La Tac che salva i polmoni

08 novembre 2006
Aggiornamenti e focus

La Tac che salva i polmoni



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La prevenzione è una strategia che paga ed è la via maestra per sconfiggere il cancro del polmone, il tumore che mantiene il primato di big killer e che nei paesi occidentali fa più vittime di quelli a carico della mammella, del colon e della prostata nel loro insieme. Vale per quella primaria, cioè l'eliminazione dei fattori di rischio, con in testa il fumo di sigaretta, uno dei più evitabili in assoluto. Ed è vero anche per quella secondaria, cioè la diagnosi precoce, perché individuare la lesione quando è ancora molto piccola fa davvero la differenza, dato che passando dallo stadio I al IV la sopravvivenza post-trattamento a cinque anni scende dall'80% al 10% circa. Il problema è proprio riuscire a scoprire il tumore in una fase iniziale così da aumentare di molto le chanche di successo del trattamento, invece di trovarlo, come spesso avviene, quando è più avanzato e sintomatico. In questo senso ha costituito un indubbio progresso la disponibilità della TAC spirale, un'evoluzione della tomografia che consente una sensibilità molto elevata e un uso di basse radiazioni: una metodica che dopo le evidenze di alcuni studi viene ora confermata quale strumento di screening salvavita dall'amplissimo studio prospettico dell'International Early Lung Cancer Action Program (IELCAP), i cui risultati sono appena stati pubblicati.

Salvo l'88% dei pazienti in stadio I


Il trial IELCAP, coordinato dalla Cornell University di New York, che ha visto coinvolti centri di Stati Uniti, Europa, Israele, Cina e Giappone, dal 1993 al 2005, ha esaminato 31.567 persone asintomatiche di almeno 40 anni e ad alto rischio di cancro polmonare perché fumatori attivi (in media 30 pacchetti all'anno), o passivi, o soggetti esposti professionalmente a sostanze oncogene, come amianto o radon. I partecipanti sono stati sottoposti di base a una TAC spirale a basse radiazioni, una metodica che rivela noduli anche inferiori ai 5 mm (con la radiografia si è nell'ordine di grandezza dei centimetri); in 27.456 di essi lo screening è stato ripetuto annualmente dopo il 1994. L'esame complessivamente ha individuato lesioni cancerose in 484 soggetti, dei quali 412 cioè l'85% in stadio I. La sopravvivenza a dieci anni, valutata indipendentemente dal grado del tumore e dal tipo di trattamento ricevuto è stata stimata pari all'80%, nel sottogruppo di pazienti in stadio I è stata calcolata dell'88%. Inoltre, tra i 302 malati in stadio neoplastico I che sono stati sottoposti a resezione chirurgica entro un mese dalla diagnosi, la sopravvivenza è risultata del 92%, mentre i soli otto pazienti non trattati né chirurgicamente né con chemio o radioterapia sono morti entro cinque anni dalla diagnosi.

Chi sottoporre allo screening?


Andando ad analizzare i tassi d'individuazione del tumore con la TAC spirale, questi sono risultati dell'1,3% per l'esame basale e dello 0,3% per quello annuale: a titolo di confronto con uno screening di routine, sono valori leggermente superiori a quelli per la ricerca del cancro della mammella nelle donne oltre i 40 anni, pari a 0,6-1% per l'esame di base e allo 0,2-0,4% per quello annuale. E l'esame è tanto più produttivo quanto più il rischio del singolo è elevato, infatti nei partecipanti fumatori o ex di più di 60 anni i tassi erano già risultati del 2,7 e dello 0,6%, rispettivamente.
Una volta stabilita la validità del metodo, altra cosa è stabilire se risultati simili possano giustificare lo screening di tutti i soggetti ad alto rischio per il tumore del polmone, e in questa valutazione entra anche il rapporto costo/beneficio. A tal proposito gli autori ricordano che per l'esame si spendono negli Usa meno di 200 dollari e che il costo dell'intervento chirurgico per il cancro in stadio I è meno della metà di quello per l'ultimo stadio, concludendo che il rapporto appare largamente favorevole, anche considerando diversi profili di rischio. Certo il discorso è complesso, perché si potrebbe obiettare che quest'ultima neoplasia non è evitabile come quella del polmone, per scongiurare la quale nella grande maggioranza dei casi basterebbe astenersi dal fumare; ma è anche vero che non tutti i fumatori sviluppano il tumore del polmone. Il problema è chi sottoporre allo screening, perché non c'è ancora una definizione precisa di soggetto ad alto rischio per il tumore: la selezione dei candidati resta una questione aperta, in aggiunta all'età e ai fattori ambientali di rischio bisognerà considerare biomarcatori e profili genetici predisponenti a livello individuale.

Elettra Vecchia



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