Cannabis: una strada possibile

14 novembre 2003
Aggiornamenti e focus

Cannabis: una strada possibile



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Una riduzione dei sintomi di spasticità nonché del dolore. Sono questi i risultati riscontrati dalla maggioranza dei partecipanti allo studio più ampio mai intrapreso nel trattamento dei sintomi della sclerosi multipla con i derivati della cannabis. Risultati, pubblicati sulla rivista Lancet, che hanno portato il Comitato scientifico dell'Associazione Italiana Sclerosi Multipla (AISM) a richiedere che in Italia venga promossa un'ampia ricerca multicentrica, finanziata dal Ministero della Salute, che valuti l'efficacia dei derivati della cannabis, con diverse vie di somministrazione, sui sintomi come spasticità, tremore, dolore e disturbi vescicali, e che utilizzi più accurati metodi di valutazione degli effetti. Di questo e di altro si è parlato sabato scorso al convegno dell'AISM ad Asti dove era presente anche Alan J. Thompson uno dei ricercatori dello studio.

Difficili premesse


La sclerosi, come noto, presenta una varietà di sintomi cronici rispetto ai quali fino ad ora i trattamenti tradizionali hanno potuto poco. Ecco perché la cannabis e i cannabinoidi sono stati presi in considerazione come terapia complementare, in virtù di risultati aneddotici che ne riportavano i benefici. Del resto è stato valutato che l'1-4% della popolazione britannica totale affetta dalla malattia stia utilizzando la cannabis. Manca però il supporto scientifico, se non per quattro piccole sperimentazioni peraltro senza conclusioni significative. Lo studio di Lancet, effettuato su più di 600 pazienti con sclerosi multipla stabile e spasticità, cerca di colmare questa lacuna.

Lo studio


Un totale di 657 pazienti è stato assegnato a caso ad uno dei tre gruppi di trattamento o con l'estratto completo della cannabis o con una versione sintetica di tetraidrocannabinolo (THC) o con placebo. Il tutto per un periodo di tre settimane. I trattamenti sono stati somministrati oralmente ai partecipanti in aggiunta alle cure standard già utilizzate per il trattamento della sclerosi multipla. Inoltre per l'obiettività dello studio si è utilizzato il metodo a doppio cieco, la condizione sperimentale, cioè, per la quale ne i medici ne i pazienti conoscono il gruppo di appartenenza dei partecipanti alla sperimentazione. Per valutare la spasticità si è fatto ricorso alla scala di Ashworth, uno strumento progettato per fornire una misurazione del deficit biologico. Il punteggio ottenuto dai pazienti alla fine del trattamento è stato confrontato con il punteggio ottenuto prima del trattamento per stabilirne l'efficacia. I ricercatori hanno poi cercato di valutare anche risultati secondari come la mobilità, il benessere generale e la valutazione soggettiva dei pazienti sull'effetto del trattamento sui loro vari sintomi. Con quale esito?

I risultati

I risultati dello studio si possono leggere da due punti di vista. Infatti, nessuno dei trattamenti con derivati della cannabis ha avuto un effetto significativo sulla spasticità del muscolo come misurato dalla scala di Ashworth. D'altra parte, il questionario progettato per valutare l'esperienza soggettiva dei pazienti, in relazione ai cambiamenti su nove sintomi della malattia, ha indicato che sensibilmente più pazienti trattati con la cannabis hanno percepito miglioramenti rispetto a quelli trattati con il placebo. Spasticità e dolore sono stati i sintomi specifici apparsi migliorati anche nel colloquio con i medici al termine dello studio. Una ambivalenza che ha portato i ricercatori a chiedersi se la scala di Ashworth sia abbastanza sensibile per rilevare i piccoli ma clinicamente significativi effetti sulla spasticità. Risulta, d'altro canto, importante la percezione dei pazienti rispetto alle valutazioni indipendenti nelle prove cliniche. Non si spiegherebbero altrimenti i risultati soggettivi sulla riduzione di spasticità e dolore. Lo studio - concludono i ricercatori - non è conclusivo, ma ha il merito di portare all'attenzione il potenziale ruolo dei cannabinoidi nel trattare alcuni sintomi della sclerosi multipla.

Marco Malagutti



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