Curare per forza

18 aprile 2008
Aggiornamenti e focus

Curare per forza



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A che cosa serve una legge sulla psichiatria, o meglio sul trattamento coatto? La domanda non è così futile, perché come prova il caso della Gran Bretagna, ci sono almeno due scopi concepibili. Il primo è la prevenzione e il trattamento del disagio mentale, della malattia grave, il secondo la sicurezza della popolazione. E' il motivo per cui in Scozia una nuova legge sulla psichiatria è stata approvata e messa in opera (si ricordi che a modo suo la Gran Bretagna è uno stato federale), mentre in Gran Bretagna e Galles ancora si sta discutendo di questa riforma. Peraltro, si parla di legge sulla psichiatria o sulla salute mentale, ma sarebbe più realistico dire legge sul trattamento obbligatorio perché di questo si tratta. La legge inglese, a detta dei critici, si focalizza sulla necessità di proteggere il resto della popolazione dai possibili atti violenti del malato, chiamiamolo così per brevità, e per proteggere anche il malato stesso dalla possibilità di suicidio. Fin qui nulla di diverso dalla legge scozzese, che critiche in questo senso non ne ha sollevate. Il punto risiede nei criteri in base ai quali il trattamento diventa obbligatorio.

Come definire il trattamento


Per esempio, una delle condizioni poste in Scozia è che per divenire obbligatorio, il trattamento doveva garantire di alleviare le condizioni del paziente e prevenirne il peggioramento, nella versione inglese si parla più genericamente di trattamento appropriato, che non è la stessa cosa, per consentire la detenzione in ospedale. Anche sulla definizione di disturbo mentale c'è qualche dubbio, visto che la legge parla di "qualsiasi minorazione o disordine mentale o cerebrale che dia luogo a un ridotto o disturbato funzionamento mentale". Definizione molto ampia, che alla fine potrebbe autorizzare il trattamento obbligatorio anche per la dipendenza dall'alcol o per le disfunzioni sessuali. Quest'ultimo aspetto, peraltro, è ovviamente passibile di distinzioni, perché un conto è la pedofilia, un altro il voyeurismo. Un altro tema molto discusso è chi dovrebbe farsi carico della sorveglianza del trattamento obbligatorio. Inizialmente sono gli psichiatri, il medico curante, a promuovere il trattamento obbligatorio ed è logico, ma poi sono stati proposti psicologi, terapisti occupazionali e infermiere per occuparsi del prosieguo. Insomma una molteplicità di soggetti dalle competenze abbastanza diverse ai quali non soltanto spetterebbe il monitoraggio del trattamento, ma avrebbero un peso anche nella decisione se prolungarlo o meno.

Allontanare il malato dal curante


Ma una delle critiche più forti viene alla motivazione stessa della legge, ovvero il pensiero che un maggiore ricorso al trattamento obbligatorio aumenti la sicurezza, per il paziente e la collettività. Secondo diversi studi pubblicati nell'ultimo decennio, la cosa non è così sicura: per esempio, analizzando la propensione ad atti violenti verso di sé e gli altri dei malati mentali, si vede che questa è analoga a quella generale del gruppo sociale di provenienza. Il punto, in Gran Bretagna come in Italia è che c'è una tendenza dei media a mettere sotto i riflettori soprattutto le violenze in cui il protagonista presenta un disturbo psichiatrico, anche se ne accadono molte di più con protagonisti "sani". E poi c'è da considerare l'aspetto di deterrenza alla ricerca di aiuto. In altre parole, ci si rivolgerebbe al medico per riferire di soffrire, per esempio, di pensieri violenti se si sapesse di poter essere assoggettati a un trattamento vita natural durante? Inoltre, la quota di omicidi associata al disturbo psichiatrico, negli ultimi 50 anni, non è cambiata significativamente, malgrado i cambiamenti delle leggi che regolano la materia e l'istituzione del trattamento in comunità. Un commento pubblicato sul British Medical Journal si chiude facendo presente che quando i disturbi psichiatrici non compromettono, nemmeno in parte, la capacità dell'individuo di fare scelte morali, non è una legge sul trattamento obbligatorio che deve intervenire. Al contrario, quando vi è un crimine motivato da devianza sessuale o malattia mentale, è la giustizia criminale che deve provvedere, anche magari con l'aiuto della psichiatria. Insomma, si tratta di curare e assistere al meglio, e questo oggi è un po' un miraggio ovunque, sapendo che non si potrà mai sapere quanti omicidi si sono evitati in questo modo. Le difficoltà che incontra l'Inghilterra a riformare la legge verrebbero, secondo gli autori, da questa confusione: un conto è la pubblica sicurezza, un altro l'assistenza psichiatrica.

Maurizio Imperiali



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