Quel che conta è la diagnosi

13 giugno 2003
Aggiornamenti e focus

Quel che conta è la diagnosi



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Adottando uno stile di vita più sano è possibile ridurre significativamente il rischio di andare incontro a taluni tipi di cancro, se non addirittura di evitarli, senza contare che si migliora comunque lo stato di salute. Si parla, in questo caso, di prevenzione primaria che è costituita dall'insieme di comportamenti e abitudini in grado di ridurre i fattori di rischio. Per quanto riguarda il cancro al seno i fattori di rischio specifici conosciuti sono pochi e spesso non sono modificabili, ecco perché diventa fondamentale la prevenzione secondaria. Scopo della prevenzione secondaria è identificare eventuali forme di cancro sin dallo stadio iniziale, quello in cui sono maggiori le possibilità di cura e guarigione. Quindi molti più tumori possono essere curati se diagnosticati tempestivamente. Per il tumore del seno la mammografia resta l'indagine migliore: è un esame oggi così sensibile e affidabile da identificare, con una ridotta esposizione ai raggi, tumori di pochi millimetri, che possono essere asportati con un intervento (la quadrantectomia) che risparmia la mammella.
Attualmente in Italia la mammografia è consigliata ogni 2 anni a tutte le donne dai 45 ai 69 anni d'età, accompagnata da una visita del proprio medico curante (di solito il ginecologo) o di uno specialista (in senologia). In presenza di più fattori di rischio e su parere del medico i controlli potranno essere anche più ravvicinati, per esempio ogni anno.

Prima dei fatidici 50


Per le donne di età superiore a 50 anni questo costituisce il migliore metodo di diagnosi.
A partire dai 40 anni di età è comunque consigliabile sottoporsi ad un controllo periodico ginecologico con visita senologica. Non c'è invece unanimità sull'utilità di organizzare screening di massa nelle donne di età inferiore (da 40 a 49 anni), perché in questi casi la mammografia presenta alcuni svantaggi: il tessuto della mammella è più denso, tonico, quindi l'immagine radiografica è meno precisa (aumento dei falsi negativi e dei falsi positivi). Queste però sono sempre indicazioni di massima: possono ben esserci quarantenni il cui seno è piccolo o comunque con caratteristiche tali da non inficiare il risultato dell'esame. E poi è bene tenere presente che quando si parla di screening di massa si allude all'opportunità per il servizio sanitario di investire in questo senso, mentre per la singola donna il discorso è diverso: visti anche i costi non proibitivi, in caso di dubbi o anche soltanto di timori rivolgersi al ginecologo per eventualmente sottoporsi all'esame è sempre un'ottima cosa.
Allo stesso modo è indispensabile praticare l'autopalpazione, ma senza attribuire a questa manovra un'importanza superiore a quella che effettivamente ha. In altre parole, non è che per il fatto che non si avverte nulla diventa inutile la visita ginecologica o il test annuale o biennale. L'autopalpazione è un controllo in più, e al minimo dubbio ci si deve rivolgere al medico.
La mammografia, comunque, non è l'unico test disponibile. Negli ultimi venti anni si sono aggiunte diverse altre metodiche che hanno però impieghi differenti. Alcune sono indagini di primo livello (mammografia, ecografia) altre invece servono, una volta accertata la presenza di una lesione, a meglio definire le caratteristiche della malattia.

Mammografia


La mammografia, ossia la radiografia della mammella, è l'esame fondamentale per appurare la natura di un nodulo sospetto prima che questo sia palpabile, permette di evidenziare addensamenti, microcalcificazioni, noduli anche di pochi millimetri.
Si tratta di un'indagine radiologica della mammella, che risulta particolarmente utile per individuare modificazioni iniziali della ghiandola mammaria quando può essere difficile palpare un nodulo. Per alcune donne la mammografia è fastidiosa in quanto si deve esercitare una certa pressione sulle mammelle, ma ciò dura solo pochi minuti e non è nocivo per la ghiandola mammaria.

Ecografia

È una metodica indolore che dura solo qualche minuto.
È una tecnica che utilizza le riflessioni di un fascio di ultrasuoni per formare un'immagine degli organi interni del nostro corpo. Di solito si esegue nelle donne di età inferiore a 35 anni, le cui mammelle sono troppo dense per essere ben visualizzate alla mammografia. Si usa anche per vedere se un nodulo è solido o contiene liquido (cisti).
Le mammelle vengono spalmate con un sottile strato di apposito gel; su tutta la regione mammaria si fa, quindi, scorrere un piccolo strumento, simile ad un microfono, che emette ultrasuoni. Le riflessioni di questo fascio di ultrasuoni vengono convertite in immagini tramite un computer.

Agoaspirato

È una procedura semplice e di breve durata che si esegue in ambulatorio. Un ago sottile e una siringa vengono usati per prelevare un campione di cellule dal nodulo mammario; il campione viene quindi inviato in laboratorio per l'esame citologico, ossia per vedere se contiene cellule maligne.
Questa tecnica può essere usata anche per drenare una cisti benigna.

Macro-agobiopsia

Questa tecnica si esegue con un ago di calibro più grande di quello usato per l'agoaspirato. Si effettua in anestesia locale e consente di eseguire una biopsia, ossia di prelevare un piccolo campione di tessuto nodulare, che viene quindi inviato in laboratorio per individuare eventuali segni di carcinoma.

Biopsia escissionale

Questa tecnica si esegue con la paziente in anestesia generale e consente di prelevare l'intero nodulo, che viene poi inviato in laboratorio per l'esame istologico. Ciò può significare il ricovero per una notte, ma in alcuni ospedali la procedura viene eseguita come intervento in regime di day hospital.

Diagnosi digitale

È una particolare mammografia che consente, per mezzo del computer, di ingrandire o manipolare l'immagine per aumentare il contrasto e visualizzare meglio alcuni particolari.

Risonanza magnetica nucleare (RMN)

È una tecnica che evidenzia, attraverso un processo di elaborazione dati effettuato dal computer, la vascolarizzazione patologica del tumore. Questa procedura, che si esegue in ambulatorio, prevede la somministrazione per via endovenosa di gadolinio, un mezzo di contrasto non radioattivo. La RMN evidenzia anche piccoli focolai tumorali intorno al tumore principale, fornendo al chirurgo informazioni indispensabili per decidere il tipo di intervento.

ROLL (Radio-guided Occult Lesion Localization)

È una tecnica recentissima che viene usata quando la lesione mammaria è così piccola da non essere palpabile. ROLL, cioè localizzazione radioguidata delle lesioni occulte, è una metodica che ha uno scopo diagnostico e terapeutico insieme.
Il chirurgo oncologo inietta, nel punto in cui è stata individuata la lesione, una quantità minima di albumina umana marcata con tecnezio, una sostanza radioattiva che invia un segnale captato da una sonda. Nel punto di massima captazione il chirurgo oncologo pratica una piccola incisione e circoscrive la zona interessata in modo che la lesione si trovi proprio al centro; quindi procede all'esame della lesione.
Questa procedura si esegue soltanto in centri specializzati.

Elisa Lucchesini



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