Covid-19, non solo vaccini. Si accende il dibattito sull'approvazione degli anticorpi monoclonali. Ecco come agiscono

02 febbraio 2021
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Covid-19, non solo vaccini. Si accende il dibattito sull'approvazione degli anticorpi monoclonali. Ecco come agiscono



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Covid-19: opzioni terapeutiche a base di anticorpi monoclonali


Non ci si può accontentare solo dei vaccini quando si hanno a disposizione altre armi per combattere il Covid-19. La battaglia tra noi e il virus potrebbe restare ancora impari se non si valutano anche altre opzioni terapeutiche, prime fra tutte quelle a base di anticorpi monoclonali. Il presidente dell'Aifa Giorgio Palù, fa sapere di aver sottoposto al ministro della Salute Roberto Speranza l'utilizzo degli anticorpi già utilizzati in altri Paesi, «insisterò con il ministro perché si arrivi ad usare i monoclonali, non c'è nessuna controindicazione. Se il ministro accoglie la proposta si potrebbe partire subito». In effetti, anche senza approvazione Ema, che necessita di più tempo non avendo un'approvazione di emergenza, i singoli Stati europei possono adottare un decreto d'urgenza e procedere all'acquisto, come del resto ha fatto la Germania, comprando 200 mila dosi di anticorpi monoclonali per una cifra di 400 milioni di euro. Walter Ricciardi, consulente del ministro della Salute, invita l'Aifa a essere «più coraggiosa» e seguire le orme della Germania. «Febbraio e marzo saranno i mesi più difficili», precisa Ricciardi. Gli anticorpi monoclonali «vengono prodotti anche in Italia, riducono del 70% l'aggravamento. Cosa stiamo aspettando?».

Per di più, l'Aifa che aveva promosso uno studio clinico randomizzato, al fine di verificare se gli anticorpi monoclonali possano rappresentare una reale opzione terapeutica nella prevenzione della progressione del Covid-19 nei pazienti in fase precoce di malattia, ha posticipato di due settimane il termine di partecipazione. La scadenza, inizialmente fissata al 1 febbraio, è ora prevista per il 15 febbraio. Gli anticorpi monoclonali, fino all'arrivo della pandemia, avevano tre grandi aree terapeutiche di applicazione: antinfiammatoria (artrite reumatoide, artrite psoriasica), immunosoppressiva (patologie autoimmuni, nella prevenzione del rigetto nei trapianti d'organo e nel trattamento di alcuni tipi di linfomi) e antitumorale. Si tratta di molecole biologiche prodotte in laboratorio che imitano la capacità del sistema immunitario di combattere antigeni nocivi come i virus. L'organismo viene inondato con anticorpi neutralizzanti specifici contro il Covid-19 in grado di aiutare il paziente a liberarsi del virus più in fretta. Con un ulteriore vantaggio: i monoclonali restano in circolo ancora per qualche settimana proteggendo, così, dall'infezione. Di monoclonali ce ne sono diversi, alcuni già in commercio e altri in sperimentazione, come quello tutto italiano guidato dal ricercatore microbiologo di fama mondiale Rino Rappuoli che porta la firma di un gruppo di ricercatori della Toscana Life Science in collaborazione con l'Università di Roma Tor Vergata e l'Istituto Spallanzani. Tra i più noti e con maggiore efficacia c'è il monoclonale Bamlanivimab, prodotto dall'azienda farmaceutica Ely Lilly, le cui dosi vengono prodotte, tra l'altro, dallo stabilimento Bsp Pharmaceuticals di Latina.

Negli Usa la Fda ha dato via libera all'uso sperimentale degli anticorpi monoclonali dai primi di dicembre e «so che giorno dopo giorno, da quello che mi dicono i colleghi, sta andando bene e, come peraltro venuto fuori anche dalla sperimentazione Eli Lilly, c'è una notevole efficacia degli anticorpi, sia quando utilizzati precocemente in terapia sia utilizzati in profilassi. Avere anticorpi vuol dire anche essere nella stessa condizione di un vaccinato. L'Aifa non ha aperto a questo uso. Il rapporto costo-beneficio non è migliore del vaccino, ma va detto che due giorni di ricovero evitati ripagano il costo dell'anticorpo», spiega all'Adnkronos Salute Massimo Clementi, direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell'ospedale San Raffaele di Milano.

A lamentare l'assenza dei monoclonali nel nostro Paese è anche l'ex ministro della Salute Beatrice Lorenzin, «non possiamo aspettare altri otto mesi per lo studio. I monoclonali vanno somministrati prima possibile ai lungodegenti nelle Rsa e ai pazienti più fragili. Gli strumenti normativi ci sono tutti, li ho creati io stessa. Siamo in emergenza, l'Aifa deve avere più coraggio». Lorenzin sostiene che per affrontare il Covid ci sia bisogno di una «strategia integrata, come ci sta dimostrando la vicenda di questi giorni con il ritardo nell'approvvigionamento dei vaccini. A maggior ragione avere presto le cure è fondamentale. Prevenzione e terapia, solo questo consentirà di trattare il Covid come una malattia grave, senza che travolga il sistema».

Anna Capasso

Fonte: Doctor33.it



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