Piccolo e molto cattivo

19 gennaio 2007
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Piccolo e molto cattivo



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E' una piccola macchina da guerra il microrganismo che provoca la tricomoniasi, una malattia infettiva che colpisce gli organi genitali. E' un parassita che aggredisce i tessuti dell'ospite e crea condizioni ideali per sé e per altri patogeni. Si chiama Trichomonas vaginalis, ma da oggi ha meno segreti e quindi potrebbe diventare anche più vulnerabile e meno agguerrito. I segreti sono quelli contenuti nel DNA del parassita, ma dopo quattro anni un team di ricercatori è riuscito a sequenziare un genoma sorprendentemente grande per appartenere a un protozoo monocellulare.

Troppo poca attenzione


E' responsabile di una condizione patologica chiamata tricomoniasi accompagnata nelle donne da prurito genitale, perdite vaginali e a volte dolore durante la minzione o i rapporti sessuali e infiammazione della cervice dell'utero. In fase acuta provoca anche infiammazioni pelviche e in gravidanza espone al rischio di un parto pretermine o di un basso peso alla nascita. Negli uomini i sintomi sono meno evidenti ma può causare uretriti e prostatiti. In ogni caso aumenta la suscettibilità all'HIV. Si stima che ogni anno 170 milioni di persone vengano infettate dal Trichomonas ma sono pazienti che non vengono ufficialmente segnalati. Le raccomandazioni sulla comunicazione delle malattie sessualmente trasmesse ai Centers for Disease Control and Prevention interessano per lo più gonorrea, sifilide e clamidia. La procedura non è obbligatoria per la tricomoniasi che quindi non riceve l'attenzione che dovrebbe. Inoltre ci sono pochi farmaci per affrontare l'infezione. Nonostante questo quadro poco favorevole (o forse proprio in virtù di esso) dal 2002, 66 ricercatori in 10 paesi si sono impegnati per trovare i circa 26 mila geni. Un numero inatteso date le piccole dimensioni del protozoo che offre opportunità per diagnosi e terapia. Per esempio sono presenti molte sequenze ripetute che possono essere sfruttate per un test diagnostico molto specifico. Inoltre sono stati scoperti diversi geni che codificano per un enzima, una peptidasi, molto simile a quella che produce l'HIV. Questo suggerisce di tentare di usare una classe di farmaci antiretrovirali per l'HIV anche per colpire il Trichomonas.

Genoma ingombrante


Oltre ai 26 mila geni confermati ce ne sono altri 34 mila che portano a un totale di 60 mila geni. Viene da chiedersi cosa se ne fa un protozoo monocellulare flagellato di tutta questa informazione genetica. Una prima risposta la si ritrova nella sua complessità strutturale e funzionale, perchè, anche se un genoma ingombrante non è vantaggioso dal punto di vista evolutivo (muta più lentamente) offre più possibilità a livello adattativo. Innanzitutto, possiede diversi flagelli che gli garantiscono una notevole motilità per raggiungere il bersaglio. Un volta raggiunto si modifica e modifica l'ambiente esterno. Nella donna, si ancora alla mucosa vaginale estroflette delle propaggini che si proiettano dentro il tessuto. Un processo che prevede delle modifiche del citoscheletro notevoli, e modifica anche la forma del corpo cellulare che da allungato diventa piatto aumentando la superficie, e quindi anche la superficie di infezione. Inoltre, secerne proteine che distruggono le cellule epiteliali vaginali e fagocita anche la flora batterica fisiologica presente nella vagina, il che rende l'ambiente più alcalino quindi più favorevola a ospitare Trichomonas e altri patogeni. Tutto questo gran da fare potrebbe spiegare la grande quantità di informazioni genetiche necessarie per portare a termine l'infezione.

Rifiuti maleodoranti

Tali dimensioni genomiche non erano attese, al punto che le tecnologie e gli algoritmi a disposizione dei ricercatori non erano adeguati creando non pochi problemi di procedure e protocolli. Anche per la presentazione dei dati finali. Un microrganismo parassita tutt'altro che piacevole da incontrare, gestire e studiare: contiene degli organuli chiamati idrogenosomi che producono idrogeno gassoso e una volta liberato nel mezzo di coltura liquido si forma una schiuma con un odore tipico e sgradevole. Che si ritrova nelle perdite vaginali tipiche dell'infezione.

Simona Zazzetta



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