Umore nero in rosa

20 giugno 2008
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Umore nero in rosa



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Non vuole essere un luogo comune, ma una pura constatazione: secondo le statistiche sembra che le donne siano più soggette al "male oscuro". I dati ovviamente variano in base ai paesi e ai metodi impiegati, ma si stima che la depressione colpisca da 1,5 a 3 volte più frequentemente la popolazione femminile e non mancano studi che indicano una frequenza addirittura doppia (10% tra gli uomini, 20% tra le donne).
Viene da chiedersi allora se le donne, protette nei confronti delle malattie cardiovascolari rispetto agli uomini, non siano magari più vulnerabili dal punto di vista psichiatrico. Qualche malpensante resterà deluso, ma scientificamente non esistono differenze: la depressione colpisce chiunque, senza distinzione di sesso. I dati di prevalenza devono essere attribuiti alla maggior propensione femminile ad esporre al medico la propria sofferenza; le donne, infatti, vanno più spesso a farsi visitare e sono anche più propense a farsi curare.

Nessuna differenza nei sintomi centrali


I sintomi cruciali della depressione, che sono rallentamento psichico, risveglio precoce, sentimenti di rovina e di colpa, perdita di peso, maggiore gravità dei disturbi al mattino rispetto alla sera, si presentano in eguale misura nell'uomo e nella donna.
Si possono osservare delle differenze, invece, nei sintomi collaterali: ansia, agitazione, astenia e insonnia iniziale sono più frequenti nel gentil sesso. Sembra quasi ci sia una differenza culturale che spinge la donna ad esternare, in maniera più diretta e completa, il suo disagio, per poi accettare, con maggiore disponibilità, tutte le tappe del percorso terapeutico. Probabilmente lo prova anche un'indagine campione condotta in Italia, dove è stata esamina la prescrizione di antidepressivi alla popolazione di Chivasso (Torino). In pratica 19 abitanti ogni mille assumono un antidepressivo, ma il rapporto tra donne e uomini è pari a 2.

Il peso delle diversità biologiche


D'altra parte esistono differenze biologiche innegabili tra uomo e donna, le fluttuazioni e variazioni ormonali che caratterizzano il percorso esistenziale femminile potrebbero essere dei fattori di rischio. La depressione post-partum, la depressione durante la menopausa e la sindrome premestruale sono chiari esempi di una possibile vulnerabilità. Una recente review ricordava, però, che le differenze epidemiologiche tra i due sessi compaiono in corrispondenza dell'età della prima mestruazione, si mantengono stabili per tutta l'età fertile della donna e poi spariscono dopo la menopausa. Tuttavia alcuni studiosi ritengono che queste manifestazioni di depressione possano effettivamente essere distinte dalla depressione classica e, in un certo senso, vadano considerate un disturbo a sé, motivato principalmente dalle fluttuazioni ormonali e non dalla costellazione di cause tipica della depressione maggiore.
Al di là di questa ipotesi, però, sarebbe importante riuscire a comprendere con quale meccanismo le fasi femminili incrementano la probabilità di sviluppare disturbi dell'umore: scoprire un qualche legame biologico tra depressione e ormoni aumenterebbe la conoscenza della malattia. Tutto ciò a vantaggio di entrambi i sessi, in quanto potrebbe suggerire ipotesi terapeutiche più efficaci e specifiche. Terapie che sarebbe anche facile mettere alla prova, vista la riconosciuta propensione femminile ad uscire dalla malattia.

Elisa Lucchesini



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