Il lavoro che fa invecchiare bene la mente

22 aprile 2014
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Il lavoro che fa invecchiare bene la mente



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«O lo usi o lo perdi» («Use it or lose it» in inglese). A quanto pare, questa espressione tanto utilizzata per i muscoli vale anche per il cervello che se viene "allenato" nel modo giusto durante la vita professionale, resta in forma anche dopo la pensione.

Lo affermano dalle pagine della rivista Journal of occupational health psychology i ricercatori statunitensi guidati da Gwen Fisher, della Colorado state university, che hanno studiato i dati di circa 4.200 persone a partire dai 51 anni di età coinvolte in un sondaggio nazionale su salute e pensionamento. Ogni due anni, i partecipanti hanno risposto a domande che riguardavano l'impegno mentale richiesto dal loro lavoro (analisi di dati, sviluppo di strategie, eccetera), la memoria e la capacità di ragionamento: circa 8 interviste per ogni partecipante nel periodo compreso tra il 1992 e il 2010.

«Un lavoro stimolante dal punto di vista intellettuale è alla base di una migliore memoria sia prima sia dopo il pensionamento» spiega Fisher che poi sottolinea come i risultati siano simili anche per quanto riguarda la demenza e il declino cognitivo.

Quale professione dovrebbe quindi scegliere una persona che vuole una mente giovane e brillante più a lungo? «Vanno bene, per esempio, tutti i lavori che hanno a che fare con la raccolta di informazioni e la capacità di sintetizzarle: avvocato, analista finanziario, insegnante, medico, eccetera» spiega l'autrice che poi prosegue, «all'estremo opposto ci sono tutte le attività ripetitive, poco varie e poco complesse, come per esempio lavorare in catena di montaggio».

Attenzione però: come spiegano gli esperti ciò non significa che l'operaio della catena di montaggio è condannato ad avere un cervello che invecchia male, una scarsa memoria e magari addirittura una demenza. «Ci sono molte attività che si possono praticare al di fuori del contesto lavorativo e che rappresentano una vera e propria palestra per il cervello: leggere, fare volontariato, uscire con gli amici e molto altro ancora» spiega Keith Fargo, che dirige i programmi scientifici della Alzheimer's association «e la mezza età è il momento nel quale le persone devono davvero prestare attenzione alla salute del proprio cervello».

Viene a questo punto da chiedersi come sia possibile che il buon invecchiamento del cervello dipenda dal lavoro svolto durante la vita. «Esistono almeno un paio di teorie che spiegano questo risultato» afferma Fisher. La prima si basa sull'idea che far lavorare di più il cervello permette di creare più neuroni durante la vita professionale e questo diventa un vantaggio con il passare degli anni - quando i neuroni cominciano a "morire" creando problemi di memoria e di ragionamento. E non bisogna poi dimenticare che usare il cervello significa rinforzarlo, mentre non usarlo significa dare il via all'atrofia, una vera e propria riduzione della sua massa. È quello che accade anche ai muscoli dopo lunghi periodi di immobilità, nel pieno rispetto del motto «o lo usi o lo perdi».



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