Sveglie e a rischio

04 aprile 2008
Aggiornamenti e focus

Sveglie e a rischio



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La scarsità di sonno non ha mai fatto bene a nessuno, dormire poche ore o male predispone a poca concentrazione, sonnolenza diurna, cattivo umore. Me se si è una donna le cose possono peggiorare e molto: sono diversi i dati e le evidenze raccolti nei recenti anni che portano gli esperti a ritenere le donne a maggior rischio, rispetto agli uomini, di effetti nocivi sulla salute in presenza di problematiche legate al sonno. Per esempio, è stato osservato che tra le donne anziane, che riportavano disturbi del sonno, il rischio cardiovascolare è più alto rispetto agli uomini e che indipendentemente dall'età, il sonno di breve durata è associato alla prevalenza e all'incidenza dell'ipertensione.

Ipotesi di colpa


La differenza di genere e l'influenza che può avere su questo aspetto della salute è qualcosa di nuovo su cui si continua a indagare, per esempio non ci sono molti studi che spiegano i meccanismi che sottostanno a tale diversità. Per ora ci sono diverse ipotesi che prendono in considerazione interazione tra diverse condizioni o alterazioni: infiammazione, coagulazione e insulino-resistenza che già potrebbero spiegare la comparsa di patologie coronariche e anche di diabete di tipo 2. L'altra ipotesi plausibile è il coinvolgimento della sfera psicologica con sofferenza psicosociale caratterizzata da rabbia, atteggiamenti ostili e depressione. La maggior parte degli studi si è svolta in ambito clinico e soltanto pochi hanno esaminato popolazioni di soggetti al di fuori di quadri clinici e i cui disturbi del sonno non raggiungevano i criteri clinici per considerarli tali. E invece è stato verificato che tra le persone che riportano questo genere di problematiche, anche senza accertamento medico, esiste una differenza di genere che influenza gli effetti sulla salute, in particolare del cuore. In particolare è stato osservato che una maggior frequenza di sintomi riportati di sonno disturbato, difficoltà ad addormentarsi è associata a un insieme di meccanismi comportamentali delle donne.

Donne più esposte


Recentemente è stata osservata una popolazione di 210 soggetti, metà donne metà uomini, circa e tramite questionario (Pittsburgh Sleep Quality Index - PSQI) sono state definite persone che dormono bene o che dormono male e annotati i minuti necessari per prendere sonno. Già nel considerare gli indicatori di sofferenza e difficoltà psicosociali si confermava l'ipotesi di un'associazione moderata dal genere: rispetto agli uomini, le donne con problemi nel dormire mostravano maggiormente segni di rabbia, di depressione. Entrando nel merito di parametri metabolici e marcatori di infiammazione si riconosceva nuovamente una dimensione femminile più ampia: con un PSQI sfavorevole il 51% delle donne e il 34% degli uomini era in sovrappeso o obeso, il 31% delle donne e il 21% degli uomini aveva livelli elevati di proteina C reattiva (marcatori dei infiammazione). Inoltre anche tra i soggetti che impiegavano più di 30 minuti per prendere sonno si manteneva la tendenza degli altri valori, mentre in tutti casi circa un soggetto su tre aveva valori dell'indice HOMA (Homeostasis Model Assessment) tali da far pensare a una resistenza insulinica in soggetti non diabetici. Il quadro osservato fa supporre la possibilità di una maggior esposizione a rischio cardiovascolare e di ipertensione dovuto alla concomitanza di meccanismi patofisiologici e psicosociali alterati più spiccatamente nelle donne.

Spiegabili differenze di genere

Gli esperti che hanno osservato questa popolazione di soggetti hanno anche tentato di spiegare la differenza di genere considerando le attività dell'aminoacido triptofano (TRP), del neurotrasmettitore serotonina (%-HT) e dell'ormone melatonina. La loro azione influenza contemporaneamente il sonno, l'addormentamento, la regolazione dell'umore, l'infiammazione, la trombogenesi e la regolazione insulinica e una loro eventuale alterazione ha effetti più evidenti nella donna. Per esempio una riduzione del TRP riduce la sintesi di 5-HT provocando nella donna un'alterazione dell'umore più critica rispetto a quanto accade nell'uomo. Un'altra possibile spiegazione biochimica coinvolge il recettore attivante la proliferazione dei perossisomi (PPAR): sempre più evidenze portano a considerare una relazione causale tra l'attività recettoriale, la sindrome metabolica, l'intolleranza al glucosio, la resistenza insulinica, l'ipertensione, l'obesità e la dislipidemia. Il testosterone favorisce l'espressione del PPAR che va, a sua volta, ad agire controllando alcuni fattori implicati nei processi infiammatori, conferendo all'uomo una protezione in più che alle donne manca. Infine l'ultima spiegazione ipotizzabile è di tipo comportamentale, con particolare riferimento all'indice di massa corporea. Il sonno altera ormoni regolatori associati all'appetito e al consumo di cibo e i disturbi del sonno sono associati alla regolazione neuroendocrina dell'appetito in cui si registrano bassi livelli di leptina (ormone anoressizzante) e alti livelli di grelina (ormone oressizzante). E, neanche a dirlo, esiste una differenza di sensibilità tra il cervello del maschio e della femmina. In ogni caso la sola produzione di testosterone nel maschio fornisce una spiegazione biologica plausibile alla minore influenza di un sonno disturbato su tutti i meccanismi chiamati in causa.

Simona Zazzetta



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