Verdi intelligenze

21 dicembre 2006
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Verdi intelligenze



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Lo diceva Benjamin Franklin, il noto statista e scienziato del 18° secolo, una dieta vegetariana determina "maggiore limpidezza di testa e più velocità di comprensione". A dare conferma a queste lontane teorie, uno studio del Bmj ha evidenziato un collegamento tra il quoziente d'intelligenza e la scelta dietetica dell'essere vegetariani. Una scelta che, secondo le ultime statistiche, riguarda in Italia sei milioni di persone. Numeri destinati ad aumentare. Ma quale sarebbe il collegamento?

Più cervello più salute


La premessa dello studio è che, per ragioni che sfuggono, bambini e adolescenti con valori maggiori di QI hanno successivamente minori rischio di incorrere in malattie cardiovascolari. Lo stesso dicasi per l'abitudine di fumare o eventualmente di smettere, anche in questo caso meno diffusa tra le persone con maggiori possibilità intellettuali. Quanto al vegetarianismo è un comportamento alimentare associato storicamente più a ragioni etiche che salutiste, ma il trend sta cambiando e aumentano le evidenze epidemiologiche su potenziali benefici per la salute. Potrebbe, si chiedono i ricercatori, il vegetarianismo spiegare perché bambini e adolescenti con maggiori punteggi nei test d'intelligenza abbiano successivamente un minor rischio cardiovascolare? O ancora, può un QI più alto favorire una simile scelta nutrizionale? Per verificarlo i ricercatori hanno riscontrato a partire da uno studio di coorte risalente agli anni '70, quali fossero trent'anni dopo gli effetti del QI sulla scelta alimentare.

Lo studio del Bmj


Lo studio è stato condotto su 8179 persone, sottoposte a test d'intelligenza quando avevano in media dieci anni. Venti anni dopo, è stato chiesto loro quale tipo di alimentazione avessero adottato. Circa 360 hanno dichiarato di essere diventati vegetariani, seppure in alcuni casi con qualche sgarro, per il gusto di mangiare carne e pesce una volta ogni tanto. Risalendo ai punteggi del quoziente intellettivo ottenuti da bambini, si è scoperto che i maschi vegetariani vantavano in media 106 punti contro i 101 dei non vegetariani, e le donne vegetariane 104 contro i 99 delle non vegetariane. Uno studio che si presta a diverse conclusioni. Liz O'Neill della Vegetarian Society inglese è convinta che si tratti della prova scientifica che le persone intelligenti sono anche le più sane. In più, aggiunge, che il vegetarianismo è una scelta intelligente, di compassione e di grande solidarietà nei confronti degli animali, dell'ambiente e della gente. Bando ai facili entusiasmi e alle banalizzazioni bisogna però considerare un altro aspetto. Secondo le statistiche l'identikit del seguace di questo stile di vita è: donna (70%) di età compresa tra i 25 e i 54 anni (62%) e con un livello di istruzione medio-alto (85%). Potrebbe essere proprio questo il punto: le persone intellettualmente dotate tendono a prendersi cura maggiormente della propria salute. Le stesse persone che spesso hanno la possibilità di scegliere. Chi ha scarse possibilità ben difficilmente si sofferma a sottilizzare sul tipo di dieta. Attenzione perciò prima di sottoporre i più piccoli a diete verdi integraliste nella speranza di ottenerne dei piccoli geni.

Marco Malagutti



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