Stress sul lavoro, un fenomeno in crescita

18 febbraio 2011
Aggiornamenti e focus

Stress sul lavoro, un fenomeno in crescita



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di Marco Malagutti

Lo stress da lavoro colpisce oltre 40 milioni di europei, quattro milioni in Italia, e sarebbe all'origine del 50-60% delle assenze lavorative, per una perdita di circa 20 milioni di euro all'anno tra spese sanitarie e sociali. Le cifre arrivano dalll'Ispesl (Istituto superiore prevenzione e sicurezza sul lavoro) che le ha portate, lo scorso aprile, al tavolo della nona Conferenza europea dell'Accademia della psicologia del lavoro, promossa dall'ente italiano in collaborazione con l'Agenzia europea per la sicurezza e salute sul lavoro. Ma non finisce qui, questa forma di stress psicosociale colpisce ormai il 22% della popolazione attiva europea e secondo uno studio dell'European Heart Journal il solo trattamento sanitario del disturbo depressivo incide direttamente sull'economia del Continente per una cifra pari a 44 miliardi di euro. È a partire da questi numeri che l'Ordine degli psicologi della Toscana e l'associazione Agi, Avvocati giuslavoristi italiani hanno organizzato una giornata di studio sull'argomento. L'occasione per affrontare un problema in espansione, cercando di comprenderlo meglio.

Una premessa è importante: dal 2011 le aziende avranno l'obbligo di rilevare lo stress lavoro-correlato, secondo quanto stabilisce il decreto legislativo 81 del 2008 e le successive modifiche. «Proprio a partire da questa normativa» ci spiega Sandra Vannoni, presidente dell'Ordine degli psicologi della Toscana, «abbiamo pensato a una giornata di studio con altre figure coinvolte nella valutazione, quali i giuslavoristi, anche per chiarire quale può essere il ruolo dello psicologo in questo processo di valutazione e correggere alcune interpretazioni arbitrarie che talvolta vengono espressse» A che cosa si riferisce? «A molte interpretazioni, soprattutto mediatiche, che hanno descritto l'ingresso dello psicologo in azienda, come una sorta di psicanalisi per singoli dipendenti. Con inevitabili ripercussioni negative». Qual è invece il ruolo dello psicologo? «Lo Stress lavoro correlato (Slc) chiama in causa, in primis, lo psicologo esperto di psicologia del lavoro e dell'organizzazione che è in grado di utilizzare quegli strumenti di analisi psicosociale che richiede la valutazione dello SLC. Lo psicologo, in questo caso,si dovrebbe occupare delle interazioni all'interno dell'azienda e quindi essere una figura di supporto al sistema aziendale. La valutazione può diventare, così, uno strumento di crescita sia in termini di produttività sia di qualità della vita».

Ma quali i fattori di stress principali secondo quanto emerso dall'incontro fiorentino? I carichi e i ritmi di lavoro, gli orari e i turni, i percorsi di carriera ma anche i conflitti con i colleghi. Dal canto suo l'Ispesl individua nei grandi cambiamenti che hanno interessato il mondo del lavoro (dall'introduzione di nuove tecnologie fino alla diffusione di nuove forme contrattuali flessibili) una delle cause della patologia: lo stress da lavoro sarebbe innescato dallo squilibrio percepito tra gli impegni che l'ambiente fisico e sociale impone e la capacità del singolo di affrontarli. Le ricerche condotte finora sul tema indicano che le cause dello stress da lavoro sono molteplici, ma riconducibili principalmente alla tipologia di professione, all'organizzazione del lavoro e al modo in cui sono gestite le risorse umane nel contesto lavorativo. «Un fattore spesso trascurato perché poco conosciuto e misurato, spiega Vannoni, ma assolutamente importante per la valutazione del livello di stress correlato al lavoro, riguarda il significato che ciascun lavoratore attribuisce al proprio lavoro: condividere obiettivi, strategie e azioni con il proprio contesto lavorativo, sentirsi riconosciuti e apprezzati da colleghi e datore di lavoro, sono elementi fortemente protettivi rispetto alla possibilità che insorga una condizione di stress». E per ovviare a ciascuno di questi aspetti, e in particolare l'ultimo, potrebbe essere utile l'appoggio degli psicologi, «la nuova normativa non deve essere uno sterile formalismo ne un mero adempimento burocratico. Se no finisce per esserefinisce per essere un'inutile nuova procedura che grava sulle imprese in un'epoca in cui si deve fare i conti con la competizione globale» spiega Vannoni. Un dipendente stressato «Un dipendente stressato non è solo un costo sociale (malattie, assenze dal lavoro, terapie), ma anche un costo in termini di produttività» continua il presidente degli psicologi toscani. «Quindi rimuovere lo stress sul posto di lavoro è un'occasione di salute per le persone ma anche per il sistema. A conti fatti» conclude Vannoni «la presenza dello psicologo in azienda bel lungi da rappresentare un costo, risulta un ottimo investimento capace, attraverso una consulenza di processo di promuovere la salute dei lavoratori e migliorare l'organizzazione aziendale».



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