Simpatizzare per ragioni di prostata

25 luglio 2007
Aggiornamenti e focus

Simpatizzare per ragioni di prostata



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Il dosaggio del PSA, l'antigene prostatico specifico, è un test di cui ancora non si sa dire quanto e quando debba essere impiegato nello screening del carcinoma della prostata. In compenso, ricorda, molto spiritosamente, uno studio statunitense pubblicato dagli Archives of Internal medicine, è molto chiaro quando non debba proprio essere impiegato a questo scopo. In effetti, ormai tutti concordano che, nelle persone senza sintomi, che abbiano meno di 40 anni o più di 75, il test sia inutile. Allo stesso modo si sconsiglia vivamente l'indagine in tutte le persone che abbiano un'aspettativa di vita inferiore ai 10 anni. Il motivo è ben intuibile: il test ha un impatto non trascurabile sia per la psiche della persona che vi si sottopone sia per il servizio sanitario.

Un buon numero di test inutili


Ciononostante, negli Stati Uniti si esegue un bel numero di test inappropriati, con percentuali che variano dal 30 al 50% a seconda del tipo di indagine (molte sono interviste telefoniche). Di qui la motivazione di uno studio per valutare, cosa prima non indagata, se c'erano caratteristiche del medico che rendevano più probabile la prescrizione inappropriata, e anche per valutare il numero dei test eseguiti senza ragione. Infatti, è stato già dimostrato che il sesso del medico influenza il suo atteggiamento nei confronti degli screening oncologici, così come il tipo di formazione e il ruolo influenzano diverse scelte cliniche. Così, sono stati identificati oltre 105000 ex militari, assistiti dalla Veterans Health Administration. Nel campione sono stati eseguiti, dal 1997 al 2004, oltre 232000 test, prescritti da 1552 sanitari, 51.3% uomini, 79.4% medici, 8.2% urologi, and 53.4% medici in formazione, ma c'erano anche infermieri professionali e dottori in scienze infermieristiche. La quota di esami inutili per ciascun sanitario è stata stimata nel 19% circa, e la quasi totalità riguardava gli anziani, non le persone di età inferiore a 40 anni.

Si è tutti nella stessa barca...


Il ricorso inappropriato al dosaggio del PSA era significativamente più elevato tra gli urologi, i sanitari di sesso maschile e tra coloro che prescrivevano meno di frequente l'esame. Tuttavia, delle diverse correlazioni trovate in prima battuta, a una successiva analisi restavano significative soltanto la scarsa frequenza con cui si prescriveva il test (meno se ne prescrivono, più facilmente si sbaglia) e l'ospedale in cui si esercita. Invece, era molto evidente l'effetto di sesso ed età del sanitario. Nella fascia di età compresa tra 46 e 50 anni, la possibilità di test inappropriati aumentava del 9% tra gli uomini rispetto alle colleghe, tra i 51 e i 55 anni aumentava del 51% e, addirittura, gli uomini di oltre 55 anni sbagliavano il 95% in più. Insomma, con l'età il medico o l'infermiere maschio tendono a prescrivere il test anche in situazioni in cui non ce ne sarebbe bisogno, probabilmente perché più toccato in prima persona dal problema. Al punto che nell'articolo si parla di "prostatempatia", cioè empatia con il paziente a questo proposito. Tuttavia, visto che c'è anche una grande variabilità tra un ospedale e l'altro, è molto plausibile che, ancora una volta, pesi anche la scarsa divulgazione delle linee guida, o la formazione e mentalità prevalenti nel gruppo.

Maurizio Imperiali



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