Una svolta necessaria

22 aprile 2006
Aggiornamenti e focus

Una svolta necessaria



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“La storia della tubercolosi è quella di un fallimento scientifico, medico e politico. Sebbene, infatti, le moderne terapie di breve corso siano tra le più efficaci e economiche tra quelle per le malattie mortali, la tubercolosi rimane una delle principali cause di morbidità e mortalità nel mondo”. Cronaca di un fallimento? L’editoriale di Lancet che annuncia le nuove strategie dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per fronteggiare la malattia, non fa sicuramente ricorso a giri di parole. Del resto, dicono quelli di Lancet, quando nel 1993 la malattia è stata dichiarata emergenza globale, la risposta iniziale è stata lenta e inadeguata. Molti i fattori che hanno contribuito a complicare la situazione: la risorgenza della malattia, che continua a uccidere quasi due milioni di persone ogni anno, l’emergere della resistenza ai farmaci e il devastante effetto della concomitante presenza dell’HIV, in particolare in Africa. Tutti fattori che rendono necessario un nuovo slancio per la comunità internazionale nell’affrontare in modo sincronizzato ed efficace la malattia. Lo speciale dedicato dalla rivista britannica all’argomento è anche l’occasione per fare il punto dei risultati conseguiti sino ad oggi e di quelli ancora da conseguire.

La situazione


I numeri, per cominciare. Sotto questo profilo il messaggio è piuttosto incoraggiante. La notifica di episodi di TBC è in costante diminuzione in molte zone del pianeta. Anche se in Europa, va detto, solo nel 2003 oltre 67 mila persone sono morte di tubercolosi. Ma il caso veramente critico è quello africano. Nel continente nero, infatti, si deve riscontrare un aumento della malattia associata all’infezione da HIV. Nel 1991 era stato dichiarato l’obiettivo di rilevare il 70% di tutti i casi di infezione e di curarne almeno l’85% entro il 2005. Ma l’obiettivo è miseramente fallito. Vanno riviste le priorità, perciò, sostiene uno degli articoli pubblicati da Lancet e una delle principali è sicuramente quella di un test diagnostico per la malattia che sia sensibile, specifico, rapido, sicuro ed economico. E molte ricerche oggi sono orientate proprio alla ricerca del test diagnostico. Poi c’è il problema della coinfezione da HIV. L’infezione tubercolare e quella da virus HIV determinano epidemie parallele; infatti l’una favorisce il propagarsi dell’altra. Un individuo HIV positivo, per intendersi, ha un rischio 100 volte superiore di ammalarsi di tubercolosi. In più, la terapia concomitante spesso determina effetti collaterali e interazioni. Per non parlare poi del crescente problema della resistenza ai farmaci. Fino a 50 anni fa, come noto, non c’erano medicine per curare la TBC. Ora che le cure ci sono, è piuttosto comune il problema di ceppi resistenti agli antibiotici. In particolare la forma di resistenza più pericolosa è la MDR-TB (multidrug-resistant) che è definita come la malattia provocata da bacilli resistenti almeno all’isoniazide e alla rifampicina, i due più potenti medicinali antitubercolari. In questi casi è necessario usare anche tre-quattro farmaci insieme e i costi economici della terapia aumentano spropositatamente. E' stato calcolato che curare un paziente affetto da TBC multiresistente può richiedere anche un milione di dollari.

La strategia Oms


La risposta a questa situazione, individuata dall’OMS, si chiama DOTS, Directly Observed Treatment Short-course. Un trattamento rapido, attuato subito dopo aver identificato nell'escreato il micobatterio, condotto per 6-8 mesi sotto diretta osservazione del medico. In questo modo c'è la certezza che il farmaco di prima scelta abbia modo di esercitare il suo effetto, perché per ogni somministrazione saltata si riduce la possibilità di eradicare il germe. Ma non basta più. Ecco perché l’OMS ha messo in campo una nuova strategia, Stop TB strategy. In pratica si tratta del potenziamento del piano messo in campo già nel 1995, il DOTS appunto, che ha già permesso a 22 milioni di persone di essere raggiunte dalle iniziative sanitarie. Sono sei i punti del programma che, come spiega su Lancet il direttore del programma, Mario Raviglione, infonderanno energia nuova per rendere più efficaci e completi gli sforzi. Innanzitutto potenziare i servizi “ad alta qualità” offerti dal programma DOTS. Dunque, indirizzarsi verso le coinfezioni da tubercolosi-HIV e la multiresistenza ai farmaci. Il terzo punto del programma prevede il potenziamento dei sistemi sanitari, attraverso maggiori finanziamenti e una pianificazione più accurata. Ancora, l'OMS chiede il coinvolgimento di tutti i soggetti in campo, pubblici e privati, per raggiungere il maggior numero possibile di malati, e assicurare che venga fornita loro la migliore assistenza possibile. Il quinto capitolo prevede la sensibilizzazione verso la popolazione sia malata sia sana, per rendere consapevoli dei rischi della malattia. Infine, l'Oms punta sul potenziamento della ricerca. “perché l'eradicazione della tubercolosi dipende anche da nuove capacità di diagnosi, da farmaci innovativi e vaccini”. Solo così si riusciranno a raggiungere gli obiettivi prefissati per il 2015, anche grazie allo stanziamento di 56 miliardi di dollari. Se pienamente attuato il piano curerà 50 milioni di persone, dimezzerà la prevalenza della malattia e le percentuali di mortalità e, infine, salverà 14 milioni di vite. Una svolta necessaria.

Marco Malagutti



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