Amianto, uranio e inquinamento: i rischi della Tav

09 marzo 2012
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Amianto, uranio e inquinamento: i rischi della Tav



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«Il progetto non genera danni ambientali diretti e indiretti». È quanto enuncia Palazzo Chigi nei 14 punti, pubblicati sul suo sito, nei quali spiega perché fare la linea Tav Torino-Lione. Eppure la presenza di amianto e uranio, la qualità dell'aria e l'inquinamento acustico sono tre aspetti che, secondo il fronte ostile alla nuova linea, determinerebbero forti rischi per la salute. Temi sui quali la scienza si è divisa senza riuscire ad arrivare a una mediazione se non per una modifica nel tracciato, dettata dalle preoccupazioni degli epidemiologi sulla presenza di amianto nel lato sinistro orografico della valle. Una modifica non sufficiente, però, secondo Marco Tomalino, medico di base a Bussoleno e presidente della commissione medica della Comunità montana delle valli di Susa e Sangone.

Con il cambio del tracciato, infatti, la situazione è migliorata «ma anche il versante destro non è esente da rischi». Un rischio che, come spiega Tomalino, non riguarda solo i lavoratori. «Nella popolazione della Val di Susa c'è già un'incidenza significativa di mesotelioma (il tumore pleurico che è la principale conseguenza dell'esposizione all'amianto). E questi lavori aumentano significativamente la quota di minerali nell'ambiente». Il Governo dal canto suo sottolinea come «le rocce possono avere una presenza sporadica, con una quantità massima stimata intorno al 15%, nei primi 400 metri del tunnel di base». Un fatto non preoccupante, secondo il sito del Governo perché «sono state previste specifiche procedure di sicurezza già adottate con successo, che prevedono, per esempio, un monitoraggio continuo del fronte di scavo da parte del geologo; un monitoraggio dell'aria all'interno e all'imbocco della galleria; un'osservazione in continuo del materiale scavato; una sua compartimentazione e specifiche misure di protezione per i lavoratori». Basta per essere tranquilli? Non ne è convinto il medico della Val di Susa che evidenzia come «per raggiungere una soglia di sicurezza, che non è mai assoluta ma solo relativa, si devono effettuare spese elevatissime». E quello dei soldi è uno degli argomenti più spesi dai contrari alla Tav. È giusto spendere così tanto in una fase di crisi e recessione? Poi c'è l'aspetto dell'uranio. Un rischio concreto, secondo Tomalino mentre per il Governo «in nessuna formazione indagata è stata individuata una presenza significativa di uranio e tutte le misure risultano al di sotto della legge.

Il documento governativo, poi, ribadisce l'assoluta sostenibilità ambientale. «L'impatto sociale sulle aree attraversate» recita il documento al punto 10 «sia per la prevista durata dei lavori sia per il rapporto della vita delle comunità locali e dei territori attraversati è assolutamente sostenibile. Il progetto complessivo» continua il documento «si sviluppa in gran parte in galleria. I tratti in galleria profonda non producono alcun effetto sul suolo in quanto non limitano l'agricoltura e nessuna attività dell'uomo. Le tratte in superficie sono molto ridotte e si collocano in aree già in gran parte compromesse». Nessun cenno diretto ai rischi da inquinamento, che secondo i fautori dell'opera sarebbe escluso dallo scavo svolto prevalentemente in galleria. Dissente il coordinatore sanitario della Val di Susa che sottolinea come «siano le stesse previsioni del progetto preliminare a parlare di un aumento degli inquinanti, con un rischio di patologie aumentato del 10% per la popolazione suscettibile». In pratica un maggior rischio cardiovascolare e respiratorio, in particolare per chi già soffre di patologie di questo tipo o per i soggetti fragili, bambini e anziani in primis. Infine c'è l'aspetto del rumore, escluso dai sostenitori della Tav, che ribadiscono, come ci si trovi in una galleria, e lo stesso Tomalino sottolinea come manchino dati precisi sull'aspetto dell'inquinamento acustico. Il dibattito su come mitigare gli effetti continua, anche se, secondo il medico "no Tav" i tentativi di confronto finora cercati non hanno dato grandi riscontri se non per rassicurazioni generiche. A questo punto una mediazione sembra sempre più lontana.

Marco Malagutti



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