28 giugno 2017
Aggiornamenti e focus, Speciale Vitamina D
Lavorare all’aperto diminuisce il deficit di vitamina D
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La "vitamina del sole" varia nelle diverse categorie professionali, proprio in relazione all'esposizione dei lavoratori ai raggi solari. Lo hanno dimostrato in modo sistematico i ricercatori guidati da Sebastian Straube, professore associato di medicina preventiva alla University of Alberta di Edmonton, in Canada, che assieme ai colleghi ha portato a termine una revisione della letteratura con successiva analisi dei dati pubblicata su Bmc public health .
«Sappiamo che la carenza di vitamina D è molto comune nella popolazione generale e sulla base dei risultati di questo studio possiamo ora dire che i livelli della vitamina variano anche sulla base della professione che ciascuno esercita» spiega l'autore che nella ricerca ha incluso 71 studi per un totale di oltre 53.400 persone coinvolte. In particolare dall'analisi è emerso che l'80 per cento delle persone che svolgono un lavoro su turni ha deficienza di vitamina D così come il 72 per cento degli studenti di medicina e altre discipline mediche.
«I risultati dello studio mostrano anche che sono veramente poche le persone che svolgono un lavoro indoor, ovvero che non si svolge all'aperto, che hanno livelli sufficienti di vitamina D: solo il 9 per cento» aggiungono gli esperti specificando che non tutti hanno deficienza di vitamina D ma comunque livelli più bassi di quelli raccomandati. Situazione migliore per chi lavora outdoor (all'aperto) con "solo" il 48 per cento dei lavoratori con deficienza e il 75 per cento con insufficienza di vitamina D.
«Il ruolo principale della vitamina D è di aiutare l'organismo ad assorbire il calcio, tanto importante per la crescita delle ossa e la prevenzione dell'osteoporosi, ma la vitamina aiuta anche a stimolare il sistema immunitario e ridurre l'infiammazione» aggiunge Samantha Heller, del New York university medical center di New York City ricordando che la carenza di vitamina D porta anche altri problemi come alcuni tipi di tumore, disturbi mentali e obesità.
«La riduzione del tempo trascorso all'aperto sia per lavoro sia per svago contribuisce a determinare i bassi livelli di vitamina D osservati» dice Straube, ricordando la possibilità di assumere integratori della vitamina, sempre sotto la supervisione del medico che saprà consigliare le dosi più adatte.
Fonte: Bmc Public Health. 2017 Jun 22;17(1):519. doi: 10.1186/s12889-017-4436-z.
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«Sappiamo che la carenza di vitamina D è molto comune nella popolazione generale e sulla base dei risultati di questo studio possiamo ora dire che i livelli della vitamina variano anche sulla base della professione che ciascuno esercita» spiega l'autore che nella ricerca ha incluso 71 studi per un totale di oltre 53.400 persone coinvolte. In particolare dall'analisi è emerso che l'80 per cento delle persone che svolgono un lavoro su turni ha deficienza di vitamina D così come il 72 per cento degli studenti di medicina e altre discipline mediche.
«I risultati dello studio mostrano anche che sono veramente poche le persone che svolgono un lavoro indoor, ovvero che non si svolge all'aperto, che hanno livelli sufficienti di vitamina D: solo il 9 per cento» aggiungono gli esperti specificando che non tutti hanno deficienza di vitamina D ma comunque livelli più bassi di quelli raccomandati. Situazione migliore per chi lavora outdoor (all'aperto) con "solo" il 48 per cento dei lavoratori con deficienza e il 75 per cento con insufficienza di vitamina D.
«Il ruolo principale della vitamina D è di aiutare l'organismo ad assorbire il calcio, tanto importante per la crescita delle ossa e la prevenzione dell'osteoporosi, ma la vitamina aiuta anche a stimolare il sistema immunitario e ridurre l'infiammazione» aggiunge Samantha Heller, del New York university medical center di New York City ricordando che la carenza di vitamina D porta anche altri problemi come alcuni tipi di tumore, disturbi mentali e obesità.
«La riduzione del tempo trascorso all'aperto sia per lavoro sia per svago contribuisce a determinare i bassi livelli di vitamina D osservati» dice Straube, ricordando la possibilità di assumere integratori della vitamina, sempre sotto la supervisione del medico che saprà consigliare le dosi più adatte.
Fonte: Bmc Public Health. 2017 Jun 22;17(1):519. doi: 10.1186/s12889-017-4436-z.
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