Passivo ma molto aggressivo

20 giugno 2008
Aggiornamenti e focus

Passivo ma molto aggressivo



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Il fumo passivo uccide. Diciamolo chiaramente. Questo l'inequivocabile slogan sceltodall'organizzazione Mondiale della Sanitàper la giornata mondiale contro il tabacco 2001. Del resto dopo due decenni di dati a disposizione è legittimo affermare che l'esposizione al fumo passivo non è mai senza pericolo. Ma i numeri sono abbastanza eloquenti.

Un po' di numeri


Secondo l'ISTAT, nel nostro paese i fumatori passivi sono oltre 15 milioni(vedi Tavola 1), dei quali uno su quattro ha meno di 14 anni(vedi Tavola 2). Autorevoli studi internazionali indicano nell'esposizione al fumo passivo dei genitori il fattore di rischio ambientale più importante, soprattutto per i bambini affetti da patologie allergiche e respiratorie. I dati dell'Associazione Italiana di epidemiologia, sull'esposizione al fumo in ambito familiare, del resto lo confermano. Ogni anno tra i bambinisi registrano 87 casi di morte in culla; 76954 casi di infezioni respiratorie acute (0-2 anni); 27048 casi di asma bronchiale (6-14 anni); 48183 casi di sintomi respiratori cronici e 64130 casi di otite acuta (6-14 anni). Ma non tranquillizzano nemmeno i dati che riguardano gli adulti, con numeri allarmanti per tumore polmonare, ma anche per malattiaischemica del cuore, dovuti a esposizione sia in ambiente domestico sia lavorativo.

Perché è tossico


Il fumo passivo è costituito da due quote: quello cosiddetto "indiretto" che si genera dalla combustione della sigaretta tra una tirata e l'altra e si libera direttamente nell'ambiente (circa l'85-90% del fumo nell'ambiente è costituito da questa quota) e il fumo "diretto" che è quello emesso direttamente dal fumatore. Le due quote si equivalgono dal punto di vista qualitativo, ma differiscono per quanto concerne la quantità assoluta e relativa dei costituenti. Lenitrosamine, per esempio, potenti cancerogeni chimici, sono presenti nel fumo indiretto in concentrazioni nettamente superiori rispetto alla componente diretta, e così pure la nicotina, l'ammoniaca e il monossido di carbonio. Va quindi prima definita la qualità e la quantità del tipo di inquinamento da fumo passivo. Esso dipende da fattori come: il numero dei fumatori, il numero delle sigarette fumate, il tipo di sigaretta, ma soprattutto la volumetria dell'ambiente, la ventilazione ed i tempi di ricambio dell'aria. Non esiste ancora uno standard univoco per valutare se il fumo passivo ha raggiunto un livello nocivo, il principale resta perciò il disturbo percepito dal fumatore. Le principali manifestazioni, pur nell'ampia variabilità individuale, sono irritazione agli occhi e al naso, starnuti, fastidio alla gola, senso di soffocamento, tosse, raucedine, disturbi vaghi dello stomaco, vertigini, mal di testa. Prove eseguite in Giappone, comunque, hanno determinato nelle urine dei non fumatori esposti al fumo passivo una quantità media dicotinina, la nicotina trasformata, uguale a quella di un fumatore di 8-12 sigarette al giorno. Il Dipartimento di Farmacologia dell'Università di Firenze a sua volta ha dosato nel fumo ambientale 17 ammine aromatiche: sostanze cancerogene e mutagene, presenti in quantità 50-60 volte maggiore che nel fumo diretto. Le stesse ammine negli uffici con uno o due fumatori, sono in quantità da 3 a 6 volte maggiore rispetto all'aria atmosferica. È inutile del resto tenere aperte le finestre per qualche ora, restano metà delle ammine, assorbite dai materiali delle pareti, dagli abiti e dagli altri oggetti.

I rischi del fumo passivo

Un quadro generale non particolarmente incoraggiante, che ha trovato la sua attestazione scientifica grazie a due studi retrospettivi del British Medical Journal. I risultati parlano chiaro. Attualmente nel mondo circa tre milioni di persone perdono la vita ogni anno a causa del fumo, la metà delle quali prima dei 70 anni, due terzi nei paesi sviluppati. I rischi sono riscontrabili a tre livelli: per il feto, i bambini, e gli adulti.
Nel caso in cui la donna incinta sia una fumatrice i rischi sono gravidanza extrauterina e parto prematuro; ritardo nello sviluppo del feto; piedi più piccoli alla nascita. Sui bambini la casistica più comune contempla irritazione agli occhi, al naso e alla gola; una frequenza maggiore alla rinofaringite ed all'otite; un più alto rischio di crisi asmatiche e di infezioni respiratorie. Infine sull'adulto i rischi più segnalati in letteratura riguardano il rischio cardiaco che aumenta del 25% per chi non ha mai fumato e vive con un fumatore; cancro ai polmoni, il cui rischio aumenta sempre del 25% se un congiunto fuma; rischio cerebrovascolare (ictus) che raddoppia per l'alterazione delle pareti arteriose. Questi sono i rischi accertati, ma esistono anche sospetti o conseguenze possibili. Fra questi, il rischio di tumore ai seni, della faccia e delle arterie periferiche. Di fronte a questa situazione l'industria del tabacco, dapprima ha cercato di opporsi negando gli effetti del fumo sulla salute, ora di fronte all'evidenza l'impegno dei produttori di sigarette si sarebbe concentrato sul tentativo di rendere il fumo delle sigarette socialmente più accettabile! Cosa significa? Semplice, cercare additivi che mascherino alcune caratteristiche organolettiche del fumo, rendendolo meno visibile e meno sgradevole. Ma, secondo la denuncia della rivista Tobacco control, la preoccupazione sarebbe esclusivamente di mercato. Non vi è trasparenza, infatti, nella divulgazione degli sviluppi delle ricerche e l'utilizzo degli additivi di mascheramento non è soggetto a controllo. Del resto ha fatto scalpore recentemente il tentativo della Philip Morris, principale multinazionale del tabacco, di interferire con i risultati dello studio IARC sul fumo passivo. A risollevare il morale dei non fumatori, però, la recente notizia del primo risarcimento nel mondo, avvenuto in Australia, per un danno da fumo passivo, denunciato da una donna che aveva contratto un tumore lavorando in un luogo pieno di fumo di sigarette. Fumatori all'erta la riscossa è appena cominciata.

Marco Malagutti



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