Covid-19, a distanza di quattro anni ecco lo scenario

18 marzo 2024
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Covid-19, a distanza di quattro anni ecco lo scenario



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A distanza di quattro anni dall'esplosione della pandemia e dopo oltre 26 milioni e 700 mila casi verificatisi nel nostro Paese con più di 196 mila decessi (1), il numero di infezioni da SARS-CoV-2 in Italia è in netto calo. Le rilevazioni effettuate dalla cabina di regia del ministero della Salute e dell'Istituto Superiore di sanità nell'ultima settimana di febbraio (2) mostrano infatti una progressiva ulteriore riduzione del numero di casi settimanali, passati dai 1607 della settimana precedente ai 1103 dell'ultima rilevazione. Parallelamente si è registrata una diminuzione del numero di ricoveri, con un tasso di occupazione dei posti letto in area medica dell'1.9% (equivalente a 1154 ricoverati), contro il 2,1% della settimana precedente, e in terapia intensiva (calati dallo 0,6 allo 0,5%). L'indice di trasmissibilità, infine, si mantiene al di sotto della soglia epidemica (Rt 0,73), anche se ha presentato un lieve aumento rispetto alla settimana precedente (Rt 0,65). Nonostante l'attuale andamento dell'infezione sia rassicurante non è però il caso di abbassare la guardia. In questa fase di relativa tranquillità il medico deve ribadire ai suoi pazienti l'importanza della copertura vaccinale che rappresenta il primo strumento in grado di garantire la prevenzione di ricoveri e decessi. Le indicazioni che vengono da uno studio condotto dall'European Center for Disease Prevention and Control (3) dimostrano come il tempo trascorso dell'ultima dose di vaccino sia più importante del numero complessivo di dosi di vaccino ricevute. In particolare, le osservazioni raccolte in questo studio retrospettivo condotto in sei Paesi europei fra l'aprile 2022 e il marzo 2023 indicano che il richiamo consente di ripristinare la protezione molto rapidamente dopo la sua esecuzione, ma anche che la protezione tende a scemare nelle successive 24 settimane. Da qui l'importanza di raccomandare ai propri assistiti di effettuare periodicamente delle dosi di richiamo, in primo luogo ai pazienti anziani e a tutte le persone di età inferiore ai 60 anni che siano portatrici di malattie o condizioni che determinano un maggior rischio di evoluzione del COVID-19 verso una forma severa, oltre che alle donne in gravidanza, agli operatori sanitari e ai disabili. Nonostante queste premesse, i dati relativi alla campagna vaccinale 2023-24 pubblicati dal Ministero della Salute, aggiornati al 22 febbraio 2024, ne certificano il sostanziale fallimento (1). Le rilevazioni effettuate fra il 23 settembre 2023 e il 22 febbraio 2024 indicano come siano state solo 2187877 le persone che si sono sottoposte alla vaccinazione, a fronte di una popolazione di persone potenzialmente vaccinabili di 59 milioni e mezzo di persone. Ciò significa una copertura vaccinale complessiva del 3,7%. Anche nelle fasce più a rischio le percentuali di vaccinati sono state molto al di sotto delle attese: negli ultra ottantenni sono state somministrate 710.063 dosi, con una copertura del 15,4%, mentre nella fascia di età 70-79 anni si sono vaccinate 698.566 persone (11,6%), in quella fra i 60 e i 69 anni le dosi somministrate sono state 365.824 (6%) e solo 314.402 (0,8%) quelle somministrate nella fascia al di sotto dei 60 anni. Se si considera che a distanza di sei mesi dall'ultima somministrazione la protezione tende a svanire si può prevedere che la grandissima maggioranza della popolazione anziana e di quella appartenente alle fasce a rischio di evoluzione sfavorevole della malattia si trovi attualmente esposta a un maggior rischio nel caso in cui il SARS-CoV-2 rialzi la testa. Se il primo compito del medico è dunque quello di sensibilizzare i propri pazienti sulla necessità di effettuare un richiamo del vaccino, la situazione attuale di copertura vaccinale deve anche allertarlo a non sottovalutare assolutamente tutti casi che si verifichino nella popolazione potenzialmente esposta ad andare incontro a una forma grave dell'infezione in cui impostare tempestivamente una terapia antivirale specifica. Si tratta essenzialmente di tutti coloro che presentano una condizione di immunodepressione e di tutti i soggetti al di sopra dei 65 anni, dei diabetici, degli obesi e dei pazienti con malattie croniche cardio respiratorie, con malattie renali o epatiche croniche, con un tumore in fase attiva, dei pazienti con disabilità o con comorbilità di malattie croniche.

1. 2024_02_27_notizie_coronavirus.pdf

2. https://www.salute.gov.it/imgs/C_17_monitoraggi_226_0_fileNazionale.pdf

3. Interim analysis of COVID-19 vaccine effectiveness against hospitalisation and death using electronic health records in six European countries (europa.eu)


Con il contributo non condizionato di Pfizer





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