Cancro, crescono i lungosopravviventi. Cambia modello di cura

13 marzo 2012
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Cancro, crescono i lungosopravviventi. Cambia modello di cura



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Migliorano le armi terapeutiche e diagnostiche e di conseguenza aumentano i lungo-sopravviventi al cancro, tanto che su 350mila nuovi casi l'anno, in Italia si contano oggi quasi 2,5 milioni di persone che hanno avuto la malattia e sono sopravvissute, di cui 1,3 milioni da considerare guarite. Una tipologia di soggetti di cui i sistemi sanitari si devono occupare e che pongono una serie di problemi nuovi nella gestione della malattia. Ne ha parlato in un incontro a Milano Armando Santoro, direttore di Humanitas Cancer Center di Rozzano (Milano), dove da oltre un anno è attivo un servizio specializzato, Cancer-free clinic, per i pazienti in terapia di mantenimento o che hanno concluso i cicli di terapia e devono sottoporsi a un normale programma di controlli. «Il paziente lungo-sopravvivente» spiega Santoro «rappresenta un problema di grande impatto sociale che va programmato a livello delle istituzioni ma anche delle strutture che seguono questi pazienti e che devono fornire gli adeguati supporti clinici e psicologici. Si tratta di pazienti» continua Santoro «che richiedono programmi personalizzati così come un'azione corretta di sensibilizzazione a un adeguato stile di vita». Un aspetto quest'ultimo ancora troppo trascurato visto che «la maggior parte dei pazienti non cambia stile di vita, benché sia assodato che la probabilità di sopravvivenza aumenti in modo significativo. E la responsabilità» sottolinea Santoro «è spesso della classe medica». Serve un cambio culturale, che dia sempre più importanza alla comunicazione al paziente, «spesso trascurata a scapito degli aspetti più tecnici della professione». «Essere un "survivor" negli Usa ha perso la valenza di stigmatizzazione che in Italia ancora persiste» aggiunge Antonella Surbone, docente alla New York University «e ci si comincia a occupare della lungosopravvivenza fin dalla diagnosi di cancro, compiendo fin dall'inizio scelte terapeutiche che tengano conto di tutte le possibili evoluzioni del tumore e anche della sopravvivenza e della guarigione, oggi sempre più frequenti, salvaguardando fin da subito la qualità di vita del futuro guarito».



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