Cyberbullismo, social network a rischio

03 aprile 2013
Aggiornamenti e focus

Cyberbullismo, social network a rischio



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Il bullismo nel nostro Paese sta assumendo forme e caratteristiche diverse, legate alla sempre più massiccia diffusione delle nuove tecnologie. Secondo i pediatri della Società italiana di pediatria preventiva e sociale (Sipps), è, infatti, oggi possibile di parlare di cyberbullismo, vale a dire una forma di prevaricazione volontaria e ripetuta che si verifica in rete, tramite i nuovi mezzi di comunicazione: email, sms, telefonate, social network e web in generale.

«Il bullismo» sottolinea Piercarlo Salaripediatra e membro Sipps «non è un semplice atteggiamento aggressivo e prepotente, ma un comportamento che viene messo in atto in modo volontario, si ripete nel tempo e sfrutta consapevolmente alcune caratteristiche di superiorità rispetto alla vittima, come l'età, la forza fisica e, nel caso del cyberbullismo, la popolarità in rete, spesso legata al numero di contatti acquisiti o di "fan". Sono innumerevoli gli episodi che leggiamo nelle pagine di cronaca, ma sono molti anche i casi in cui la vittima di violenza e la sua famiglia non trovano il coraggio di opporsi e denunciare. Per contrastare il bullismo è però necessario che genitori e insegnanti imparino a riconoscerlo correttamente e con la maggiore tempestività possibile».
Esistono, infatti, campanelli d'allarme ai quali i genitori dovrebbero fare attenzione, osservando i propri figli e distinguendo innanzitutto tra condizioni favorenti e comportamenti sospetti. Le condizioni favorenti sono essenzialmente un uso non controllato e spesso inappropriato di internet e smartphone, spesso fino a tarda notte; uno scambio talvolta ossessivo di immagini, l'uso di messaggi sui social network che possono destare preoccupazione o inquietudine; la mancanza di orari e una vita nell'insieme disorganizzata. I comportamenti sospetti, invece, si manifestano con un rifiuto di parlare di ciò che fanno online; un calo nel rendimento scolastico, turbamento o malessere dopo aver utilizzato internet o cambiamenti in generale nei toni e nell'umore con reazioni aggressive o comunque eccessive; l'acquisto o il possesso di accessori o oggetti status symbol che presuppone una disponibilità di denaro non ragionevole o qualche baratto poco convincente.

«Gli atti di bullismo e di cyberbullismo influenzano negativamente la crescita e la maturazione del soggetto che li subisce, a vari livelli» aggiunge Salari «in particolare, ansia, depressione, insicurezza, bassa autostima, ritiro sociale, disinvestimento scolastico e passività sembrano essere le reazioni più comuni. E nei casi più estremi, la piccola vittima può arrivare anche al suicidio, indotto dal timore di aver perso credibilità, dalla frustrazione per la rottura di un legame affettivo o, peggio ancora, dalla diffusione plateale di fotografie in pose o contesti compromettenti, magari originariamente scattate per gioco oppure inviate a qualcuno a titolo di scambio o come segno di fiducia e stima». Nell'ambito di un'indagine sui fattori di rischio comportamentale, il 2009 Youth risk behavior survey, uno studio condotto dall'Università dell'Arizona e pubblicato online sul numero del Journal of adolescence di aprile 2013, ha esaminato l'associazione tra depressione, comportamento suicida, bullismo ed esperienze di vittimizzazione, elaborando i dati di circa 1.500 studenti di scuola superiore. I risultati hanno evidenziato che la depressione è sempre stato il catalizzatore di tentati suicidi in entrambi i sessi, ma soltanto nelle ragazze essa ha giocato un ruolo come conseguenza del cyberbullismo. Da qui un duplice invito degli autori: innanzitutto la necessità di riconoscere tempestivamente eventuali segnali di depressione nei giovani, a maggior ragione se di sesso femminile e se coinvolti in episodi di bullismo, e attuare opportune strategie preventive su questi ultimi; in secondo luogo la necessità di non limitare il campo d'azione alla scuola superiore ma estendere l'indagine anche alla scuola media, al fine di un intervento più precoce.

Da una recente indagine di Ipsos per Save the children emerge come il 72% degli adolescenti e giovanissimi italiani avverta il cyberbullismo come il fenomeno sociale più pericoloso del proprio tempo e che almeno 4 ragazzi su 10 siano stati testimoni di atti di cyberbullismo da parte di coetanei. «Sono fenomeni preoccupanti e in costante crescita nel nostro Paese» sostiene Giuseppe Di Mauro, presidente Sipps «occupano ampio spazio nelle cronache e coinvolgono sempre più da vicino le scuole italiane, sin dalle medie e anche prima. Per arginare e soprattutto prevenire il fenomeno del bullismo in tutte le sue forme, è fondamentale che le famiglie e la scuola agiscano insieme in un percorso condiviso, per sensibilizzare ed educare i ragazzi ad un uso corretto e consapevole delle nuove tecnologie già a partire dalla scuola media».



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