In pensione più riposati e meno depressi

02 dicembre 2010
Aggiornamenti e focus, Speciale Depressione

In pensione più riposati e meno depressi



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Non è affatto vero che il raggiungimento dell'età pensionabile sia vissuto come un traguardo che potrebbe avere ripercussioni negative a livello fisico e psichico. Al contrario, chi si gode il meritato riposo dopo una vita di lavoro è meno afflitto da disturbi depressivi e avverte meno la fatica. È questo il dato più interessante emerso dallo studio Gazel, compiuto in Francia da un'equipe internazionale coordinata da Hugo Westerlund, professore di psicologia presso lo Stress research institute, dell'università di Stoccolma. La ricerca, svoltasi tra gli anni 1989 e 2007, ha coinvolto un campione composto da 11.246 uomini e 2.858 donne, analizzato sette anni prima e sette anni dopo l'entrata in pensione. Durante tutto questo periodo, è stata valutata annualmente la presenza di malattie respiratorie, diabete, coronaropatia, ictus, fatica mentale e fisica; i sintomi depressivi sono stati misurati quattro volte durante il quindicennio. Confrontando lo stato di salute pre e post pensionamento, è emerso che il ritiro dal mondo lavorativo ha determinato una sostanziale diminuzione della fatica mentale e fisica e dei sintomi depressivi. Nessun miglioramento si è invece registrato per quanto riguarda le malattie croniche, cosa peraltro prevedibile. «I risultati ottenuti sono, a ben guardare, abbastanza scontati», ha commentato Westerlund. «Se recarsi al lavoro tutti i giorni era sempre più faticoso per molti soggetti inclusi nello studio, il raggiungimento della pensione ha permesso loro di rimuovere definitivamente la causa della loro fatica. Per quanto riguarda invece il miglioramento dell'umore, è evidente che avere a disposizione tanto tempo libero da dedicare ai propri interessi abbia ricadute positive sulla qualità della vita».

BMJ. 2010 Nov 23;341:c6149



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