Con il ferro torna la memoria

29 aprile 2004
Aggiornamenti e focus

Con il ferro torna la memoria



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L'Organizzazione Mondiale della Sanità ha stimato che 600-700 milioni di persone al mondo hanno carenze di ferro, cifra che rende questo deficit il più diffuso problema nutrizionale, soprattutto nei paesi in via di sviluppo. Gli effetti di un insufficiente apporto di ferro, il più delle volte risultato di una dieta quotidiana con uno scarso apporto del minerale, sono di vasta portata. A rischiare, però, è in particolare il sesso femminile, tanto che si stima che l'8% delle donne occidentali sia carente di ferro, un problema particolarmente preoccupante per le adolescenti che mangiano poca carne e pesce o completamente vegetariane, che finiscono per esaurire le riserve di ferro e subire gli effetti di questa deficienza, Quali? Un basso livello di ferro influisce in modo molto negativo su alcune azioni quotidiane come la capacità di concentrarsi e, di conseguenza, il rendimento scolastico. A conferma un recente studio britannico dimostrava come il quoziente d'intelligenza sia inferiore di un punto per le ragazze anemiche, ossia con poco ferro, rispetto a quelle con sufficienti quantità. È ormai accertato, inoltre, che le carenze di ferro riducono la funzionalità del cervello, peggiorando la memoria e la capacità di apprendimento. Lo conferma uno studio presentato alla conferenza annuale della American Physiological Society for Experimental Biology 2004.

Che cosa dice lo studio


Dallo studio, uno dei primi a collegare il deficit di ferro con il peggioramento della memoria e della capacità di riflettere, è emerso che l'integrazione di ferro può ripristinare le normali capacità senza, però, che ci siano benefici per le donne con normali livelli del minerale. I ricercatori hanno sottoposto alle pazienti, 100 donne tra i 18 e i 35 anni, delle quali circa metà aveva un leggero deficit di ferro ma senza anemia, test sull'apprendimento e sulla memoria. In un di questi test alle donne veniva chiesto di ricordare un'immagine mostrata sul monitor di un computer. In media, quelle con normali livelli di ferro sbagliavano otto domande su 54, mentre quelle con il deficit ne sbagliavano il doppio. Alle donne con il deficit sono stati somministrati 60 mg di ferro al giorno, controllando periodicamente i livelli sanguigni per essere sicuri che tornassero a valori normali. Dopo 4 mesi le donne che prima avevano il deficit rispondevano ai test come quelle che non erano mai state deficitarie. Il meccanismo, già evidenziato in sperimentazioni animali, sembrerebbe valido anche per le donne. Se il ferro aiuta a ristabilire la normale produzione di sostanze chimiche come dopamina e serotonina, potrebbe contribuire al ripristino di normali funzioni cognitive. Largo quindi agli integratori, ma con misura. Una quantità di ferro eccessiva non è di nessun aiuto per le donne con normali livelli di minerale, anzi. Con un eccesso di ferro sono dimostrati rischi maggiori per il fegato, per il diabete e per il cuore.

Marco Malagutti



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