La psiche in altalena

27 gennaio 2006
Aggiornamenti e focus

La psiche in altalena



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Senza un pizzico di follia la vita sarebbe certamente più noiosa, ma se da pizzico diventa qualcosa di più, può diventare una minaccia per l'equilibrio psichico. Alcune patologie psichiatriche passano attraverso fasi evolutive o alternanti in cui la caratteristica principale è una sorta di follia, tecnicamente chiamata mania, da cui appunto fase maniacale. E' una condizione che si ripete in un disturbo oggi molto ben conosciuto, rispetto al passato, chiamato disturbo bipolare. Può confondersi con la depressione maggiore, ma questa è caratterizzata da fasi depressive più frequenti, e si può sovrapporre anche alla schizofrenia, nei suoi tipici sintomi psicotici. Una diagnosi errata genera un ritardo nella cura del paziente e, ancora, peggio una terapia errata che, a volte, può esasperare la bipolarità portando le due fasi a condizioni estreme.

Alti e bassi


Fortunatamente, questo accade sempre meno e le diagnosi sono sempre più esatte, e quindi più numerose. Il quadro clinico del paziente è oggi molto ben definito, e i primi sintomi compaiono generalmente tra i 20 e i 30 anni. Nella fase maniacale, che compare quasi ogni giorno per sette giorni, si manifestano esagerata autostima, maggiore loquacità, agitazione psicomotoria, rapidità di pensiero e di idee al punto da non riuscire a organizzarle, e facile distraibilità. La fase depressiva arriva a durare anche due settimane, ed è caratterizzata da umore depresso, ridotto interesse per tutte le attività, incluso il sesso, poca energia, rallentamento psicomotorio, e infine pensieri di morte, legati all'idea di irreversibilità della situazione attuale, fino all'ideazione o tentativo di suicidio. Il paziente conserva la memoria delle due fasi e riconosce i danni che comportano, per esempio comprende che gli episodi di mania possono peggiorare o danneggiare la capacità di relazionarsi con il mondo esterno e, quindi, di avere normali rapporti sociali. Nella dimensione maniacale c'è un'elevata produttività lavorativa con il rischio di sconfinare nel fallimento per azioni troppo ardite, e un'eccessiva propensione alla socialità fino a diventare fastidiosa: barzellette e proverbi a raffica, frasi a volte scurrili fino a sfociare nell'aggressività verbale. Nella dimensione depressiva, l'aspetto più drammatico e pericoloso per il paziente è l'ideazione del suicidio: il tentativo è molto frequente, tra il 25 e il 50%, la morte tra il 12 e il 19%.E' stata ampiamente riconosciuta la familiarità del disturbo: nei gemelli omozigoti c'è il 60-70% di probabilità di soffrirne, nei gemelli eterozigoti, il 25%. "La famiglia, di solito, è già stata toccata dalla malattia" spiega Giovan Battista Cassano, direttore della Clinica psichiatrica universitaria di Pisa. "E' spesso disgregata e trasmette, oltre ai geni, anche un ambiente familiare stressante e traumatico. Inoltre, quando la malattia si manifesta non ci sono le condizioni giuste per affrontarla".

Genialità bipolare


In realtà la dimensione maniacale appartiene all'esistenza umana, è la componente che permette di pensare in positivo, è una spinta per andare avanti nella vita. Come pure quella depressiva: si tenga presente che l'essere umano ha un numero maggiore di neuroni deputati a cogliere gli aspetti negativi, che si spiega con un vantaggio evolutivo. Non è un caso che tale predisposizione è più marcata nelle donne proprio per il ruolo fondamentale nella protezione della prole. "Il problema - prosegue il professor Cassano - insorge quando si superano i limiti, quando si verifica una cristallizzazione verso un estremo o una continua fibrillazione tra un estremo e l'altro. Questa condizione diventa disorganizzazione e ingestibilità di ciò che si sta vivendo".Una circostanza particolare si crea quando il disturbo è associato al genio creativo. La storia racconta che molti personaggi di spicco ne soffrivano. Molti artisti e uomini politici, che con la loro opera hanno lasciato un segno, hanno agito probabilmente durante la fase maniacale, arrivando a produrre o ad agire in modo straordinario. In alcuni casi il disturbo è rimasto nella sua forma lieve, se si pensa anche soltanto ai grandi manager, commercianti e scienziati, che spesso agiscono grazie a questa spinta eccezionale a conoscere, a percepire la realtà in mondo più profondo, ad avere intuizioni produttive e proficue. In altri casi, come per esempio Virginia Woolf, Vincent Van Gogh, Kurt Cobain l'esito è stato il suicidio, per Amadeus Mozart l'abuso di alcool. Per questi soggetti il talento artistico ha rappresentato un modo per esprimere la sofferenza interiore, portandoli a produrre opere di fronte alle quali ancora oggi si rimane incantati. Il confine tra genio creativo, espressione creativa e malattia in questi casi è molto labile e difficile da stabilire anche perché deve confrontarsi con il momento storico e con gli strumenti a disposizione per riconoscere e curare, certo è che senza la malattia oggi ci sarebbe un Requiem in meno da ascoltare, un Orlando in meno da leggere e meno girasoli da ammirare.

Simona Zazzetta



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