Farmaci disarmati

30 settembre 2005
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Farmaci disarmati



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In caso di influenza si possono fare due cose, aspettare che passi da sola oppure prendere farmaci antinfluenzali che per natura dell'agente patogeno, sono antivirali. Tra questi ce ne sono alcuni, chiamati derivati degli amantadani, nella fattispecie amantadina e rimantadina, che per 30 anni sono stati impiegati a questo scopo in modo efficace. Tuttavia diversi studi su animali e umani hanno evidenziato l'esistenza di ceppi del virus A influenzale resistenti a questi composti. Val la pena di capire quanto resistenti e perché.

Canali bloccati


Questi farmaci agiscono inibendo la replicazione del virus A dell'influenza, viene bloccato un canale proteico (la proteina M2) per gli ioni impedendo così la fusione del virus alla membrana della cellula ospite e il rilascio dell'Rna (il materiale genetico del virus) all'interno della cellula infettata.Hanno un'azione preventiva efficace dall'80 al 90% e riducono la durata della malattia di circa un giorno e mezzo se somministrati entro 48 ore dall'infezione. E in termini di costi (complessivi, quindi anche di ore lavorative perse) il vantaggio non è poco. E' stata scoperta la base genetica del fenomeno di resistenza, cosa abbastanza comune nei virus, che per loro natura si moltiplicano molto velocemente andando facilmente incontro a mutazioni genetiche, a volte "inutili" per il virus, a volte provvidenziali, sempre per il virus e la sua sopravvivenza. In questo caso la resistenza al farmaco è stata associata alla sostituzione di un aminoacido in cinque punti della porzione transmenbrana della proteina M2 del canale ionico. La maggior parte dei ceppi resistenti contiene una di queste variazioni, ma sono state descritte varianti con due mutazioni.

Fenomeno in crescita


Con queste premesse un equipe di ricercatori americani ha reperito i dati sui casi di influenza comunicati ai Centers for Disease Control statunitensi includendo nel campione i virus "prelevati" da individui di varie età, sesso e provenienza geografica senza nessuna limitazione demografica. Sono stati controllati, per la mutazione specifica della resistenza ad amantadina e rimantadina, più di sei mila isolati di virus dell'influenza A (H3N2). Il 6% presentava la mutazione, l'84% dei virus resistenti erano comparsi nella stagione influenzale del 2003, e di questi il 61% provenivano dall'Asia. Tra i virus identificati negli Stati Uniti tra il 2004 e il 2005, il 15% era resistente. Osservando la distribuzione geografica della resistenza ne emerge una tendenza all'aumento del fenomeno spostandosi dall'America verso l'Asia e in particolare in paesi come la Corea del Sud (15%), Taiwan (23%), Hong Kong (70%), e Cina (74%).Le dimensioni di tale fenomeno sono ancora contenute, quello che preoccupa però è la tendenza all'aumento che ha caratterizzato l'ultima decade. Le possibili spiegazioni fornite dai ricercatori sono due. Da una parte potrebbe esserci le diverse modalità di approvvigionamento dei farmaci. Mentre in America, gli adamantani sono stati autorizzati come farmaci antinfluenzali e necessitano di prescrizione medica, come d'altronde anche in Italia, in Cina per esempio, ma anche in altri paesi, sono disponibili come farmaci da banco e entrano nella formulazione di rimedi per il raffreddore per i quali non serve la ricetta.L'altra spiegazione potrebbe essere che la mutazione che conferisce al virus resistenza sia emersa spontaneamente nel ceppo e, accompagnata da una deriva genetica, ha permesso la diffusione dei virus influenzali H3 nel mondo.Alla luce di queste evidenze, il monitoraggio con studi di sorveglianza simili a questi si dovranno ripetere, ci si augura, per verificare l'andamento del fenomeno, perché è inutile e dispendioso continuare a usare armi che cominciano a essere spuntate.

Simona Zazzetta



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