La Terapia elettromagnetica non invasiva per prevenire le cadute negli anziani

23 novembre 2016
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La Terapia elettromagnetica non invasiva per prevenire le cadute negli anziani



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Il 28 per cento degli italiani ultrasessantacinquenni è vittima di cadute e delle loro gravi conseguenze: per prevenire questo fenomeno il Centro diagnostico italiano di Milano ha attivato una nuova terapia elettromagnetica non invasiva, la Triple energy postural stabilization (Teps), cha aiuta a migliorare i riflessi del corpo e la sua capacità di reattività ai fattori che possono provocare la perdita dell'equilibrio. Se ne è parlato al recente convegno dal titolo La deambulazione nel soggetto anziano: approccio multidisciplinare ai disturbi dell'equilibrio.

Questa tecnica si basa sull'utilizzo, a scopo terapeutico, degli effetti di impulsi elettromagnetici a bassa intensità generati contemporaneamente da tre differenti sorgenti di energia elettromagnetica: infrarossi, "low power laser" e Transcutaneous electrical nerve stimulation (Tens). Tali impulsi esterni provocano una variazione del potenziale elettrico dei recettori sensoriali dei muscoli, rendendoli più reattivi allo stimolo nervoso.

Si esegue attraverso elettrodi cutanei posizionati in punti precisi per 10 minuti: è indolore e senza effetti collaterali e l'effetto di stabilità che ne deriva dura 5-6 settimane.

«La Teps punta a rendere più stabile la postura e la sua efficacia viene misurata attraverso fattori come il miglioramento della velocità e qualità del cammino, la stabilità posturale e la resistenza al push test, cioè la forza che la persona oppone alle spinte laterali» sottolinea Giuseppina Di Stefano, fisiatra responsabile del Centro di fisioterapia e riabilitazione del Centro diagnostico italiano.

«Parliamo quindi di tutti i principali parametri che misurano l'equilibrio di una persona e sono dati fondamentali da conoscere per prevenire le cadute. È importante ricordare che il problema delle cadute nella popolazione anziana non è semplicemente legato al fatto che siano frequenti: si tratta, infatti, di una combinazione tra la loro incidenza e la probabilità che portino come conseguenze delle lesioni. Per esempio, è molto comune la frattura del femore in seguito alla quale il 20 per cento degli anziani non è più in grado di deambulare e che porta addirittura al decesso tra il 15 e il 25 per cento di loro» conclude Di Stefano.



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