L'allineamento perduto

16 marzo 2007
Aggiornamenti e focus

L'allineamento perduto



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Il disturbo visivo attribuito alla dea Venere, deve il suo nome, strabismo di Venere, a una scelta o a un errore di Botticelli che ne dipinse gli occhi non esattamente allineati, ma uno leggermente divergente. Da qui il vezzo di attribuirsi il difetto laddove effettivamente manca il perfetto allineamento. Ma con una penale non proprio trascurabile: quando la divergenza è ampia, oltre a venir meno l’antico fascino divino, ne paga le conseguenze la vista che perde la visione binoculare tipica dei mammiferi. E si entra in ambito clinico in cui lo strabismo viene riconosciuto come disturbo sul quale intervenire, il prima possibile, per vari motivi.

Per vederci chiaro


La percezione visiva binoculare è garantita dai neuroni binoculari presenti nella corteccia visiva del cervello, lo sviluppo e la maturazione di tali cellule nervose dipende dall’allineamento appropriato degli occhi nelle fasi precoci della vita. Lo strabismo infantile disturba questo processo e determina una perdita della stereopsi, cioè la capacità di percepire la tridimensionalità di ciò che si guarda. Ciò accade quando non si provvede a un riallineamento precoce degli occhi durante tale sviluppo. Non intervenire su uno strabismo infantile che compare entro i cinque anni di vita, significa anche creare le condizioni per un’ambliopia la cui base neurologica è una riduzione della dimensione dei neuroni della corteccia visiva e di altre aree cerebrali coinvolte nella visione.
In questa fascia di età lo strabismo va corretto per assicurare una buona visione in ogni occhio e per allineare gli occhi (ortotropia), entrambi gli aspetti sono necessari per avere la stereopsi.

Da piccoli, da grandi


Lo strabismo si presenta in forme diverse e con modalità diverse. La convergenza o esotropismo compare, in genere, in periodo prescolare, tra i due e i tre anni, inizia con intermittenza e dopo qualche settimana tende a stabilizzarsi e a restare costante. Ma l’intermittenza non preclude uno sviluppo della stereopsi, infatti nel caso exotropismo, cioè di divergenza, il disturbo mantiene quasi sempre modalità intermittente, compare tra uno e quattro anni e non compromette la visione binoculare. L’insorgenza tardiva di strabismo durante l’età scolare è inusuale e richiede una valutazione neurologica. La maggior parte dei casi è una ricaduta di uno strabismo trattato solo parzialmente in periodo precedenti.
Nell’adulto il fenomeno è molto diverso, non produce mai ambliopia e la visione binoculare si ripristina correggendo l’allineamento. Anche in questo caso si potrebbe trattare di un disturbo infantile residuo o non del tutto curato. Tuttavia può anche essere il risultato di un insulto al sistema motore dell’occhio, che ha compromesso il circuito che regola i movimenti dell’occhio o i nervi craniali. Tutte le osservazioni condotte in merito convergono nel sottolineare l’importanza di un trattamento aggressivo e risolutivo di strabismo e ambliopia infantili, che generalmente è chirurgico, e il più precoce possibile. Nel caso di exotropismo intermittente si ricorre all’occlusione con bende per uno o due ora al giorno per diversi mesi, per evitare la soppressione di un occhio. E’ un approccio molto efficace nei bambini molto piccoli, meno dopo i tre anni di età. Si possono adottare occhiali con lenti con una ipercorrezione della miopia che stimola una convergenza accomodativa, che contrasta la deriva exotropica. In caso di mancata risposta, anche in questo caso si ricorre alla chirurgia.
Oltre all’obiettivo funzionale, intervenire sullo strabismo ha altri benefici perchè risolve un difetto fisico evidente che condiziona le relazioni sociali, già nelle prime classi di scuola. Ne vengono compromessi l’auto-immagine, il rendimento scolastico e la partecipazione alle attività, una tendenza che si intensifica e si consolida nell’adolescenza e nell’adulto.

Simona Zazzetta



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