Piccoli obesi, grandi rischi

19 febbraio 2010
Aggiornamenti e focus

Piccoli obesi, grandi rischi



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di Marco Malagutti

L'obesità infantile è in continuo aumento e, in molti paesi europei, un bambino su cinque è affetto da obesità o sovrappeso. Un preoccupante dato di fatto è rappresentato dalla persistenza nell'età adulta, con conseguente aumento dei rischi per la salute. Con queste parole l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha affrontato, in un recente report, il fenomeno obesità infantile, una vera e propria epidemia estesa a tutta la Regione europea. E le cose non vanno molto meglio nel nostro Paese dove, stando agli ultimi documenti ministeriali, un bambino su quattro è obeso, ossia supera del 20% il peso ideale. «Un fatto inevitabile» - commenta Gianfranco Parati, cardiologo dell'Istituto Auxologico Italiano di Milano - «se si pensa a qual è lo stile di vita molto diffuso tra i bambini italiani, dall'abuso di merendine confezionate a una vita sempre più sedentaria». Ma oltre alle cause sono noti anche i rischi. A breve e a lungo termine. Se, infatti, i problemi, anche psicologici, che possono affliggere i bambini obesi sono piuttosto evidenti, non tutti considerano che tutto si può ripercuotere pesantemente anche in età adulta. A ricordarlo con toni piuttosto allarmistici è uno studio appena pubblicato sul New England journal of medicine, secondo cui questa patologia raddoppia il rischio di morire prima dei 55 anni. Non è, perciò, solo questione di un'obesità che perdura fino all'età adulta, ma di una maggiore esposizione a patologie di natura cardiocircolatoria, ipertensione arteriosa e coronaropatie in primis.


Nello studio un gruppo di ricerca misto svedese e americano ha studiato quasi 5 mila bambini, tutti nativi americani, nati tra il 1945 e il 1984, misurando il loro indice di massa corporea (il cosiddetto Bmi), il tasso di zuccheri nel sangue, il colesterolo e la pressione sanguigna, nonché la mortalità prima dei 55 anni. Tutti sono stati poi seguiti in media per 24 anni, monitorando gli stessi parametri al termine dell'indagine. Tra i soggetti presi in esame 166 persone sono morte, cioè l'11,5% dei componenti del gruppo è deceduto prima dei 55 anni. Tra i quattro fattori di rischio presi in esame proprio l'indice di massa corporea è risultato il più pericoloso, con i 1.214 bimbi (un quarto del campione) più in sovrappeso che hanno rivelato una mortalità più che doppia rispetto al quarto che pesava di meno. Rilevanti anche i dati relativi al tasso di zuccheri nel sangue e, anche se in misura più relativa, all'ipertensione infantile. Sembra, invece non incidere granché sulla mortalità precoce l'ipercolesterolemia.

«Si tratta di uno studio di grande importanza per due ragioni fondamentali» sottolinea Parati. «La prima è il tentativo di capire quali sono le caratteristiche infantili che preludono a un rischio di mortalità successivo. La seconda è legata al crescente impatto che dell'obesità infantile, anche nel nostro Paese. A questo si deve aggiungere la durata dello studio, ben 24 anni, un tempo di osservazione veramente importante che ne conferisce caratteristiche di unicità». Con quali ricadute? «La conseguenza pratica più eclatante, pur con tutti i limiti dello studio, sta nella necessità di una maggiore attenzione alla prevenzione dell'obesità infantile, con percorsi educativi nelle scuole. I fattori di rischio cardiovascolare, per esempio, sono del tutto sottovalutati e aspetti come la familiarità per determinate malattie o lo stile di vita scorretto sono frequentemente ignorati. Spesso non c'è la percezione del problema. E il sistema scolastico è il primo imputato». In quest'ottica il Ministero della salute ha predisposto un documento sulla prevenzione all'obesità diretto proprio a pediatri, insegnanti e anche ai genitori. Nessuna regola rigida ma semplici accorgimenti comportamentali che si possono riassumere in alcuni punti:
  • Abituare il bambino a tre pasti regolari: una colazione non abbondante ma sostanziosa, un pranzo e una cena, intervallati da uno spuntino a metà mattina e una merenda il pomeriggio. Questo gli eviterà i "buchi" tra un pasto e l'altro e lo abituerà a non mangiare fuori orario.
  • Non premiare il bambino con troppi spuntini, specialmente se ricchi di zuccheri o comunque ipercalorici come merendine, gelati, bevande gassate, succhi di frutta.
  • Non insistere quando il bambino è sazio o non ha molta fame; il piccolo potrebbe mangiare solo per far piacere alla mamma o per non essere sgridato; c'è il rischio di ingenerare in lui un rapporto distorto con il cibo.
  • Limitare l'introito proteico, alternando il consumo di carne, uova e formaggi, alimenti che non vanno mai somministrati insieme; preferire le proteine del pesce.
  • Abituare il bambino ai giochi all'aperto e all'attività fisica; è importante, per un corretto sviluppo; in movimento brucerà molte calorie.
  • Rispettare i ritmi sonno/veglia onde evitare l'instaurarsi di abitudini scorrette (sindrome dell'alimentazione notturna).


Il messaggio è chiaro: i bambini non vanno lasciati liberi di mangiare come e quanto vogliono, ne va della loro salute. Anche futura.




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