Covid-19, gravi ritardi nelle cure dei tumori pediatrici

20 marzo 2021
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Covid-19, gravi ritardi nelle cure dei tumori pediatrici



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Secondo uno studio pubblicato su Lancet Child & Adolescent Health, la pandemia da Covid-19 ha influenzato notevolmente i servizi di oncologia pediatrica in tutto il mondo, obbligando a interruzioni sostanziali nella diagnosi e nella gestione del tumore, in particolare nei paesi a basso e medio reddito. «Volevamo valutare l'effetto della pandemia sulla cura del cancro infantile in tutto il mondo; per questo abbiamo inviato un sondaggio alle strutture che si occupano di oncologia pediatrica» spiega Dylan Graetz, del St. Jude Children's Research Hospital di Memphis, Stati Uniti, primo autore dello studio.

Il sondaggio ha incluso 60 domande mirate a valutare le caratteristiche della struttura, il numero di pazienti con diagnosi di Covid-19, le interruzioni della cura per il cancro, e adattamenti alla situazione, alle quali hanno risposto 311 professionisti sanitari in 213 strutture provenienti da 79 paesi. Tra i centri, 187 su 213 (88%) avevano la possibilità di effettuare test per Sars-CoV-2, e in questi è stata segnalata una mediana di due infezioni per istituto in bambini con cancro. In 15 centri (7%) si è avuta una chiusura completa dei servizi di ematologia-oncologia pediatrica per un periodo mediano di 10 giorni.

Complessivamente, cinque dei centri (2%) non hanno valutato più nuovi casi di sospetto cancro, mentre il 43% dei centri rimanenti ha descritto una diminuzione dei casi di cancro pediatrico di nuova diagnosi. Un aumento dell'abbandono del trattamento, ovvero, un mancato inizio della terapia antitumorale o un ritardo nella cura di quattro settimane o più, è stato riferito da 73 centri. Per quanto riguarda le modifiche alla fornitura di cure contro il cancro, queste hanno incluso riduzione delle cure chirurgiche, carenza di emocomponenti, modifiche della chemioterapia, e interruzioni della radioterapia.

La diminuzione del numero di nuove diagnosi di cancro non ha mostrato differenze in base al livello di reddito del paese, ma la mancata disponibilità di agenti chemioterapici, l'abbandono del trattamento e le interruzioni della radioterapia sono stati più frequenti nei paesi a basso e medio reddito. «Il nostro studio sottolinea l'urgenza di una risposta globale robusta equamente distribuita per supportare l'assistenza oncologica pediatrica durante questa pandemia e le future emergenze di salute pubblica» concludono gli autori.

Fonte: Doctor33

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