Chemioterapia: scienza contro cure non ufficiali

09 settembre 2016
Aggiornamenti e focus

Chemioterapia: scienza contro cure non ufficiali



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A cavallo tra agosto e settembre due storie di cronaca molto simili, accomunate dal rifiuto alla medicina ufficiale, hanno attirato l'attenzione della comunità scientifica, e non solo.
Prima Eleonora Bottaro, la ragazza di 18 anni affetta da leucemia e per la quale i genitori, seguaci del cosiddetto "metodo Hamer", hanno detto no alla chemioterapia, è morta il 31 agosto, e poi Alessandra Tosi, mancata a 34 anni per tumore del seno, perché seguiva lo stesso metodo.

«Questo atteggiamento non è purtroppo un fatto nuovo» afferma Carmine Pinto, presidente dell'Aiom l'Associazione Italiana di Oncologia Medica, in un'intervista a Doctor33. «Negli anni, infatti, abbiamo assistito costantemente a episodi di questo tipo, molto gravi perché parliamo di patologie per le quali le cure avrebbero dato buoni risultati per la sopravvivenza dei malati».

Oggi, per quanto riguarda la chemioterapia, ricorda Pinto: «abbiamo la possibilità di trattamenti che permettono di renderla molto tollerabile, dando non solo quantità ma anche qualità alla vita. Rendere dunque il discorso sulla chemioterapia così drammatico, è un atteggiamento anacronistico che non fa che creare fantasmi nella mente dei pazienti».

Stiamo tornando, secondo il presidente Aiom, come in tutti i momenti di crisi a una debolezza culturale che è pericolosa e controproducente. «È un tipo di atteggiamento che si sta diffondendo molto nel Paese e che partendo dalle vaccinazioni arriva fino alla cura del cancro» conclude Pinto.



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