Quanti usano le alternative?

09 febbraio 2005
Aggiornamenti e focus

Quanti usano le alternative?



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Ansia, paura e depressione sono i sentimenti con cui si devono confrontare più comunemente i pazienti diagnosticati con un cancro.
A spaventare oltremodo sono poi i trattamenti cui si deve andare incontro, la chemioterapia su tutti, e i loro possibili effetti collaterali. Ecco perché molti pazienti si rivolgono alle cure alternative, quelle cioè che si pongono al di fuori della medicina scientifica tradizionale e per cui non è stata dimostrata una validità sul piano terapeutico.
Numerosi tipi di vaccini, proteine antigeniche, estratti vegetali, estratti glicoproteici e lipoproteici, diete specifiche o aspecifiche, potenziatori del sistema immunitario, sono solo alcune delle proposte arrivate sul mercato negli ultimi anni. Anni nei quali il ricorso alle terapie alternative è aumentato a dismisura, in particolare proprio nell'area oncologica. Secondo alcune stime, il 15-40% dei pazienti affetti da tumore si rivolge a una terapia alternativa, il 15% in contemporanea alle terapie tradizionali e il 40% richiederebbe che i servizi sanitari dispensassero tali tipi di terapie. A conferma di questi numeri gli Annals of Oncology hanno pubblicato uno studio secondo il quale un terzo dei pazienti affetti da tumore in Europa fa ricorso a terapie alternative. Un numero ragguardevole, ma è veramente così?

Quali alternative


L'entusiasmo per i risultati ottenuti ha portato il team di ricercatori a sostenere che queste terapie dovrebbero essere integrate nel sistema sanitario e regolate dall'Unione Europea. Ma quali sono le terapie? Le più utilizzate in Europa sono le erbe mediche, seguite dall'omeopatia, dagli integratori vitaminici e minerali e dalle terapie spirituali. Secondo l'AIMaC si distinguono tre gruppi di terapie:
  1. Terapie disponibili presso molti centri nel Regno Unito e in molti altri paesi (raramente in Italia) per il trattamento dei tumori, oggi considerate spesso parte del sostegno convenzionale per molti pazienti; psicoterapia, counselling, rilassamento, ipnosi e visualizzazione.

  2. Terapie che sono disponibili presso molti centri per il trattamento dei tumori, anche se non fanno parte del sostegno convenzionale: massoterapia, aromaterapia, riflessologia, agopuntura, guaritori, gruppi di auto-aiuto.

  3. Terapie che in alcuni casi possono risultare nocive: terapia dietetica, terapia megavitaminica, terapia "immunoaccrescitiva"
Lo studio ha preso in esame quasi 1000 pazienti riscontrando che il 35,9% utilizza qualche terapia alternativa, una percentuale che oscilla dal 14,8% della Grecia al 73,1% dell'Italia, leader di questa classifica. L'uso della fitoterapia, per dare un'idea del fenomeno, triplica dopo la diagnosi rispetto a periodo precedente. Il profilo del consumatore tipo è: donna, giovane e di buon livello culturale. La maggior parte crede profondamente nell'efficacia di queste terapie, solo il 3% esprime dubbi riguardo alla loro efficacia. I pazienti con tumori del pancreas, delle ossa, del fegato e del cervello, quelli cioè con una prognosi più breve, sono i maggiori utilizzatori delle alternative. Il tempo medio di ricorso alle pratiche è di 27 mesi, si va da un mese soltanto a 18 anni, nei casi più fortunati. I risultati dimostrano - secondo i ricercatori - come sia essenziale per i medici e i professionisti sanitari in genere conoscere queste terapie ed educare i pazienti alle alternative.
Il direttore scientifico dell'istituto Regina Elena di Roma, Francesco Cognetti, si dimostra scettico. " Non è più il tempo dei maghi e delle fattucchiere: il dato secondo cui una percentuale altissima di italiani ammalati di tumore ricorre più o meno di nascosto alla medicina alternativa - ha detto all'Adnkronos Cognetti - sinceramente mi sembra enfatizzato". Chi avrà ragione?

Marco Malagutti



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