Covid-19, campagna vaccinale penalizzata dalle fake sui social

07 giugno 2022
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Covid-19, campagna vaccinale penalizzata dalle fake sui social



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Campagna vaccinale anti-Covid indebolita dalle fake


I risultati di un'enorme revisione di dati scientifici pubblicati su social media e vaccini anti-Covid, condotta da ricercatori dell'Università Cattolica di Roma e pubblicata su "eClinicalMedicine", mostrano come quest'ultimi abbiano avuto un ruolo determinante nel diffondere disinformazione e notizie complottistiche che hanno indebolito le campagne vaccinali anti-Covid e quindi, in qualche modo, favorito la pandemia.

Sono queste in estrema sintesi le conclusioni di uno studio internazionale su relazione tra social media e vaccini, condotto dalla professoressa Fidelia Cascini, ricercatrice presso il Dipartimento di Scienze della Vita e Sanità Pubblica, Sezione di Igiene dell'Università Cattolica, in collaborazione con New York Medical College e Università di Belgrado.

Nello studio, una revisione sistematica di tutti i lavori pubblicati sul tema a livello internazionale fino al 13 marzo 2022, sono stati analizzati ben 2539 articoli; di cui 156 articoli in totale hanno pienamente soddisfatto i criteri fissati dai ricercatori che li hanno dunque selezionati per la loro meta-analisi.
Twitter è stato il social media più utilizzato per l'analisi dei contenuti riguardanti gli atteggiamenti degli individui nei confronti della vaccinazione Covid-19. Lo studio è stato pubblicato a pochi giorni dalla notizia dell'intenzione di Elon Musk di acquistare il social.
I risultati di questo studio sono molto utili per informare le politiche di salute pubblica, soprattutto in tempi di crisi pandemiche. Servono inoltre per riflettere su strategie per garantire una corretta comunicazione scientifica che sia percepita come autorevole e per prevenire la disinformazione sulle piattaforme dei social media.

Dalla revisione è emerso che molti degli studi esaminati svelano la predominanza sui social, Twitter in particolare, di atteggiamenti prevalentemente esitanti rispetto alla vaccinazione, citando come motivazioni preoccupazioni riguardo la sicurezza e l'efficacia del vaccino, sul rapido ritmo della loro approvazione da parte delle agenzie regolatorie dei vari Stati (FDA, EMA, AIFA...) e le implicazioni a lungo termine per la salute. In particolare, sui social dilagano sentimenti negativi di sfiducia nell'efficacia dei vaccini contro le nuove varianti, la sfiducia nella produzione e nel trasporto e la controversia sugli ingredienti dei vaccini (tossine, mercurio).

Dall'analisi dei ricercatori dell'Università Cattolica è emerso che i social sono anche il serbatoio di disinformazione e complottismi; inoltre, mentre i tweet a sostegno dei vaccini hanno mostrato una frequenza non costante nel tempo, quelli contrari hanno viaggiato in modo più regolare.

"Dalla revisione è emerso anche che il movimento anti-vax è stato guidato principalmente da utenti di Twitter politici e non medici, con meno del 10% di questi utenti provenienti dalla comunità medica", afferma Fidelia Cascini. Questo indica anche il problema della scarsa attività degli operatori sanitari nell'affrontare la disinformazione diffondendo prove scientifiche per combattere questo problema.
"Il ruolo chiave di Twitter emerso dal nostro studio - sottolinea la professoressa Cascini - lo identifica come possibile 'mezzo sentinella' che può essere usato per esplorare l'opinione pubblica sulla vaccinazione in modo specifico".
"Le politiche di salute pubblica che mirano a campagne vaccinali efficaci - conclude Cascini - dovrebbero essere adattate alle specificità del contesto di riferimento, e i social media hanno il potenziale di fare emergere le criticità da affrontare nei diversi Paesi con diversi contesti".

Fonte: Doctor33

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