Moderazione post abbuffata

09 gennaio 2009
Aggiornamenti e focus

Moderazione post abbuffata



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Per festeggiare il Natale e salutare il nuovo anno, sono stati acquistati oltre cento milioni di chili di pandoro e panettone, 60 milioni di bottiglie di spumante, ventimila tonnellate di pasta, otto milioni di chili di cotechino e frutta secca, pane, carne, salumi, formaggi e dolci per un valore complessivo di oltre cinque miliardi di euro. Il bollettino, appena emesso dalla Coldiretti, evidenzia più di qualsiasi discorso, quanto le festività natalizie siano l'occasione per mangiare a più non posso, con una media di 15mila-20mila chilocalorie in più. Il fatto è che si mangiano cibi più calorici e si rinuncia ad alimenti fondamentali come frutta e verdura. Come non bastasse ad aggravare lo scenario c'è la maggiore sedentarietà, visto il tempo trascorso a tavola. Terminate le festività, quale occasione migliore, perciò, per mettersi a dieta? Un pensiero molto comune di questi tempi ma, secondo molti non del tutto legittimo.

Le perplessità non mancano


Per cominciare ricercatori del Michigan hanno pubblicato sul Journal of Nutrition uno studio, condotto sui topi, secondo il quale una dieta in questo periodo dell'anno aumenterebbe i rischi di sindromi influenzali. Sembra, infatti, che gli animali tenuti a dieta facessero più fatica a superare l'influenza degli altri, nutriti normalmente. Anche se le quantità di vitamine e minerali restavano le stesse. Il fatto è, hanno riscontrato i ricercatori statunitensi, che l'organismo dei topi a dieta non riusciva a produrre abbastanza globuli bianchi per fronteggiare e debellare l'infezione virale. Quindi mangiare, senza eccessi ovviamente, aiuta a fronteggiare meglio l'influenza. Non bastassero i ricercatori del Michigan anche gli esperti di scienza dell'alimentazione nostrani ci mettono del loro. O meglio evidenziano come l'eventuale dieta debba essere fatta con oculatezza. "Al bando diete rigide e irrazionali - spiega all'Adnkronos Salute Pietro Migliaccio, docente di Scienza dell'alimentazione all'università degli Studi di Roma Sapienza - no ai digiuni o ai salti di pasto" per rimediare all'ingordigia che ha caratterizzato le settimane scorse. Anche perché interventi troppo frettolosi e radicali portano a perdere "soprattutto massa magra e acqua - come spiega Michele Carruba, presidente dell'Associazione medici nutrizionisti italiani - mentre nel momento in cui si recupera peso il muscolo non si ricostituisce e si mette su grasso". Nel mirino dei nutrizionisti in particolare le diete lette sui giornali troppo sbrigative e radicali. Ma anche i nutrizionisti hanno le loro gatte da pelare. La "colpa" è del sottosegretario al Welfare con delega alla Salute Francesca Martini che come hanno riportato i giornali nei giorni scorsi ha dichiarato "Le diete riparatrici sono deleterie. Non ho mai visto una persona mantenere il dimagrimento a lungo. E' un grande business. Ogni anno vengono sprecati milioni e milioni di euro. Ricevo molte segnalazioni di cittadini ingannati". Non si può generalizzare ma è chiaro che nel mirino non ci sono solo le riviste ma anche gli specialisti, che stando alle cifre pubblicate dal Corriere della Sera, chiedono una media di 500 euro in cambio di una perdita di 5-7 chili. In pratica 70-100 euro a chilo. Ce n'è per tutti insomma e alla fine la regola che deve prevalere dopo i bagordi delle feste è sempre quella del buon senso e della moderazione: più frutta e verdura, predilezioni per le carni magre, moderato apporto di grassi e carboidrati. Così la linea dovrebbe ritornare.

Marco Malagutti



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