La sete non è tutta uguale: riconoscerla per restare in salute

29 maggio 2019
Aggiornamenti e focus

La sete non è tutta uguale: riconoscerla per restare in salute



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Ce lo ripetono da quando siamo piccoli: il corpo umano è composto per oltre il 70 per cento di acqua, distribuita in cellule, muscoli, tessuti, sangue, ecc.  ed è per questo che bere deve essere per noi tutti il primo gesto per assicurarci salute e benessere.
Per poter svolgere le proprie funzioni e mantenersi sano, quindi, l'organismo ha bisogno di un costante rifornimento d'acqua, così da reintegrare i liquidi persi con la sudorazione, l'urina, le feci, le lacrime, la respirazione o in caso di vomito o diarrea. E quando il contenuto di acqua è insufficiente al lavoro del nostro organismo, questo ci avverte con lo stimolo della sete; anzi quando avvertiamo questo stimolo vuol dire che siamo già leggermente disidratati. Bere con regolarità durante il giorno è indispensabile specialmente per i bambini, che non hanno ancora ben sviluppato il meccanismo della sete e per gli anziani, che hanno una ridotta sensibilità alla sete.

E’ una sete osmotica o ipovolemica?


Sebbene la sete ci sembri sempre la stessa, in realtà esistono due diverse forme di sintomo, a seconda che la sete derivi da un aumento della concentrazione delle sostanze disciolte nel liquido(soluti)  nel corpo (sete osmotica) o da una diminuzione totale dei liquidi corporei (sete ipovolemica).

Sete osmotica: la concentrazione delle sostanze disciolte nei liquidi corporei, come potassio (K) e sodio (Na), è mantenuta a un livello più o meno costante dal nostro organismo. Qualsiasi alterazione fa sì che si attivino dei meccanismi in grado di ristabilire la giusta concentrazione di soluti. Questi ultimi sono caratterizzati dalla cosiddetta pressione osmotica, fenomeno grazie al quale possono "trattenere l'acqua" e attrarne altra meno "carica" di sali. Di qui il classico esperimento per cui se si preparano due soluzioni, una più concentrata e l'altra meno, e le si separa con una membrana permeabile, l'acqua tende a passare dal lato dove la soluzione è più concentrata. Più aumenta la concentrazione di soluti nel corpo, maggiore sarà la pressione osmotica dei suoi liquidi. Ciò può dipendere da un'eccessiva perdita di acqua dall'organismo o da un aumento dei soluti introdotti nell'organismo. Il corpo, così, cerca di compensare la situazione espellendo urina molto concentrata per ridurre i soluti, nonché aumentando lo stimolo della sete per incrementare l'assunzione di acqua.

Sete ipovolemica: nell'organismo la pressione sanguigna deve restare entro determinati parametri. Se è troppo bassa, il sangue non è in grado di trasportare alle cellule sufficienti quantità di acqua e sostanze nutritive. In caso di eccessivi abbassamenti della pressione, l'organismo deve immediatamente cercare di recuperare acqua e soluti, e attiva, così, lo stimolo della sete, che in questo caso prende il nome di "ipovolemica", in quanto causata da un calo del volume ematico. Ma come fa il corpo ad avvertire tale riduzione di volume? Il merito è di alcuni recettori (i barocettori), posti nella parete dei grossi vasi, che sono in grado di rilevare il livello della pressione con cui il sangue ritorna al cuore. Se evidenziano anomalie, inviano un messaggio all' ipotalamo, il quale avrà il compito di stimolare l'aumento dell'introduzione di liquidi (sete). Accanto all'azione cerebrale, però, vi è anche un intervento di tipo ormonale, grazie alla secrezione da parte dei reni di angiotensina II, sostanza in grado di stimolare la contrazione dei vasi sanguigni, così da compensare l'eccessiva riduzione del volume ematico.
Va ricordato poi che la perdita di acqua media quotidiana è pari a 500-1.500 ml con le urine; 400-600 ml con l'espirazione, 100 ml e più con il sudore (secrezioni dalle ghiandole sudoripare), 500-1.000 ml con la perspirazione (evaporazione dalla pelle).
Per questo è necessario soddisfare il bisogno giornaliero di acqua che è pari a circa 30-40 ml per chilogrammo di peso corporeo e può essere raggiunto con l'assunzione di bevande (almeno 1,5 litri), di alimenti (1 litro) e per mezzo delle formazione endogena di acqua tramite i processi ossidativi (300 ml).


Istruzioni su come e quando bere


Una volta chiarita l'importanza di una corretta introduzione di liquidi durante la giornata, la regola del "quando bere" è molto semplice: bere spesso e a piccoli sorsi. Non bere mai di fretta e, soprattutto, evitare l'acqua gelata, perché può facilmente provocare una congestione (accumulo di sangue nei vasi di un organo), soprattutto se si è accaldati. Inoltre, a fronte di una sensazione immediata di appagamento, l'acqua molto fredda aumenta la sudorazione e, quindi, stimola nuovamente il bisogno di bere.

Va smentita, poi, una radicata credenza secondo la quale bere durante i pasti fa male alla digestione. In realtà, l'acqua a piccole dosi stimola la secrezione gastrica e berne fino a mezzo litro durante il pasto non interferisce con i tempi di digestione. L'importante, però, è che si mastichi il cibo a lungo e senza fretta prima di ingerirlo. Tra un pasto e l'altro, invece, bere acqua non presenta alcuna controindicazione ma, al contrario, agevola alcune importanti funzioni dell'organismo, come lo smaltimento del sodio ingerito con l'assunzione di cibi salati e la funzionalità intestinale e renale.




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