Sindrome Down, cala mortalità da anomalie cardiache

16 aprile 2012
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Sindrome Down, cala mortalità da anomalie cardiache



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Attualmente il 42% dei bambini che nascono ogni anno con sindrome di Down, presenta anomalie cardiache, ma si è avuta una notevole riduzione della mortalità post-operatoria e un miglioramento nella sopravvivenza a un anno. In questi pazienti, quindi, ora andrebbero considerate nuove opzioni di trattamento chirurgico, in particolare con due tipologie di intervento: la palliazione monoventricolare e il trapianto cardiaco. Lo sostengono Claire A. Irving e Milind P. Chaudhari, autori di uno studio epidemiologico condotto presso il dipartimento di Cardiologia pediatrica del Freeman Hospital di Newcastle upon Tyne (Uk), prendendo in considerazione dati relativi a un periodo di 22 anni. Le informazioni, tratte dal database di cardiologia pediatrica regionale, sono state suddivise in due sottoperiodi, dal 1985 al 1995 e dal 1996 al 2006, ponendo a confronto gli esiti chirurgici e i risultati. Complessivamente, dal 1985 al 2006, si sono avuti, su un totale di 754.486 nati vivi, 821 neonati affetti da sindrome di Down (1,09 per 1.000 nati vivi). Il 42% di essi presentava anomalie cardiovascolari e la più comune era rappresentata da un difetto settale atrioventricolare completo, riscontrato nel 37% dei neonati. Tre pazienti hanno evidenziato una fisiologia univentricolare. Nel periodo 1985-1995, il 62% dei neonati è stato sottoposto a chirurgia, con una mortalità del 30%; tra il 1996 e il 2006, è stato operato il 72% dei pazienti, ma con una mortalità scesa al 5%. Si sono inoltre avuti 2 trapianti cardiaci per cardiomiopatia. Da sottolineare come la sopravvivenza a un anno nella sindrome di Down con anomalia cardiovascolare è migliorata dall'82% nel 1985-1995 al 94% nel 1996-2006.



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