Aids: promesse da mantenere

02 dicembre 2005
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Aids: promesse da mantenere



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Oltre 3,1 milioni di morti nel 2005, di cui 2,4 concentrati nell'Africa subsahariana e quasi 500 mila nel Sudest asiatico. Non sono i numeri dei cataclismi che, nell'ultimo anno, hanno flagellato il pianeta, ma sempre di cataclisma si tratta. Almeno a giudicare dai numeri. Si parla dell'Aids secondo il rapporto annuale dell'UNAIDS, ma le cifre non finiscono qui. I nuovi casi di infezione da HIV registrati nel 2005 nel mondo sono cinque milioni e, in totale, i sieropositivi hanno raggiunto i 40 milioni e 300 mila. Si tratta, ha spiegato Peter Piot, direttore esecutivo del Programma per le Nazioni Unite sull'HIV-AIDS, del numero più elevato mai registrato in un solo anno dall'inizio dell'epidemia. E in Italia?

La malattia benestante


La situazione non è molto migliore, con un dato epidemiologico nuovo e particolarmente importante. La malattia, come ha spiegato all'Espresso Gianni Rezza, epidemiologo dell'Istituto Superiore di Sanità, riguarda soprattutto gli eterosessuali e le aree più ricche del paese. Nei primi sei mesi del 2005 sono stati colpiti dall'Aids 784 etero, ovvero il 40,4% del totale, con un numero sorprendente di over 60. In contemporanea i tossicodipendenti sono crollati al 32,3% e gli omosessuali addirittura al 19,4%. A livello regionale, il primato va alla Lombardia a conferma, spiega l'infettivologo milanese Mauro Moroni, di un quadro che vede persone bene integrate nella società che si ammalano per incoscienza e disattenzione. La parola d'ordine in questi casi è superficialità, visto che è il mancato uso di preservativi in rapporti occasionali a causare in prevalenza l'infezione. Va detto, peraltro, che la prevenzione è uno dei capitoli su cui il rapporto UNAIDS è meno catastrofico.

Prevenzione e bambini


Grazie agli sforzi fatti finora, infatti, è aumentato l'uso del preservativo, si è alzata l'età media del primo rapporto sessuale e si è ridotto il numero dei partner. Dove la situazione va, invece, drammaticamente peggiorando è sul fronte bambini. Oltre mezzo milione hanno perso la vita solo quest'anno. E nonostante l'Organizzazione Mondiale della Sanità abbia incentivato l'accesso ai farmaci antiretrovirali, la disponibilità è ancora scarsa. Di conseguenza più della metà dei bambini malati muore prima dei tre anni, di solito a causa di infezioni del tratto respiratorio o della diarrea. Va segnalato a questo proposito uno studio, appena pubblicato da Lancet, secondo il quale gli integratori di zinco potrebbero rappresentare un semplice e utile rimedio, anche nei bimbi con HIV, contro sintomi come la diarrea. Particolarmente drammatica la situazione infantile in Russia, dove si contano 21 mila bambini sieropositivi, di cui 2000 abbandonati. Una situazione drammatica resa ancora più grave dalla denuncia di Medici senza Frontiere. Secondo l'associazione la metà dei bambini malati muore prima dei due anni perché le case farmaceutiche non producono versioni pediatriche dei loro farmaci contro l'Aids. Per non parlare della necessità di test per l'Aids, per bambini in contesti poveri, che siano semplici ed economici.

Preziosi antiretrovirali

Un ultimo, e questa volta confortante, capitolo del rapporto UNAIDS riguarda, però, i farmaci. E' aumentato l'accesso ai trattamenti anti-AIDS rispetto a due anni fa. Più di un milione di persone ora vive meglio grazie all'uso degli antiretrovirali e circa 250-300 mila morti potranno essere ritardate. Ora, spiegano gli esperti, si tratta di integrare meglio prevenzione e trattamenti. Il fatto che esistano terapie crea, infatti, una sorta di circolo virtuoso che stimola i governi a mettere in atto piani di prevenzione e le persone a seguirli. Quello che conta, adesso, come sempre è non abbassare il clima di allerta verso il virus, spiegano gli esperti. E anche l'Italia dovrebbe essere in prima fila in questa battaglia. Come interpretare allora la decisione, contemplata nella finanziaria 2006, di tagliare di 150 milioni di euro i fondi per la cooperazione?

Marco Malagutti



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