Dolore oncologico: una priorità

03 ottobre 2008
Aggiornamenti e focus

Dolore oncologico: una priorità



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Due terzi dei malati di cancro soffrono di dolori cronici nel corso della malattia, un terzo ne è invece risparmiato. Non si tratta di dolori tumorali veri e propri, bensì dell'azione del tumore sul tessuto circostante e alle volte sono le stesse terapie, chemioterapia, radioterapia o chirurgia, a essere dolorose. Del resto spesso è proprio il dolore a condurre il paziente dal medico, permettendo l'individuazione della patologia neoplastica. Ma in 9 casi su 10 i dolori possono essere completamente eliminati o fortemente attenuati grazie a un terapia medicamentosa. Succede? Sull'argomento la recente ricerca EPIC (European Pain in Cancer) aveva già dato esiti sconcertanti, visto le terapie prescritte sono risultate spesso inadeguate e per il 42% dei pazienti oncologici il dolore si delineava come intollerabile. Segno evidente che il dolore da cancro non viene gestito in maniera adeguata. E l'Italia, come noto, è agli ultimi posti in Europa come spesa pro-capite annua per farmaci analgesici oppioidi forti. Ad aggiungere altra carne al fuoco sull'argomento è uno studio statunitense che evidenzia come in molti casi addirittura i pazienti non prendono i farmaci adeguati a trattare la loro condizione.

Sottovalutati o ignorati


Quello che succede, osserva la ricerca, è che i pazienti non riferiscono neanche i loro sintomi al medico nel timore che questo possa variare il regime terapeutico o per uno stoicismo fuori luogo, dovuto al fatalismo di chi crede che ormai si possa fare poco e sia giusto sopportare. Per alcuni il timore è che il dolore possa essere un segno dell'evolversi della malattia, altri temono di perdere la percezione di come evolve la malattia, infine c'è chi se ne dimentica o chi fraintende come vanno assunti i medicinali. E anche i medici ci mettono del loro. Molti sottovalutano l'entità del dolore, altri ancora pensano sia inutile assumere analgesici, in particolare se il paziente è anziano o il dolore è causato da altro che non sia il tumore. Infine molti medici evocano la mancanza di tempo come ragione dell'inadeguata gestione del dolore. Esistono poi ragioni condivise tra medico e paziente come il timore di effetti collaterali o della possibile dipendenza del paziente. Nonostante tutte queste valutazioni pochi studi hanno quantificato i pazienti che fanno uso di farmaci per il dolore in ambito oncologico o le ragioni per cui i pazienti non ricevano il trattamento medico adeguato. Lo studio web-based condotto dal National Cancer Institute of Bethesda cerca di colmare questa lacuna.

Serve confronto medico-paziente


L'indagine condotta attraverso un questionario via internet, i cui risultati sono stati pubblicati sul sito OncoLink, esamina il consumo di analgesici e il controllo del dolore in pazienti, 106 quelli inclusi nell'analisi, affetti da cancro sottoposti a radiazioni. Il 46% dei pazienti ha riportato dolore legato alla malattia e il 58% ha riferito dolore dovuto alla terapia. Il fatto statistico più rilevante legato al mancato uso di antidolorifici è legato al livello educazionale. I soggetti più scolarizzati, infatti, sono quelli che utilizzano meno i farmaci 11% vs 36%. E i soggetti che non usano i farmaci spesso fanno ricorso a terapie alternative. Molti pazienti parlano di paura di dipendenza da farmaco o dei costi dei farmaci stessi, come ragioni per non assumerli. Ma la ragione più comune è che il medico non li ha prescritti o raccomandati. Ecco perché, è il commento dei ricercatori allo studio, i medici dovrebbero confrontarsi coi pazienti sui sintomi dolorosi o sui farmaci da assumere. Al National Cancer Institute esiste un sistema elettronico che richiede ai medici di certificare i livelli di dolore e i farmaci assunti ogni volta che vedono un paziente. La gestione del dolore è una priorità.

Marco Malagutti



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