Revival anni '80 contro il tumore gastrico

12 luglio 2006
Aggiornamenti e focus

Revival anni '80 contro il tumore gastrico



Tags:
La relativa rarità di alcuni tumori li esclude da programmi di screening rendendo quindi poco comune la loro diagnosi precoce. E più difficile il loro trattamento. E' quanto accade per il tumore allo stomaco; fintanto che rimane localizzato ed è poco invasivo, la sua rimozione chirurgica ottiene successo fino al 90% dei casi. Ma la norma non è questa, anzi, di solito il tumore gastrico viene individuato in stadio avanzato, quando si è già esteso nella parete gastrica o l'ha superata e ci sono già metastasi perigastriche. In questi casi meno del 30% si risolve con la gastrectomia.

Si vive di più e meglio


Assumono quindi un ruolo rilevante le terapie adiuvanti, somministrate in aggiunta alla rimozione chirurgica possono migliorare la sopravvivenza, come d'altronde hanno dimostrato di fare in altri tumori gastrointestinali. Non a caso sono stati fatti studi clinici su pazienti per vederne gli effetti su tumore gastrico ma i risultati non sono stati particolarmente significativi, e forse per questo motivo, la chemioterapia adiuvante non è ancora stata inserita nel trattamento standard.
Un ulteriore tentativo è stato fatto in Inghilterra con risultati positivi. I pazienti, circa 500, avevano un adenocarcinoma allo stomaco, alla giunzione gastroesofagea o al basso esofago, giudicato chirurgicamente operabile. Metà di loro hanno anche adottato una chemioterapia prima e dopo l'intervento. I farmaci somministrati erano tre: epirubicina, cisplatino e fluoruracile (ECF). Rispetto alla sola chirurgia c'era un miglioramento della sopravvivenza a cinque anni di 13 punti percentuali, dal 23% al 36%, che si traduce in una riduzione del 25% del rischio di morte. Il miglioramento con la chemioterapia perioperatoria interessava anche la sopravvivenza senza ricadute della malattia, inoltre diminuivano le dimensioni della massa tumorale e l'estensione delle metastasi linfonodali.

Non innovativa ma nemmeno superata


La terapia ECF non è certo nuova, i tre farmaci circolano in corsia dagli anni '80. Ma per quanto esistano oggi chemioterapie innovative e meno complesse, con attività provata contro il tumore gastrico, si è ancora in attesa di una risposta sull'uso perioperatorio. Per altro gli stessi autori del lavoro hanno già confrontato i loro risultati con quelli di uno studio analogo (per questo confrontabile) in cui era stato adottato il regime FAMTX, cioè fluoruracile, doxorubicina e metotrexato, oltre alla chirurgia. La terapia ECF ne usciva vincente, perché con FAMTX la sopravvivenza arrivava a 18 mesi, ma con la sola chirurgia era di 30 mesi.
Tutti i tipi di chemioterapie, infine, per loro natura, hanno un effetto citotossico a carico delle cellule del sangue. Per esempio, il calo di neutrofili (neutropenia) o di piastrine (trombocitopenia) sono complicanze di rilievo quando il paziente deve sottoporsi a chirurgia addominale. L'uso perioperatorio di ECF era associato a un tasso accettabile di eventi avversi. Escludendo un 23% che aveva sviluppato neutropenia, meno del 12% dei pazienti aveva avuto effetti tossici gravi.
I risultati positivi, in definitiva, depongono a favore dell'introduzione del regime ECF a uso perioperatorio nel trattamento di tumori gastrici, ma l'efficacia è ragionevolmente verosimile in pazienti valutati prima di sottoporsi alla chirurgia. Come dire: diversamente non si garantisce nulla.

Simona Zazzetta



Salute oggi:

...e inoltre su Dica33:
Ultimi articoli
Seguici su:

Seguici su FacebookSeguici su YoutubeSeguici su Instagram
Farmacista33Doctor33Odontoiatria33Codifa