Il magnesio fa bene al cervello

21 marzo 2008
Aggiornamenti e focus

Il magnesio fa bene al cervello



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Si è ipotizzato che elevati introiti di magnesio, calcio, e potassio e un basso apporto di sodio possano ridurre il rischio di ictus, tuttavia non ci sono evidenze conclusive a supporto di questa tesi. Per fare chiarezza un gruppo di ricercatori di diverse nazionalità ha riesaminato in prospettiva i dati di 26.556 uomini finlandesi, che avevano partecipato all'Alpha-Tocopherol, Beta-Carotene Cancer Prevention (ATBC) Study, terminato nel 1993.

Maschi e fumatori


I dati dei partecipanti allo studio, tutti fumatori, che non presentavano al basale precedenti di infarto cerebrale ed erano d'età compresa tra 50 e 69 anni, sono stati riesaminati e integrati con le informazioni successive - fino al 2004 - contenute nei registri nazionali delle dimissioni ospedaliere e delle cause di morte. L'apporto dietetico dei minerali era stato valutato, al momento del reclutamento, tramite un questionario validato, costituito da molte e dettagliate domande volte a stabilire la frequenza di consumo dei vari alimenti.Il follow up dei pazienti ha avuto una durata media di 13,6 anni. Nel periodo d'osservazione si sono verificati: 2.702 casi di infarto cerebrale; 383 emorragie intracerebrali, 196 emorragie subaracnoidee e 84 ictus non meglio chiariti.
Dopo correzione per età e fattori di rischio cardiovascolare (consumo di alcolici, numero di sigarette fumate al giorno, indice di massa corporea, pressione arteriosa sistolica e diastolica, livelli sierici di colesterolo totale e di colesterolo HDL, storia di diabete e coronaropatia, attività fisica nel tempo libero), è emersa una correlazione statisticamente significativa tra elevato apporto di magnesio e diminuito rischio di ictus; la stessa relazione non si è riscontrata però rispetto all'incidenza di emorragie subaracnoidea o intracerebrale.
Secondo l'analisi multivariata dei dati, il rischio relativo di infarto cerebrale è risultato essere di 0,85 negli uomini che si trovavano nel quintile a più alto introito di magnesio, rispetto a partecipanti che rientravano nel quintile più basso.
Inoltre, l'associazione inversa tra apporto di magnesio e ictus era più marcata negli uomini al di sotto dei 60 anni d'età (RR 0,76) e meno negli ultrasessantenni (RR 1,02).
Per quanto riguarda i consumi di calcio, potassio e sodio, non sono, invece, emerse correlazioni di nessun tipo rispetto ai tre eventi cerebrovascolari considerati.

Buon risultato, ma solo per loro


Per la numerosità del campione e la metodologia d'analisi, i risultati di questo studio sono da considerarsi attendibili, ma non possono essere estesi a popolazioni diverse, per esempio alle donne o agli uomini che non fumano. Inoltre bisogna aggiungere che gli uomini che rientravano nel quintile più alto per apporto di magnesio, seguivano una dieta complessivamente più salutare, ricca anche di altri minerali, folati, vitamina C ed E, fibre, frutta, verdura, cereali e povera di grassi saturi e alcolici. In questo gruppo era maggiore la presenza di soggetti con storia di diabete o coronaropatia e, proprio per questo, praticavano attività fisica e avevano un indice di massa corporea maggiore di quello dei coetanei "scarsi" di magnesio.
Quindi un maggior apporto di magnesio, con gli alimenti, nei maschi fumatori può rappresentare un'ottima strategia di prevenzione primaria dell'ictus ischemico.
Tra l'altro l'effetto qui osservato, anche se non completamente chiarito, ha un fondamento biologico plausibile, e solo in minima parte legato all'azione ipotensiva del magnesio.
In modelli animali di diabete, infatti, si è osservato che la supplementazione di magnesio esplica un'azione positiva sulle concentrazioni plasmatiche di glucosio, trigliceridi, colesterolo totale e HDL, LDL, VLDL. E tutti questi parametri, si sa, influenzano la salute del sistema cardiovascolare.

Elisabetta Lucchesini



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