Covid-19 e inquinamento atmosferico. C’è un legame?

31 gennaio 2022
Aggiornamenti e focus

Covid-19 e inquinamento atmosferico. C’è un legame?



Tags:

Boom di bronchiti e polmoniti a causa dell'inquinamento e dello smog


Secondo uno studio portato avanti dall'Università dell'Insubria e pubblicato su Occupational & Environmental Medicine, l'esposizione a lungo termine a inquinanti atmosferici, in particolare PM2,5, farebbe aumentare l'incidenza di COVID-19. «Abbiamo seguito prospetticamente nel tempo ogni adulto residente nella città di Varese, l'ottava città più grande della Lombardia, vicino al confine con la Svizzera, dall'inizio del periodo di pandemia (febbraio 2020) fino a marzo 2021. Per poter realizzare questo, è stato necessario uno sforzo collettivo che ha coinvolto non solo l'Università di Varese e Como e quella di Cagliari; ma anche l'Osservatorio Epidemiologico di Regione Lombardia e l'Agenzia regionale Aria, che hanno fornito i dati sanitari; e Arianet» spiega alla stampa Giovanni Veronesi, professore di statistica medica dell'Università, autore principale dello studio.

I cittadini di Varese di almeno 18 anni di età al 31 dicembre 2019 sono stati collegati per indirizzo di residenza all'esposizione media annua del 2018 a concentrazioni esterne di PM2,5, PM10, NO2, NO e ozono. I cittadini sono stati poi collegati a set di dati regionali per l'accertamento dei casi di COVID-19 e per definire l'età, il sesso, la residenza in una casa di cura, la densità di popolazione e le comorbilità. Tra i 62.848 residenti considerati si sono verificati 4.408 casi di COVID-19, e l'esposizione media annuale a PM2,5 è stata di 12,5 µg/m3. L'età, la residenza in una casa di cura, la storia di ictus e i farmaci per il diabete, l'ipertensione e le malattie ostruttive delle vie aeree erano associati in modo indipendente a COVID-19.

Nei modelli multivariati a singolo inquinante, il PM2,5 è stato associato a un aumento del 5,1% del tasso di COVID-19, ovvero a 294 casi aggiuntivi per 100.000 anni persona. L'associazione è stata confermata nei modelli bi-inquinanti. Risultati simili sono stati osservati per PM10, NO2 e NO. L'ozono è stato associato a una diminuzione del 2% del tasso di malattia, ma l'associazione è risultata invertita nei modelli bi-inquinanti. «La causalità merita conferma in studi futuri; nel frattempo, è bene che continuino gli sforzi del governo per ridurre ulteriormente l'inquinamento atmosferico» concludono gli autori.

Fonte: Doctor 33

Riferimenti bibliografici:



In evidenza:

Speciale Coronavirus:

...e inoltre su Dica33:
Seguici su:

Seguici su FacebookSeguici su YoutubeSeguici su Instagram
Farmacista33Doctor33Odontoiatria33Codifa