Ascolto in terapia intensiva

07 febbraio 2007
Aggiornamenti e focus

Ascolto in terapia intensiva



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Nelle Unità di Terapie Intensiva non sono solo i pazienti ad aver bisogno di assistenza, ma anche i loro familiari. Affrontare la probabile imminente perdita di una persona cara è una circostanza che procura dolore e stress e necessita di un supporto opportuno che normalmente viene offerto da incontri in cui l'argomento viene trattato sotto vari aspetti. La validità di questo aiuto è certa, infatti è parte integrante della pratica clinica di queste unità operative. I membri della famiglia discutono con lo staff di operatori dell'unità in un luogo protetto, pongono domande, esprimono le loro emozioni dolorose con professionisti che ascoltano e rispondono con empatia.

Una proposta da valutare


L'efficacia di questi interventi tuttavia non è mai stata valutata in termini scientifici considerandoli pari a una terapia. Una risposta alla carenza arriva da uno studio francese, randomizzato e controllato in cui l'intervento consisteva in una strategia di comunicazione di tipo proattivo, basata su conferenze con i familiari di pazienti in fin di vita, secondo linee guida specifiche che si concludevano con la consegna di una brochure cartacea su come affrontare il lutto.
La sperimentazione ha coinvolto 22 centri di terapia intensiva e il gruppo controllo invece seguiva conferenze sull'argomento organizzati secondo le usuali procedure del centro. Per garantire la comprensione del linguaggio sono state selezionate solo persone di lingua francese, inoltre il paziente in terapia doveva avere almeno 18 anni. A distanza di circa tre mesi dal decesso un membro di ogni nucleo familiare veniva raggiunto telefonicamente per un'intervista. In base alle risposte gli operatori elaboravano un punteggio in primo luogo sull'impatto dell'evento (Impact of Event Scale), che misura anche il livello di stress post-traumatico, e poi di eventuali sintomi di ansia o depressione con la Hospital Anxiety and Depression Scale.

Efficacia dell'ascolto


Il metodo introdotto nei centri coinvolti ha ottenuto i risultati attesi dimostrando di essere efficace nel ridurre lo stress dopo il trauma della perdita della persona cara. La partecipazione alle conferenze proposte era più numerosa, duravano di più e veniva speso più tempo ad ascoltare e a dare informazioni ai familiari. Queste occasioni offrivano l'opportunità di discutere i desideri del paziente, di esprimere le proprie emozioni, di alleggerire il senso di colpa e di comprendere meglio gli obiettivi della terapia. Anche la comprensione del materiale da leggere era marcatamente superiore rispetto alla semplice consegna di una brochure senza altro tipo di supporto, verificata in altri studi. I risultati positivi ottenuti sui familiari e misurati con parametri clinici, indicano che l'intervento proposto agiva su di loro proprio come se fossero anch'essi pazienti. Il confronto con il gruppo controllo ha confermato come il lutto sia un trauma che genera stress e sofferenza, per altro misurabili, come può accadere in altre circostanze normalmente considerate patologiche e come tali affrontate e curate.

Simona Zazzetta



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