Un guaito nella notte

01 ottobre 2004
Aggiornamenti e focus

Un guaito nella notte



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E' un classico che durante la stagione fredda un genitore chiami allarmato il pediatra perché il bambino tossisce in modo terrificante, quasi "abbaiante". Di solito la chiamata giunge durante la notte quando i sintomi peggiorano e non è difficile, per il medico, riconoscere la caratteristica tosse secca molto insistente che si sente in sottofondo, e quindi fare una diagnosi a distanza di laringite. Il disturbo è localizzato a livello della laringe e nella maggior parte dei casi è provocato da un infezione virale, la stessa dell'influenza e del raffreddore. La voce e il pianto del bambino sono rochi e spesso si avverte uno stridore, detto appunto stridore laringeo, quando l'aria entra nei polmoni. Nelle forme più gravi si manifesta anche una certa difficoltà a inspirare e il respiro si fa più frequente e affannoso.

Metodi tradizionali


Sostanzialmente si tratta di una laringotracheobronchite con infiammazione delle vie respiratorie alte al di sotto dell'epiglottide. Se si manifesta sofferenza respiratoria il pediatra consiglia di andare in Pronto soccorso, per gli altri casi può essere sufficiente saturare il bagno di vapore (con umidificatore e acqua calda corrente) e vedere se il vapore umido migliora la situazione. Ma il disturbo si può manifestare in forme da lievi a gravi che in ogni caso scatenano la preoccupazione dei genitori proprio per la violenza degli attacchi di tosse notturni che tengono sveglio bambino e genitori stessi. In questi casi comunque i metodi "casalinghi" per quanto supportati da decadi di pratica non hanno studi che ne supportino l'efficacia e il medico che li suggerisce sta agendo al di fuori della medicina basata sull'evidenza scientifica.

Piccoli ma importanti risultati


In realtà negli ultimi 15 anni l'introduzione dei corticosteroidi ha cambiato del tutto le modalità di gestione di questo disturbo, lo dimostrano molti studi, il più recente dei quali ne suggerisce l'uso anche in caso di forme leggere. Dai dati di letteratura emergeva che almeno il 60% dei bambini che vengono portati in pronto soccorso hanno sintomi lievi (tosse abbaiante, nessuno stridore a riposo, leggero o del tutto assente stiramento della parete addominale) e spesso vengono dimessi senza terapia perché nella maggior parte dei casi sono transitori. Solo un 15% è costretto a ricorrere a cure mediche. Un gruppo di ricercatori canadesi ha verificato se l'uso di corticosteroidi, nello specifico il dexametasone, fosse in grado di ridurre l'incidenza del ritorno dal medico per la ricomparsa dei sintomi. Sono stati selezionati circa 700 bambini con sintomi iniziali simili, a metà è stata data una dose di farmaco all'altra metà di un placebo. A una settimana dal trattamento il 15% di quelli che avevano assunto il placebo è dovuto ricorrere nuovamente al medico, risultato che ha interessato solo il 7% dei bambini curati con il dexametasone. Si osservava quindi un dimezzamento del numero dei bambini che avevano ancora bisogno di cure entro sette giorni, si dimezzava anche la proporzione di sintomi nelle 24 ore dopo il trattamento la perdita di sonno diminuiva del 30%, e calava anche lo stress nelle prime 24 ore vissuto dai genitori. Gli autori della ricerca ipotizzano che qualcuno potrebbe obiettare che il trattamento potrebbe non essere necessario in caso di sintomi lievi e autolimitanti. Ma l'uso di questi farmaci non ha dimostrato effetti negativi sul lungo termine e con una somministrazione risolve l'ansia del genitore ed evita il ricorso a reparti ospedalieri di emergenza per accertamenti e rassicurazioni. Con un notevole risparmio di energie e costi sociali ed economici.

Simona Zazzetta



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