggior parte dei casi gli effetti collaterali acuti sono temporanei e tendono ad attenuarsi dopo il termine della radioterapia. In rari casi questi sintomi possono persistere dopo la conclusione del trattamento o ricomparire dopo diversi mesi dal termine della radioterapia e per questo chiamati tardivi. In rari casi richiedono una terapia farmacologica per ridurne l'intensità. Va infine ricordato che durante il trattamento il paziente non diventa "radioattivo" cioè non porta con sé delle radiazioni, quindi può avere una normale vita di relazione.

Questa nuovo schema può sostituire la chirurgia?
È una scelta terapeutica valida per i pazienti dove chirurgia potrebbe portare a complicanze legate alla procedura, in particolare in pazienti con elevate comorbidità, cioè che presentano anche problemi cardivascolari, diabete, pregressa chirurgia pelvica, e in tutti i casi nei quali il paziente preferisce una procedura non invasiva.

Si parla di una futura "aggiunta" di ioni carbonio, che vantaggi comporterà?
Nei pazienti con tumori più aggressivi, ma ancora limitati alla prostata, si stanno studiando varie strategie per migliorare le percentuali di guarigione. Una di queste è l'adroterapia (radioterapia con ioni di carbonio) che ha l'effetto maggiore sulle cellule tumorali. I prossimi anni ci dovrebbero dare delle risposte importanti a riguardo.

Simona Zazzetta



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